Prezzo per persona bevande incluse: 34 €
Recensione
Per festeggiare il nostro anniversario decidiamo di cenare in questo ristorante sulle colline della Valtidone, situato nel complesso di una delle più note cantine della zona e per me nuovo (Emanuela invece lo conosce da tempo). La coincidenza della festa della donna è preoccupante in chiave di tranquillità della serata, ma già il contatto telefonico per la prenotazione è rassicurante: non solo il posto c'è (e va beh, abbiamo chiamato mercoledì sera), ma ci dicono di arrivare pure con comodo. Detto, fatto: il tavolo è prenotato per le 20:30 ed arriviamo con un quarto d'ora di ritardo (ah, i preparativi femminili!). Lasciamo l'auto nell'ampio parcheggio, che di giorno offre per certo una notevole vista panoramica su Val Tidone ed Oltrepò, ed entriamo nel locale, la cui struttura è quella tipica della casa colonica: ingresso su un corridoio stretto e lungo, arredato con pregevoli mobili in stile rustico, a sinistra del quale si aprono le due sale. Sulla destra la cucina ed una scala che conduce probabilmente ad un'altra saletta nel seminterrato.
Veniamo fatti accomodare dal maître ad un grande tavolo rotondo - adeguato per quattro persone - situato all'angolo sinistro della prima sala, che presenta un sobrio pavimento in graniglia chiara, pareti dipinte in arancio tenue (forse fin troppo comune) e luce della giusta intensità proveniente da applique. I tavoli, quattro in tutto per circa venticinque coperti, con comode sedie impagliate, sono ben distanziati, assicurando confort e riservatezza anche quando, poco più avanti nella serata, il locale si riempirà; certo, la presenza di altre tre tavolate tra cui una di sole donne comporterà un inevitabile aumento del rumore di fondo, senza tuttavia che nulla possa essere imputato all'organizzazione ed alla gestione della sala (come invece talora ci è accaduto).
Il coperto prevede posate in doppio ordine su graziose tovaglie bianche decorate, come pure i tovaglioli, con motivi floreali in ocra che richiamano il logo della cantina; sul tavolo un vasetto di fiori freschi con una candela, che verrà accesa su richiesta.
Il voto all'ambiente è forse generoso, se rapportato alla sola nostra esperienza serale, ma tiene conto delle indubbie potenzialità diurne del complesso, per il panorama e la possibilità di visita alle cantine con acquisto e degustazione.
Il menu presenta una numero limitato di piatti (non più di sei) per ogni portata, tutti più o meno legati alla tradizione del piacentino, che variano per tipologia o preparazione in base alla stagione. Scegliamo.
Un antipasto di salumi misti (coppa, salame, prosciutto crudo, pancetta e lardo) accompagnati da una porzione di torta fritta (tre pezzi).
Come primi, tortelli al burro e salvia per Emanuela, ravioli di zucca al burro fuso per me.
Come secondi, coppa al forno con prugne e crema di cipolle per Emanuela, tagliata di manzo con contorno di insalata mista (a parte) per me.
Dalla carta dei vini, articolata ma imperniata, come è ovvio, sul territorio e in particolare sui prodotti della cantina che ci ospita, scegliamo un Gutturnio Superiore tranquillo (una via di mezzo tra fermo e vivace, varietà relativamente poco comune) dei Viticoltori Arquatesi, secondo marchio di Casabella nato dalla recente acquisizione di una cantina in Val d'Arda (dove il Gutturnio è mediamente più "importante" rispetto a quello della Val Tidone). La bottiglia verrà correttamente stappata al tavolo, con offerta d'assaggio per accertarne la qualità. I beveraggi sono completati da una mezza naturale microfiltrata (apprezzabile scelta ecologica).
L'ordinazione viene ricevuta da una giovane ragazza che, a dire il vero, non dà l'impressione di essere eventualmente in grado di illustrare le pietanze e consigliare il corretto abbinamento dei vini, ma nel nostro caso poco importa.
Terminata la comanda, abbiamo modo di verificare la qualità dei servizi igienici, situati oltre la seconda sala, con accesso da un ambiente verosimilmente destinato a vetrina dei prodotti e delle iniziative della cantina, dove però vari cartoni di vino accatastati provvisoriamente qua e là creano un poco intrigante effetto-magazzino. Le toilette sono invece impeccabili per arredo, temperatura, pulizia e disponibilità di presidi igienici.
I salumi arrivano, accompagnati dal cestino con la torta fritta ed un cestino di pane fresco (comune filone, direi), su un tagliere in legno. La porzione (due fette per ciascun insaccato) è corretta per una persona anche se non proprio abbondante; in compenso, sono notevoli la varietà (raramente ci sono stati offerti cinque salumi diversi in un antipasto misto) e la qualità delle materie prime: tutto davvero ottimo, con il giusto rapporto tra parte magra e grassa e stagionato al punto giusto; solo la pancetta, per quanto di aspetto invitante, risulta eccessivamente salata. Peccato perchè, da amanti dei salumi piacentini, questi sono stati tra i migliori mai assaggiati. La torta fritta è assolutamente ben dorata ed asciutta, magari non così croccante ma senz'altro saporita.
