
Castagne e colesterolo: il legame - (ilmangione.it)
Le castagne, ricche di fibre e fitosteroli, possono essere inserite nella dieta anche in caso di colesterolo alto? La risposta
L’arrivo dell’autunno porta con sé il desiderio di gustare le castagne, un frutto molto amato per il suo sapore dolce e la sua versatilità in cucina. Tuttavia, chi convive con l’ipercolesterolemia si chiede spesso se sia possibile includere questo alimento nella propria dieta senza rischiare un peggioramento dei valori di colesterolo. Alla luce delle più recenti evidenze scientifiche e delle indicazioni della scienza, approfondiamo il rapporto tra castagne e colesterolo alto.
Il colesterolo è una sostanza lipidica fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo: partecipa alla sintesi di ormoni, vitamina D e costituisce un componente essenziale delle membrane cellulari. Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, il colesterolo è prodotto principalmente dal fegato, ma può anche essere assunto con l’alimentazione. Esistono due principali tipi di colesterolo: quello “buono” (HDL), che protegge le arterie, e quello “cattivo” (LDL), che invece favorisce l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Livelli elevati di LDL rappresentano un fattore di rischio per patologie come infarto e ictus, attualmente tra le prime cause di morte prematura nel mondo.
Secondo gli ultimi dati epidemiologici nazionali, circa un terzo della popolazione adulta italiana presenta valori di colesterolo superiori alla soglia raccomandata, con un’incidenza maggiore nelle persone over 50 e nelle donne in menopausa. Questo rende cruciale una gestione attenta dell’alimentazione, soprattutto per chi è affetto da ipercolesterolemia.
Chi ha il colesterolo alto può mangiare le castagne? Consigli pratici
Le castagne, a differenza di altri frutti secchi, hanno un contenuto molto basso di grassi e sono prive di colesterolo essendo di origine vegetale. Dal punto di vista nutrizionale, sono costituite prevalentemente da carboidrati complessi (amidi), fibre, vitamine (come la vitamina C e del gruppo B) e minerali (potassio, magnesio, ferro). I grassi presenti sono principalmente insaturi, tra cui acido oleico e linoleico, noti per il loro ruolo protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari.

La ricerca sottolinea che, sebbene il colesterolo sia prodotto soprattutto dal fegato, una piccola parte deriva dall’alimentazione. Le castagne, per il loro elevato contenuto di amido, se consumate in eccesso durante un pasto già ricco di carboidrati, potrebbero favorire indirettamente l’aumento del colesterolo LDL. Tuttavia, grazie alla presenza di fitosteroli – molecole vegetali che competono con il colesterolo nell’assorbimento intestinale – e di fibre solubili, le castagne contribuiscono a ridurre l’assorbimento del colesterolo cattivo.
Questi nutrienti, inseriti in una dieta equilibrata, aiutano a mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo plasmatico. Inoltre, gli antiossidanti come flavonoidi e polifenoli contenuti nelle castagne svolgono un ruolo importante nella protezione cardiovascolare.
La risposta è sì, ma con moderazione. L’eccesso di zuccheri e carboidrati semplici può infatti peggiorare il profilo lipidico, per cui è fondamentale non esagerare con le porzioni. È consigliabile limitarsi a una porzione di circa cinque castagne, da consumare tre o quattro volte a settimana, preferibilmente arrostite anziché bollite. Le castagne arrostite hanno un indice glicemico più basso e un contenuto inferiore di carboidrati facilmente assimilabili, risultando quindi più adatte anche per chi deve gestire glicemia e colesterolo.
La nutrizionista suggerisce di sostituire con le castagne una fonte di carboidrati come cereali, patate o derivati, evitando così un eccessivo carico calorico. Associare le castagne a proteine magre e verdure cotte può favorire un equilibrio nutrizionale e una migliore risposta glicemica.