Attratti dal consiglio di un amico più una recensi...

Recensione di del 16/05/2010

La Resca

30 € Prezzo
7 Cucina
6 Ambiente
7 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 30 €

Recensione

Attratti dal consiglio di un amico più una recensione letta, ci lasciamo convincere sulla bontà del posto, almeno per quanto riguarda il bollito. Approfittando della stagione ancora acerba crediamo vi sia spazio per provare questa specialità prima che giunga un caldo più marcato.
Il locale è a 7 km dal casello di Cremona nord, sulla statale che porta a Mantova. Passato un distributore c’è un gruppetto di case e qui si nota il cartello con il nome del locale che svetta nel parcheggio adombrato.
Il ristorante è proprio sulla strada, sulla sinistra, non ci si può sbagliare.
A fianco del ristorante c’è un secondo distributore dove approfitto per fare carburante.
Il silenzio del luogo è spezzato dall’andirivieni dei veicoli sulla statale mentre nel fitto di lontani alberi si ode l’usignolo.

Entriamo e veniamo accolti gentilmente nel caldo ambiente rustico/familiare. Avevamo prenotato e ci è stato riservato un tavolo per tre persone. Il tavolo è di dimensioni sufficienti e comunque appartenente alla categoria dei tavoli che quando la clientela è scarsa se fosse stato un pelo più grande non ci saremmo lamentati. Appresso a noi un paio di famiglie e qualche bimbo al seguito. Il bagno è al capo opposto rispetto all’entrata; giunti nei pressi del medesimo si vede subito una porta con scritto “privato”, al che viene spontaneo fare retromarcia, cosa errata perché la porta giusta è esattamente di fronte solo più nascosta; il bagno è adeguato al resto del locale.
La sala da pranzo ha pareti rifatte color arancio antico in abbinamento a rustico mobilio in legno. Il vecchio pavimento in graniglia, esteticamente parlando, è un po’ il punto debole. In tavola stoviglie semplici: due bicchieri, uno più grande ed uno più piccolo che non so mai quale dovrò usare per il vino: non so perché, ma io il vino, indipendentemente dalla sua "nobiltà", lo verso sempre in quello più grande.

Uno dei due gentili camerieri ci legge il menu dal quale gli amici ordinano due primi: lasagnette al ragù di lepre mentre il sottoscritto assaggerà le tagliatelle fatte a mano con i quattro sughi. Di secondo prendiamo il bollito per tre.
In attesa dell’ordinato ci portano un vassoio con affettati misti di buona levatura.
Da bere ci consigliano il loro vino sfuso, un Cabernet del vicentino. In previsione di un Lambrusco da abbinare al bollito vogliamo toglierci la curiosità di assaggiare con i primi questo vino che pensiamo essere il più consumato del locale. Il Cabernet ci arriva sfuso ma più che sfuso, addirittura nel decanter, cosa curiosa dato che è vino leggero e sicuramente non ha molto da aprirsi: il decanter serve solo come contenitore.

I primi sono piacevoli, le mie tagliatelle le condisco da me visto che ho davanti un piatto a quattro scomparti con quattro sughi differenti: fegatini, sugo al pomodoro, ragù di carne, mentre non ricordo il quarto. Tutti buoni ma ho maggiormente ho gradito quello ai fegatini. La pasta è fatta in casa, è una portata semplice ma onorevole, tipica ricetta casalinga.
Il Cabernet si lascia bere anch’esso onorevolmente.

Poi arriva il momento tanto atteso: il carrello con il bollito si avvicina alla nostra postazione. Improvvisamente l’impressione che si riceve è quella da ristorante di categoria superiore, il cameriere ce lo descrive: c’è la lingua al naturale (non salmistrata), il musetto, il guanciale, il cotechino, il ripieno e altri tre o quattro tagli di carne che non ricordo con precisione. Se il carrello ha una certa importanza, anche le carni in esso contenute potrebbero definirsi da ristorante superiore, specie dopo averle assaggiate. Su richiesta del cameriere facciamo un assaggio completo di tutte le portate, anche perché è la prima volta che veniamo qua. Fra i vari tipi di carne ci colpisce il guanciale, tenerissimo e delizioso, ed il cotechino, un insaccato di almeno 10 centimetri di diametro, che dire nostrano è dir poco, di quelli che nel metterli in bocca si sciolgono suggerendo la presenza di cotiche che “incollano” piacevolmente il palato, oltre all’obbligatorio e quasi impercettibile sentore di “stalla”, a sancirne la genuinità!
Di queste due portate alla fine faremo il bis, mentre a me personalmente risulta meno gradito il ripieno con il tipico sapore di amaretto: il suo assaggio è stato più doveroso che altro. Ad accompagnare il bollito ci sono due salse: salsa verde, quella che preferisco e una buona mostarda casereccia. Con il bollito proseguiamo con una bottiglia di Lambrusco mantovano piacevole e beverino.

Alla richiesta del dolce ci viene fatto un buon elenco di portate tutte fatte in casa, come dire che anche per i dolci non si sono fatti trovare impreparati. Tre buoni caffè ed il conto alla cassa: 30 euro a testa.
Ce ne andiamo con la pancia piena e piuttosto soddisfatti.

Conclusioni: fare quaranta minuti di strada per venire qua, per il bollito ne vale sicuramente la pena mentre per il resto obiettivamente sarebbe un po’ troppo esprimere il medesimo giudizio. Nel complesso però una piacevole esperienza da ripetere nonostante la carta dei vini ridotta all’essenziale.

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