L’UE riduce i controlli su carne e uova, e ora chi tutela la salute? La decisione è ufficiale - ilmangione.it
Un solo campione ogni 5.000 tonnellate per le uova e meno test sulle carni: l’Europa rivede la frequenza dei controlli alimentari sui prodotti “a basso rischio”
A partire dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore il Regolamento di esecuzione (UE) 2025/2246, approvato dalla Commissione Europea, che riduce le frequenze minime dei controlli ufficiali sui contaminanti chimici in alcuni prodotti alimentari di largo consumo, tra cui carni fresche e uova. Si tratta di una modifica normativa tecnica, ma che ha già acceso il dibattito tra operatori, associazioni e consumatori. Il nodo è semplice quanto delicato: è davvero il momento giusto per ridurre la sorveglianza su alimenti che finiscono ogni giorno sulle nostre tavole?
I nuovi limiti: cosa cambia davvero dal 2026
Le nuove soglie previste dal regolamento modificano le frequenze minime di campionamento su prodotti considerati a basso rischio in base ai dati raccolti dagli Stati membri. Ecco le principali novità: Carni bovine fresche: controlli ridotti dallo 0,02% allo 0,01% sul numero totale di animali macellati; Carni ovine e caprine: dallo 0,004% allo 0,002%; Carni suine: dallo 0,003% allo 0,0015%; Carni avicole: da 1 campione ogni 3.000 tonnellate a 1 ogni 5.000 tonnellate di produzione annuale; Uova fresche: da 1 campione ogni 3.700 tonnellate a 1 ogni 5.000 tonnellate.

Particolarmente significativo il caso delle uova, per le quali viene eliminato l’obbligo di test su almeno il 10% dei campioni per i metalli pesanti, una regola che invece resta in vigore per altri alimenti.
A cambiare non sono le sostanze da ricercare – che restano regolate dal Regolamento (UE) 2023/915 – ma la frequenza con cui vanno cercate: piombo, mercurio, arsenico, cadmio, diossine, PCB, micotossine e idrocarburi policiclici aromatici, tutti contaminanti che se presenti oltre soglia possono avere effetti tossici o cancerogeni.
Perché l’UE riduce i controlli: il principio di proporzionalità e il basso rischio dichiarato
Secondo la Commissione, la revisione nasce dalla volontà di razionalizzare le risorse pubbliche e concentrarle dove servono di più. Nel regolamento si legge che le frequenze attuali “non sono più proporzionate al rischio” e che “i dati raccolti negli ultimi anni dimostrano un livello molto basso di non conformità per le carni non trasformate e per le uova”.
Questa scelta si basa su un criterio di rischio calcolato ex post, ovvero sulla base di quanto accaduto in passato. Meno problemi rilevati = meno controlli necessari: è il ragionamento tecnico alla base della norma. Il principio sembra razionale dal punto di vista amministrativo e ispira anche altre aree dell’ispezione alimentare in Europa. Ma è davvero sufficiente?
Proprio perché i contaminanti chimici non seguono un andamento prevedibile, il problema non è cosa è successo finora, ma cosa potrebbe succedere. Errori industriali, variazioni ambientali, cambiamenti nelle filiere o pratiche scorrette sono sempre possibili. E un sistema di sorveglianza meno capillare rischia di individuare tardi i problemi.
