Il panettone di Natale con farina di grilli divide l’Italia intera: cosa sta succedendo - ilmangione.it
Un dolce simbolo delle feste finisce nel mirino del dibattito: a Torino spunta il panettone a base di insetti, tra gusti, proteste e sperimentazioni.
Il panettone con farina di grillo è una delle novità alimentari più discusse in vista delle festività natalizie. Il dolce tipico del Natale italiano, simbolo della tradizione milanese, viene ora proposto in una versione “green” con ingredienti alternativi. L’idea arriva dal Piemonte, dove alcune pasticcerie artigianali hanno iniziato a produrre panettoni realizzati con polvere di insetti, precisamente Acheta domesticus, il grillo domestico autorizzato dall’Unione Europea. La notizia ha generato forti reazioni, divise tra chi sostiene l’innovazione e chi invece denuncia uno stravolgimento della tradizione.
Esperimenti gastronomici tra polemiche e curiosità
Il primo panettone a base di farina di grillo è comparso in alcune pasticcerie di Torino e provincia, attirando curiosi e polemiche. Tra i protagonisti di questa scelta c’è Günther Wolff, chef attivo ad Ancona, che da tempo sperimenta ingredienti sostenibili. Intervistato durante il programma televisivo “Dritto e Rovescio”, Wolff ha spiegato le sue motivazioni: “Anche il panettone al cioccolato non è tradizione, eppure lo accettiamo”, ha detto. Secondo lo chef, l’uso della farina di grillo rappresenta un passo logico verso una cucina più responsabile.

Nel suo laboratorio vengono prodotti anche biscotti con farina di insetti. Alcuni passanti sono stati coinvolti in un assaggio alla cieca dall’inviato del programma. Nessuno, inizialmente, ha notato differenze evidenti rispetto ai dolci convenzionali. Solo dopo aver rivelato l’ingrediente segreto, le reazioni sono diventate più contrastanti. Una signora ha ammesso: “Non lo finisco, va bene l’innovazione ma mi sembra troppo”. Un altro ha dichiarato: “Vorrei morire senza mangiare queste cose”.
Dal punto di vista nutrizionale, la farina di grillo è ricca di proteine e considerata un alimento a basso impatto ambientale. Il suo utilizzo riduce il consumo di risorse naturali rispetto alle farine animali tradizionali. Tuttavia, il problema non è solo tecnico o gastronomico, ma anche culturale: toccare il panettone, emblema del Natale italiano, suscita resistenze profonde.
Il dibattito pubblico e la sfida della sostenibilità
La commercializzazione di alimenti a base di insetti è regolamentata a livello europeo. Dal 2023, la Commissione UE ha autorizzato l’uso di alcuni insetti trasformati, tra cui il grillo domestico, in prodotti come pane, pasta, snack e dolci da forno. Le aziende sono tenute a segnalare chiaramente in etichetta la presenza di questi ingredienti, anche per motivi di sicurezza alimentare e allergie.
Nonostante le norme, l’Italia si mostra ancora spaccata. Alcuni consumatori vedono l’arrivo di questi prodotti come una minaccia all’identità gastronomica, altri come un’opportunità per una transizione alimentare sostenibile. Organizzazioni come Coldiretti hanno espresso preoccupazioni, difendendo le eccellenze locali e invitando a non “snaturare” i prodotti simbolo della cucina italiana.
Nel frattempo, in città come Milano e Bologna, stanno nascendo realtà che propongono alternative proteiche proprio a base di insetti. Alcune boutique alimentari offrono biscotti proteici, barrette e snack pensati per sportivi, spesso accompagnati da una comunicazione mirata alla sostenibilità. Si tratta ancora di una nicchia, ma i numeri sono in crescita.
Il panettone con farina di grillo, però, tocca corde diverse. Non è solo un nuovo prodotto, ma un test culturale. Cambiare un simbolo delle feste significa confrontarsi con le abitudini collettive e con il valore simbolico del cibo. Sui social, intanto, le immagini del dolce sono diventate virali, tra meme, battute e polemiche. Eppure, proprio questa attenzione potrebbe trasformare un esperimento isolato in una tendenza in espansione.
Le vendite restano modeste, ma il dibattito acceso dimostra che il tema ha radici profonde. In un’epoca segnata da crisi climatiche e scarsità di risorse, anche la cucina natalizia potrebbe essere chiamata a rinnovarsi. Che ci piaccia o no, il cambiamento spesso parte proprio da quello che portiamo in tavola. E in questo caso, il grillo non canta… ma lievita.