I tortelli di Emanuela vengono serviti in quantità generosa ma con una presentazione - un rametto di prezzemolo ed un pomodorino sul lato del piatto - forse un po' fuori luogo; colpisce subito il purista la coda unica anzichè doppia, a mo' di caramella, come tradizione impone. Si narra infatti che le due code siano state pensate dal cuoco di corte degli Anguissola come maniglie per permettere ai nobili di addentare il pregiato fagottino senza lordarsi le mani di sugo, in tempi in cui le posate eran di là da venire. All'assaggio, il ripieno di ricotta, grana e spinaci è delicato ma col giusto equilibrio tra i sapori, mentre la pasta non è così sottile e distesa come nelle migliori realizzazioni. Condimento con burro e salvia in appropriata quantità e dall'aroma ben preciso. Insomma, senza dubbio buoni ma non a livello di eccellenza.
Decisamente più convincente la presentazione dei miei ravioli quadrati di zucca, pure in porzione abbondante, con una spolverata di amaretti sbriciolati ed una spruzzata di cioccolato liquido a guarnire il piatto, aggiungendo altresì un inatteso tocco dolce-amaro al sugo a base di burro fuso. Degna di menzione anche la sottigliezza della pasta, forse solo un po' gommosa agli angoli, e superba l'amalgama tra zucca e ricotta nel ripieno: davvero un piatto ben riuscito.
Passando ai secondi, la coppa al forno di Emanuela, servita con un'insalatina di verza a contorno, è tenerissima e gustosa, con prugne e crema di cipolle a formare un intingolo cremoso e ben equilibrato all'insegna dell'agrodolce. Ottima realizzazione di un classico.
La mia tagliata di manzo, abbondante e pure con gradevole insalatina di verza a contorno (tanto che avrei potuto evitare l'insalata mista, comunque ottima), è sicuramente morbida e digeribile, nella sua rosolatura leggera che lascia correttamente al sangue la parte interna; è però la materia prima, pur tenerissima, a risultare non molto saporita, quasi che il manzo fosse un po' troppo giovane.
Satolli, rinunciamo al dolce e concludiamo la cena con limoncello (per Emanuela) e caffè (per me), che scopriremo all'atto del conto - recapitato a richiesta senza indugio - essere offerti dalla casa; il direttore di sala, anzi, insiste per offrire qualche altra consumazione, al che mi faccio consigliare una grappa di Chardonnay secca, che apprezzo per la purezza.
Altra positiva sorpresa sarà, leggendo il conto, l'assenza di qualsiasi addebito per servizio e coperto: ignoro se tanta gentilezza sia riservata a tutti i clienti o dovuta al fatto che Emanuela conosca, per motivi professionali, il maître (nonchè contitolare del ristorante), ma senz'altro eleva il voto al servizio. In dettaglio, durante la serata siamo stati serviti da tre persone diverse: il suddetto direttore di sala, che ci ha accolto e poi salutato a fine pasto trattenendosi a chiacchierare, con qualche veloce passaggio intermedio per accertare che tutto fosse di nostro gradimento; la giovane cameriera che ha preso la comanda, già valutata sopra con qualche perplessità; una cameriera sempre giovane, ma di maggiore esperienza e apparente competenza, ci ha invece servito tutte le pietanze con professionalità, soddisfando le nostre richieste (pepe, pane aggiuntivo, ecc.) con puntualità encomiabile, pur senza attenzioni particolari.
Il conto finale è stato di 69,00 €, ed ai fini del "buono" in merito al rapporto qualità/prezzo sono stati determinanti i fine pasto offerti ed il coperto non addebitato: in mancanza, il giudizio sarebbe stato probabilmente "normale", pur sottolineando la notevole qualità media delle pietanze (su tutti salumi, ravioli di zucca e coppa al forno). Però, soprattutto i 6,50 € per i salumi e i 2,50 € per la torta fritta non sono pochi in rapporto alla quantità, benchè il ricarico si possa comprendere alla luce del fatto che in molti consumano solo salumi e torta fritta, anche a cena (come la tavolata di sole donne che avevamo alla nostra sinistra). Per il resto, prezzi medio-alti per primi (9,50 €) e secondi (13,00 € la coppa e 15,00 € la tagliata).
In ogni caso, un locale da consigliare a chi voglia gustare specialità piacentine cucinate con cura e un briciolo di fantasia, ad un prezzo onesto e abbinandole con vini e distillati di qualità, con un servizio accurato ed in un luogo ameno.
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