Petto di pollo, se lo compri in questi 3 supermercati rischi seriamente la salute - ilmangione.it
Polli nei supermercati italiani, l’inchiesta che scuote la filiera: oltre il 90% dei petti mostra segni di white striping
Una nuova inchiesta condotta da Essere Animali ha riportato al centro del dibattito una problematica già nota ma mai affrontata davvero. Si tratta del white striping, una miopatia che colpisce i polli da allevamento intensivo, visibile sul petto come sottili strisce bianche. L’indagine, realizzata in dieci città italiane tra ottobre e novembre 2025, ha analizzato oltre 600 confezioni di petti di pollo venduti con i marchi Conad, Coop ed Esselunga, rilevando un dato allarmante: più del 90% dei campioni presentava segni di questa alterazione muscolare. Le immagini raccolte mostrano carni traslucide, striate, segno di una crescita forzata e di condizioni di allevamento estreme.
L’indagine e i dati che mettono sotto accusa la grande distribuzione
Lo studio condotto da Essere Animali ha coinvolto 48 punti vendita in 10 città, con l’obiettivo di verificare lo stato della carne di pollo venduta nei principali supermercati italiani. I risultati sono stati inequivocabili. Le analisi sui prodotti confezionati mostrano una diffusione generalizzata della patologia, con percentuali altissime in tutte le catene.
Secondo i dati raccolti:
-
Conad: 92% dei petti esaminati presenta white striping, più della metà dei casi (52,4%) in forma grave.
-
Coop: 90,6% dei prodotti colpiti, di cui oltre il 42% in forma severa. Tra le confezioni più traslucide, la percentuale sale al 55%.
-
Esselunga: 96,4% dei campioni affetti, con circa la metà dei casi (50,9%) in stato avanzato.
La ricerca evidenzia anche un aspetto particolare legato alle confezioni Coop: etichette molto ampie e pellicole traslucide renderebbero difficile osservare il contenuto. Nei casi in cui la carne è visibile, la percentuale di white striping sale addirittura al 96,1%. Una condizione che, secondo l’associazione, non appare casuale ma frutto di un confezionamento poco trasparente.

Il fenomeno, già riscontrato in un’inchiesta del 2024 su prodotti Lidl, si conferma come un problema sistemico della filiera avicola italiana. Il white striping è causato da una crescita eccessivamente rapida dei polli, spinti da selezioni genetiche e alimentazioni forzate. I muscoli, sviluppandosi troppo in fretta, perdono elasticità e vengono sostituiti da tessuti fibrosi e grassi. Ne risulta una carne visibilmente rigata e nutrizionalmente alterata, con una riduzione di proteine e un incremento di grassi fino al 224%, come confermano studi scientifici citati nel report.
Le conseguenze toccano non solo la qualità dei prodotti ma anche il benessere animale. I polli a rapido accrescimento mostrano maggiore sofferenza, difficoltà di movimento e alterazioni muscolari diffuse. Simone Montuschi, presidente di Essere Animali, parla di “un problema strutturale della filiera, legato alla selezione genetica e alla mancanza di standard di benessere”. Secondo l’associazione, la soluzione passa attraverso l’adesione allo European Chicken Commitment, un protocollo che prevede razze a crescita più lenta e migliori condizioni di allevamento.
Le reazioni di Coop e la replica di Essere Animali
Dopo la pubblicazione dei dati, Coop ha diffuso una nota ufficiale in cui contesta le conclusioni del rapporto. Secondo la catena, il white striping “non comporta rischi per la sicurezza alimentare” e i controlli interni condotti nel 2024 su oltre 1500 confezioni avrebbero rilevato “una presenza inferiore al 5%”. Coop precisa di aver adottato standard più severi di quelli previsti dalla legge, con filiere che prevedono maggiore spazio, luce naturale e assenza di antibiotici.
La replica di Essere Animali non si è fatta attendere. L’associazione ribadisce che i propri risultati sono coerenti con la letteratura scientifica e chiede trasparenza sulle metodologie utilizzate da Coop per arrivare a percentuali tanto basse. “I nostri dati, superiori al 90%, coincidono con gli studi internazionali sul tema. È fondamentale sapere con quali criteri Coop effettui le proprie analisi” scrive l’organizzazione.
Essere Animali contesta anche la gestione della comunicazione: “Parlare di etichette trasparenti non basta, serve che il consumatore possa vedere fisicamente il prodotto. Etichette troppo grandi impediscono una valutazione reale della carne”. L’associazione chiede inoltre chiarimenti sul significato del termine “confezione traslucida”, precisando che nel report fa riferimento non al packaging ma alla superficie del petto di pollo, spesso semitrasparente e difficile da analizzare visivamente.
Sulla questione etica, il nodo principale resta la scelta delle razze. Coop ammette l’esistenza di “una soglia minima accettabile di white striping” nei capitolati di fornitura. Per Essere Animali, questa ammissione “equivale a normalizzare una patologia legata alla sofferenza animale”. L’organizzazione chiede un impegno concreto verso la riduzione delle razze a rapido accrescimento, un passaggio già intrapreso da gruppi come Carrefour Italia, Cortilia, Eataly e Fileni.
Ad oggi, le principali insegne italiane non hanno aderito allo European Chicken Commitment, che richiede standard precisi su densità, illuminazione e tempi di crescita. Secondo l’associazione, un’adesione porterebbe benefici reali: carne più sana, allevamenti più sostenibili e consumatori più informati. L’aumento stimato dei costi sarebbe di appena 0,29 euro al chilo, un incremento marginale rispetto al guadagno in termini di salute pubblica e benessere animale.
Il report completo di Essere Animali, pubblicato a Bologna il 10 novembre 2025, è disponibile online con tabelle, fotografie e dati tecnici a supporto. La vicenda, già al centro del dibattito sui social, potrebbe spingere le catene italiane a rivedere i propri standard di fornitura nei prossimi mesi.
