Posate da pesce, come si usano in tavola: i segreti degli esperti per non sfigurare ai cenoni - ilmangione.it
Coltello e forchetta da pesce hanno origini nobili e regole precise: come si usano e cosa cambia rispetto alle posate normali.
In molti le vedono solo nelle occasioni formali o nei ristoranti di pesce, ma le posate da pesce hanno una storia lunga quasi due secoli. Non si tratta solo di estetica o bon ton: furono inventate con un preciso scopo funzionale. Introdotte in epoca vittoriana intorno al 1850, nacquero per accompagnare il consumo del pesce in modo più pratico e raffinato, distinguendosi per forma, disposizione e uso. In un’epoca in cui la tavola era un vero spettacolo sociale, ogni utensile era pensato per impressionare gli ospiti e comunicare lo status economico della famiglia.
Origini vittoriane e regole sul posizionamento a tavola
Il contesto in cui nascono le posate da pesce è quello della borghesia ottocentesca, in particolare in Inghilterra durante il regno della regina Vittoria. In quel periodo, i pranzi erano strutturati in modo preciso: si cominciava con una zuppa, poi il pesce, poi la carne. Ogni portata richiedeva posate dedicate, sia per motivi funzionali sia per ostentazione. Il coltello da pesce e la forchetta sono dunque una coppia specifica, diversa da quelle tradizionali.

Nel servizio formale, la disposizione delle posate segue l’ordine in cui vengono servite le pietanze. Se il pesce è servito come antipasto, le posate da pesce si trovano più esterne rispetto a quelle da carne: il coltello a destra, accanto al coltello da antipasto, e la forchetta a sinistra, accanto alla forchetta da antipasto. Se invece il pesce è il piatto principale, coltello e forchetta vanno vicino al piatto, come coppia centrale.
Un dettaglio interessante riguarda l’orientamento della forchetta: può essere posizionata con i rebbi rivolti sia verso l’alto sia verso il basso, a seconda del tipo di apparecchiatura o dello stile del ristorante. Questo tipo di libertà, pur nel rispetto dell’etichetta, è frutto di un’evoluzione recente. Ma l’importante resta saperle riconoscere e collocare al posto giusto.
Differenze tecniche e utilizzo corretto delle due posate
Il coltello da pesce non è un vero coltello da taglio. La sua lama non è seghettata né affilata nel senso classico. È ricurva, con un bordo leggermente affilato e una punta pensata per separare la carne del pesce dalle lische. L’ampiezza della lama consente anche di sollevare porzioni delicate senza romperle, e si presta ad accompagnare il boccone verso la forchetta con un semplice movimento. La superficie può anche essere usata per spalmare salse o condimenti, come capita nei piatti di pesce con burro fuso, maionese o citronette.
La forchetta da pesce, invece, è molto simile nella forma a una forchetta normale, ma con una caratteristica che la distingue: ha rebbi uniformi e di media lunghezza, senza quello più largo o rinforzato che serve per tagliare carni più dure. Questo perché il pesce, per sua natura, non richiede forza per essere diviso. Quando il filetto è ben cotto e tenero, può bastare anche solo la forchetta, usata con delicatezza, per separare le porzioni.
Nei contesti più formali, si utilizza la forchetta nella mano sinistra e il coltello in quella destra, ma senza mai effettuare un vero taglio. Il coltello accompagna, solleva, sposta, divide in modo preciso. Se si trova una lisca, la si toglie con la punta del coltello, senza toccarla con le mani. Un gesto che, se ben eseguito, parla di stile e consapevolezza a tavola.
Questo tipo di posate è anche un modo per rispettare la consistenza e la delicatezza del pesce, che rischierebbe di sfaldarsi o perdere forma se maneggiato con strumenti sbagliati. Oggi le posate da pesce vengono usate non solo nelle case più attente al galateo, ma anche nei ristoranti di livello o nei catering formali. Sapere come si usano, anche senza ostentazione, è una piccola forma di cultura della tavola.
