
I dazi colpiscono la pasta italiana - (ilmangione.it)
La decisione americana di aumentare drasticamente i dazi sulla pasta italiana rischia di penalizzare l’export e minacciare l’economia
La pasta italiana, emblema universale del Made in Italy, si trova nuovamente al centro di una controversia commerciale internazionale che potrebbe avere ripercussioni significative sull’export nazionale.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha infatti annunciato l’intenzione di applicare un super dazio del 107% sulle importazioni di pasta italiana, una misura che, se approvata, entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2026, mettendo a rischio la presenza sul mercato americano di marchi storici come La Molisana, Garofalo e Barilla.
Alla base della decisione statunitense c’è l’accusa di dumping: secondo le autorità statunitensi, alcuni produttori italiani avrebbero venduto la pasta a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati sul mercato interno, danneggiando così i produttori locali. Washington sostiene che l’export italiano sarebbe stato effettuato a prezzi “sottocosto”, configurando una concorrenza sleale.
Il super dazio
L’indagine mirata ha coinvolto in particolare due marchi di spicco, La Molisana e Garofalo, che avrebbero applicato prezzi troppo bassi nel periodo compreso tra luglio 2023 e giugno 2024. Tuttavia, la misura punitiva si estenderebbe a un totale di tredici produttori, tra cui nomi di rilievo come Barilla e Rummo, così come realtà di dimensioni più contenute come Pastificio Sgambaro e Antiche Tradizioni di Gragnano. L’imposizione del dazio aggiuntivo del 91,74% si somma al 15% già vigente, portando l’onere complessivo al 107%, una tariffa che rischia di rendere quasi impossibile l’esportazione negli Stati Uniti.

La notizia ha provocato una netta reazione da parte delle istituzioni italiane. La Farnesina e il Ministero dell’Agricoltura hanno già avviato contatti ufficiali con l’amministrazione americana per difendere la trasparenza e la correttezza dei produttori italiani. Anche l’ambasciata italiana a Washington sta lavorando per scongiurare l’entrata in vigore di quella che molte organizzazioni del settore definiscono una misura ingiustificata e dannosa per le relazioni commerciali bilaterali.
Le principali associazioni di categoria sono intervenute duramente. Filiera Italia ha bollato il provvedimento come “inaccettabile”, denunciando modalità arbitrarie e punitive. Coldiretti ha parlato di un “colpo mortale per il Made in Italy”, sottolineando che nel solo 2024 l’export di pasta italiana verso gli Stati Uniti ha superato i 671 milioni di euro. Per Unione Italiana Food, il maxi-dazio rappresenta un attacco politico più che economico, puntando direttamente al simbolo della tradizione alimentare italiana.
Tra i marchi coinvolti, La Molisana si distingue per la sua produzione attenta e radicata in una filiera 100% italiana. Dal 2018, l’azienda utilizza esclusivamente grano italiano proveniente da regioni come Molise, Puglia, Marche, Abruzzo e Lazio. Lo stabilimento di Campobasso, moderno ed efficiente, impiega tecniche di lavorazione avanzate, come la trafilatura al bronzo, che conferisce alla pasta una consistenza unica e una tenuta in cottura superiore.
Anche Garofalo, storico marchio di Gragnano con certificazione IGP, è noto per la qualità superiore delle sue produzioni, frutto di una sapiente combinazione tra metodi tradizionali e innovazione. La pasta Garofalo si caratterizza per l’uso di grani selezionati e una lavorazione che valorizza le peculiarità di ogni formato, confermando la sua posizione di rilievo nel panorama agroalimentare italiano e internazionale. L’azienda è molto attiva nel promuovere campagne di valorizzazione della cultura gastronomica italiana e investe in iniziative legate alla sostenibilità e all’innovazione tecnologica.
Infine, Barilla, leader mondiale del settore, rappresenta non solo un simbolo del Made in Italy ma anche un importante vettore economico per l’export. Il gruppo ha da tempo intrapreso un percorso di sostenibilità e innovazione, puntando a ridurre l’impatto ambientale e a valorizzare la tracciabilità della filiera. La possibile imposizione del super dazio USA colpirebbe dunque uno dei pilastri dell’economia agroalimentare italiana, con effetti a catena sull’intero comparto.