Prezzo per persona bevande incluse: 156 €
Recensione
Il Met, ristorante dell’albergo Metropol, si trova proprio su Riva degli Schiavoni, poco dopo Piazza S.Marco, in una delle zone più belle e affollate di Venezia. Sono spesso a Venezia, ma non avevo mai avuto occasione di andarci, così in una calda domenica di primavera, senza prenotare, faccio capolino. Un tavolo per due è disponibile e così ci fanno accomodare.
Usciti dal caos della strada ci decomprimiamo e ci rilassiamo nel silenzio della sala dall’eleganza quasi barocca, dalle tinte ambra scuro.
Essendo la prima volta in questo ristorante, decidiamo di provare il menu dei grandi classici. Ci sembra una buona occasione per avvicinarci alla cucina di questo rinomato chef bi-stellato.
Come entrée ci viene servito un "consommè di cervo al ginepro" preparato con la moca. Inizio gustoso, dai sapori e odori ben bilanciati, che getta le basi di una bella esperienza gastronomica.
E’ una domenica di scarsa affluenza per il ristorante: oltre a noi ci sono solo altre due coppie. Il ritmo delle portate sarà quindi incalzante.
Si parte con "triglia laccata all’Aperol con centrifugato di cocco e mousse alla menta". E’ un mix di sensazioni, sapori e consistenze che ha dell’incredibile. Difficile anche da spiegare, ma è un piccolo capolavoro di arte culinaria.
"Capesante su topinambur con Sevruga e violetta croccante": meno originale del precedente, ma altrettanto buono. Unico difetto, il sapore del caviale che risulta un po’ coperto dal resto.
Con questi due antipasti ci viene servito un Franciacorta metodo classico (purtroppo non ho appuntato la cantina).
Si passa quindi al "paté di fegato con pan brioche e mousse alle pere e crema al caffè". Con questo piatto viene abbinata una splendida birra HY triple. La terrina è ottima, splendidamente abbinata sul dolce alle pere con l’accento dolce-amaro del caffè. Stupendo l’accostamento con la birra triple che si coniuga alla perfezione. Altro piccolo capolavoro con una nota: forse il piatto, se non fosse stato abbinato con la birra, avrebbe avuto un impatto meno “originale”.
Si arriva ai primi piatti: "gioco di gnocchi". Sono gnocchi di patate in brodo di cozze e vongole, calamari, zenzero e bottarga di tonno. Piatto all’apparenza interessante, ma sinceramente deludente. I sapori sono slegati (gli gnocchi sembrano estranei alla pietanza) e in generale punge poco. A risaltare è soprattutto il brodo.
L’altro primo è invece ottimo: "carbonara di seppia". Sono delle fettuccine di seppia condite da una delicata carbonara. Un piatto storico di questo ristorante e degno della sua fama.
Si passa ai secondi: "cervo cotto al vapore su fieno con cappuccino e consommè di cervo con raviolo". In stile orientale, il cervo è servito in un canestro intrecciato (simile a quello in cui vengono serviti i ravioli cinesi) e in una tazza a parte ci servono un raviolo di cervo immerso nel consommè.
Carne eccellente, preparazione perfetta per un sapore deciso e pieno. Ottimo.
"Piccione con millefoglie di cioccolato amaro" (non ho appuntato il nome esatto). Piccione ben cotto e saporito. L’accostamento con la sfoglia di cioccolato amaro non mi ha convinto del tutto per la consistenza della sfoglia stessa. Comunque un’altra pietanza degna di nota.
Con i secondi abbiamo bevuto una bottiglia di Pinot Nero di Borgogna Chanson Père & Fils. Vino eccellente, dal buon corpo, che si sposa splendidamente sia col cervo che col piccione. E’ talmente buono che beviamo tutta la bottiglia (che ci verrà quindi addebitata a parte).
Dopo un rapido pre-dessert (che ho dimenticato di appuntare), arriva il dolce: "tabacco, rum mascarpone e mousse al cioccolato e vinaigrette".
Dolce complesso nella struttura e nel sapore. Lascia in bocca il sapore di un sigaro. Degna conclusione di un pasto di alto livello.
Dopo la piccola pasticceria (deliziosa) ci accomodiamo in giardino per gustare un rhum che ci viene gentilmente offerto (un Eldorado 12 anni) con dei cioccolatini.
L’impressione è certamente positiva. Il conto è adeguato al locale e al servizio sempre molto cortese e disponibile. Un elogio va alla sommelier sia per gli abbinamenti che per i suoi modi sempre garbati e gentili anche nel rispondere a curiosità sui vini e sui piatti.
Due parole infine vanno spese per la presentazione dei piatti in cui Fasolato è davvero un maestro. Le composizioni sono tutte curatissime e studiate nei minimi dettagli, dalla posizione ai giochi di colore. Ogni piatto ha un suo stile e una sua personalità, molto eccentrica, come dal resto la cucina dello chef.
Il conto è stato di 313 euro per due menu “I classici” e i vini. Non avevamo fatto la degustazione classica, ma il prezzo è stato quello (ci hanno fatto pagare i calici iniziali e la bottiglia di vino, e hanno offerto la birra e i rhum finali).
Fasolato è certamente uno chef con una sua ben decisa impronta, che potrebbe anche non piacere per le “acrobazie” che talvolta crea nei suoi piatti, ma io non posso che valutare più che positivamente il locale. Una piccola oasi di pace nell’affollata Venezia.
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