Mandorle, ecco perché dovresti sempre metterle in ammollo prima di mangiarle: quello che nessuno sa - ilmangione.it
Sempre più persone scelgono di consumare mandorle attivate ogni giorno, convinte dai benefici legati alla germinazione. Una pratica semplice e antica, che consiste nel lasciare le mandorle in ammollo per diverse ore in acqua salata, fino a “risvegliarne” le proprietà. E oggi a promuovere questo approccio è anche la Fattoria della Mandorla, che lavora solo mandorle biologiche di Toritto, un’eccellenza pugliese. Ma cosa significa davvero “attivare” una mandorla? E quali effetti può avere sul nostro organismo? Ecco cosa dicono ricerche, nutrizionisti e aziende del settore.
Cosa avviene davvero quando le mandorle vengono attivate
Il processo inizia con un gesto semplice: ammollo prolungato in acqua, generalmente tra le 8 e le 12 ore, spesso con l’aggiunta di un pizzico di sale. Questo passaggio permette al seme di risvegliarsi e avviare la fase di germinazione, rendendo disponibile una serie di composti che, altrimenti, resterebbero bloccati. Una volta attivate, le mandorle vengono essiccate lentamente a basse temperature, per preservare enzimi e micronutrienti senza alterarne la struttura.

Nel caso delle mandorle attivate di Toritto, l’azienda produttrice usa anche ossigeno e luce naturale per stimolare la fase germinativa, rendendo il processo ancora più simile a quello naturale. Secondo i promotori di questa tecnica, i semi, durante il risveglio, eliminano una parte delle sostanze antinutrizionali, come l’acido fitico. Si tratta di una molecola presente in molti semi e legumi, che può ridurre l’assorbimento di minerali importanti come calcio e magnesio. Eliminandola o riducendola, si ottiene una frutta secca più digeribile e con maggiore biodisponibilità di vitamine, tra cui quelle del gruppo B e la vitamina C, insieme a carotenoidi e altri composti antiossidanti.
Questo trattamento non ha solo effetti nutrizionali: per molti soggetti sensibili o intolleranti, l’eliminazione di alcune sostanze può ridurre le reazioni digestive, i gonfiori, le infiammazioni intestinali e le risposte immunitarie avverse. Già: non è raro che chi soffre di “allergia” alla frutta secca non reagisca negativamente alle versioni attivate o germogliate. Un aspetto ancora poco indagato a livello clinico, ma che viene sempre più osservato anche da nutrizionisti e medici funzionali.
Perché sempre più persone preferiscono le mandorle attivate ogni giorno
Chi consuma abitualmente frutta secca sa bene quanto possa essere utile inserire mandorle, noci o nocciole nella dieta quotidiana. Ricche di grassi buoni, fibre e proteine vegetali, queste fonti naturali aiutano a mantenere stabili i livelli di energia, contribuiscono al senso di sazietà e apportano nutrienti preziosi. Ma nelle versioni attivate, l’assimilazione dei nutrienti migliora ancora. La spiegazione è fisiologica: il seme attivato ha già avviato un processo biologico che lo rende più vivo, più attivo, appunto.
Chi sceglie mandorle attivate lo fa per diverse ragioni: anzitutto per la digeribilità. Le persone che le consumano parlano spesso di una sensazione più leggera, meno gonfiore dopo i pasti, e una maggiore facilità a integrarle anche in diete con restrizioni digestive. Poi c’è la questione dell’attività enzimatica, che sembra aumentare in modo sensibile dopo la germinazione. Questo significa che alcuni enzimi naturali presenti nel seme diventano attivi e favoriscono la digestione dei lipidi e delle proteine contenute nella frutta secca stessa.
Infine, c’è la questione delle potenziali allergie: secondo alcuni studi preliminari, attivare i semi potrebbe aiutare a disinnescare i composti irritanti che provocano reazioni in soggetti predisposti. Non è una cura, certo, ma per alcune persone rappresenta una via per riavvicinarsi a un alimento ricco ma spesso escluso dalla dieta.
Non a caso, la Fattoria della Mandorla ha deciso di puntare su questa lavorazione per valorizzare il mandorlo di Toritto, una varietà autoctona pugliese che rischiava l’abbandono e oggi viene recuperata grazie a metodi biologici, filiere locali e processi artigianali. L’obiettivo è chiaro: offrire un prodotto tradizionale ma potenziato nei benefici, rispettando i ritmi della natura e le esigenze del corpo.
