Non buttare il pane raffermo: usalo per fare le frittelle di mollica. Dolcissime e gustose - ilmangione.it
Con pane secco e pochi ingredienti nasce un dolce fritto morbido, dorato e profumatissimo: le frittelle con uvetta.
Hai del pane raffermo e non vuoi sprecarlo? Potrebbe sembrare destinato solo alla grattugia o alle polpette, ma in realtà può diventare un dessert fritto da leccarsi le dita. Le frittelle dolci con uvetta sono uno di quei piatti che nascono per necessità e finiscono per conquistare tutti, anche chi non ama i dolci elaborati. Croccanti fuori, morbide dentro, profumano di latte e zucchero, ma soprattutto raccontano una storia: quella delle cucine italiane dove niente si butta, ma tutto si trasforma. E se il Natale si avvicina, diventano anche una coccola perfetta per la merenda o per accompagnare una tazza di cioccolata calda.
Pane, latte e zucchero: gli avanzi si fanno dolci (e nessuno se ne accorge)
C’è un’arte nel riutilizzare il pane secco. Alcuni lo spezzettano per fare pangrattato, altri lo ammollano per le polpette o per la pappa al pomodoro. Ma pochi lo immaginano in una versione dolce e fritta, profumata di uvetta e con una crosticina dorata. Eppure è proprio quello che succede con queste frittelle: un impasto veloce, economico e senza sprechi, pronto in meno di mezz’ora.
Tutto parte da circa 200 grammi di pane raffermo, meglio se senza crosta o con poca. Tagliato a pezzetti e messo a bagno in latte caldo – circa 300 ml – per ammorbidirlo fino a ridurlo in una poltiglia morbida. Niente va strizzato, perché il latte serve proprio a dare struttura all’impasto, che poi viene arricchito con uvetta ammollata, zucchero, un uovo intero, lievito per dolci e – volendo – un pizzico di scorza di limone o di arancia grattugiata.

Il risultato è un composto morbido, lavorabile con il cucchiaio, che viene fritto in abbondante olio di semi di arachide caldo. Le frittelle si gonfiano, si dorano, diventano piccole sfere croccanti fuori e cremose dentro. Appena scolate, vanno passate subito nello zucchero semolato, che si attacca alla superficie ancora calda formando una crosticina golosa.
Il sapore ricorda le ricette della nonna, di quelle fatte in casa all’ultimo momento, con quello che c’era. Ma proprio per questo piacciono: hanno l’immediatezza dei cibi semplici, la forza di quelli nati dall’ingegno domestico, e una consistenza che sorprende. Non troppo secca, non molle, ma esattamente come deve essere. Si mangiano calde, o al massimo tiepide. E il giorno dopo? Meglio farne poche, perché non arrivano a sera.
Una ricetta che sa di casa, memoria e merenda d’altri tempi (ma funziona ancora)
Queste frittelle dolci di pane non sono solo una trovata anti-spreco. Sono un pezzo di cultura familiare, soprattutto nei paesi e nei piccoli centri, dove si friggeva in occasione delle feste, ma anche solo per fare felici i bambini. E oggi, con i prezzi in crescita e la voglia di ritrovare sapori autentici, tornano più attuali che mai.
Con pochi centesimi di ingredienti, si può realizzare una teglia di dolcetti che mettono d’accordo tutti. Basta un po’ di organizzazione: si può preparare l’impasto in anticipo e conservarlo in frigo per qualche ora prima di friggerlo. Oppure si può far riposare già le frittelle cotte per un paio d’ore sotto una campana di vetro. Certo, appena fatte sono migliori, con quella crosta ancora calda che si rompe sotto i denti. Ma anche dopo un po’, la morbidezza dell’interno resta.
C’è anche spazio per variare. Chi non ama l’uvetta può usare gocce di cioccolato, canditi, nocciole tritate. E chi vuole un tocco più profumato può aggiungere un goccio di liquore, una punta di vaniglia, o persino una spezia calda come la cannella. Ma il cuore della ricetta resta lo stesso: trasformare un avanzo in qualcosa di nuovo, goloso e poetico. Un piccolo rito domestico che unisce il gesto del recupero alla soddisfazione del dolce fatto in casa. E che ogni volta, anche la più banale, profuma un po’ di festa.
