Dal 2026 diminuiranno i controlli alimentati sulla carne - ilmangione.it
Controlli dimezzati e sicurezza incerta per due degli alimenti più consumati in Italia e nel mondo, salute alimentare a rischio nel 2026.
I controlli alimentari garantiscono la sicurezza dei consumatori, prevenendo rischi legati a contaminazioni e assicurando che i prodotti rispettino standard igienici rigorosi. Attraverso verifiche costanti, si tutela la salute pubblica, riducendo la possibilità di diffusione di sostanze nocive e proteggendo le fasce più vulnerabili.
La frequenza dei controlli alimentari assicura trasparenza e fiducia, rafforzando il rapporto tra cittadini, istituzioni e produttori nel mercato agroalimentare. Investire nei controlli significa promuovere qualità e sostenibilità, valorizzando filiere responsabili e garantendo un futuro più sicuro per l’intera comunità.
Attenzione ai rischi alimentari, meno controlli dal 2026
Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore il nuovo Regolamento Ue 2025/2246, che riduce la frequenza minima dei controlli. Le ispezioni riguardano carni non trasformate e uova, con l’obiettivo dichiarato di verificare la presenza di contaminanti come metalli pesanti e Pfas.

La frequenza dei controlli viene letteralmente dimezzata rispetto al passato, una scelta che solleva interrogativi e preoccupazioni tra esperti e consumatori. Le carni bovine non trasformate passano da un controllo minimo dello 0.02% degli animali macellati allo 0.01%, riducendo ulteriormente la sorveglianza.
Le carni ovine e caprine scendono dallo 0.004% allo 0.002%, mentre quelle suine passano dallo 0.003% allo 0.0015%. Il pollame, invece, vede un cambiamento da 1 campione ogni 3.000 tonnellate di produzione annuale a 1 ogni 5.000 tonnellate.
Anche le uova fresche subiscono una riduzione significativa, passando da 1 campione ogni 3.700 tonnellate a 1 ogni 5.000 tonnellate. Numeri che, tradotti in pratica, significano meno verifiche e un controllo più sporadico su prodotti di largo consumo.
Secondo la Commissione europea, i dati raccolti dagli Stati membri mostrano un basso rischio di non conformità per queste categorie di alimenti. Per questo motivo, si legge nell’articolo 3 del regolamento, è opportuno ridurre la frequenza minima dei controlli.
Le autorità applicano la stessa logica alle uova, che classificano come a basso rischio sulla base delle analisi disponibili. Tuttavia, la scelta di ridurre le verifiche suscita dubbi e alimenta il dibattito sulla reale tutela dei consumatori.
Molti osservatori mettono in dubbio la correttezza della riduzione dei controlli, visto che negli anni passati non sono emerse non conformità significative. Più controlli equivalgono comunque a una maggiore sicurezza alimentare, indipendentemente dalle statistiche e anzi, mantengono alta la qualità.
La riduzione delle ispezioni potrebbe infatti tradursi in una minore capacità di individuare contaminazioni o irregolarità. E sebbene la Ue parli di rischio basso, resta il timore che la sicurezza venga sacrificata sull’altare della semplificazione.
Il regolamento apre quindi una nuova fase, destinata a incidere sul rapporto tra istituzioni e cittadini. La domanda che resta sospesa è se meno controlli significheranno davvero più efficienza o semplicemente meno garanzie per chi consuma.
