Prezzo per persona bevande incluse: 77 €
Recensione
È finalmente giunta per me e mia moglie la sera di provare il ristorante "Bacco e Arianna", dal quale ci aspettiamo grandi cose in relazione alle ottime notizie pervenuteci da più fonti.
Il locale è posto alla periferia di un paese, Trezzano sul Naviglio, a sua volta posto alla periferia di Milano. Si raggiunge facilmente in quanto è nelle immediate vicinanze dell'uscita della tangenziale ovest, lungo una strada di grande traffico che porta verso Vigevano costeggiando il Naviglio Grande. La zona non è certo molto bella ed arrivando rimango un po' perplesso che un ristorante, verso il quale nutro per l'appunto aspettative molto alte, sia collocato in un posto così poco promettente.
Nel buio della notte, comunque, scorgo abbastanza facilmente il grande cartello quadrato con l'insegna del ristorante, abbastanza ben visibile e ben illuminato, posto davanti al piccolo spiazzo che funge da parcheggio per i clienti, spiazzo che non consente la sosta di più di cinque autovetture, un po' poche anche volendo considerare le dimensioni piuttosto ridotte del locale. Essendo comunque arrivato tra i primi, posso lasciare qui la macchina e dirigermi verso l'ingresso.
Mi trovo quindi davanti a due vetrine, delle quali quella più a destra, divisa a metà, ospita la porta tutta a vetri dalla quale si accede ad un piccolo ingresso, che a sua volta dà accesso al ristorante. Le dimensioni del locale sono abbastanza contenute, essendo costituito da un'unica sala da pranzo che contiene non più di una dozzina di tavoli che possono ospitare al massimo una quarantina di clienti. L'ambiente è molto soft e piuttosto raffinato: una luce calda e soffusa proveniente dalle applique alle pareti regala una sensazione di accogliente intimità, sensazione rafforzata dai colori discreti che prevalgono nel locale, dal grigio chiaro delle pareti, al marrone delle tende poste dietro le vetrine, al grigio ancora delle tovaglie e delle sottotovaglie, fino al colore beige delle sedute e degli schienali delle sedie. Completano l'arredamento, e danno il loro contributo alla piacevolezza dell'insieme, una bassa vetrina posta davanti all’ingresso, dentro la quale sono esposte almeno un centinaio di statuette rappresentanti altrettanti gufi, una grossa lampada di forma ovoidale posta sopra la vetrina ed alcune mensole che sorreggono numerose bottiglie di vino.
Al nostro arrivo veniamo accolti dalla cameriera che si occupa del servizio in sala insieme alla titolare del locale. Possiamo scegliere il tavolo che più ci aggrada e quindi, causa tabagismo di mia moglie, ne scegliamo uno vicino all’ingresso onde permetterle una più agevole uscita per la soddisfazione del suo vizio. Paghiamo questa scelta con una temperatura che all’inizio risente delle frequenti aperture della porta per l’ingresso dei clienti, ma grazie al cielo durante la serata abbiamo modo di riscaldarci a dovere.
Non appena seduti ci vengono portati due eleganti menu, una carta dei vini rilegati in cuoio ed un ricco cestino del pane comprendente alcuni panini tradizionali, alcune fette di pane con le olive nere, della focaccina e dei grissini al sesamo, mentre ci viene chiesta la nostra preferenza in tema di acqua minerale.
Il menu comprende molti piatti interessanti sia ‘di terra’ che ‘di mare’ ed entrambi optiamo per una cena a base di pesce. Come vino scelgo quindi il Sauvignon Sankt Valenctin, vino che so essere particolarmente gradito alla mia consorte, in carta a 33 €, prezzo che pur essendo gravato di un certo ricarico, è in linea con quello richiesto da molti altri ristoranti.
La cena comincia con un appetizer costituito da petto d’oca affumicato con Castelmagno: in un piattino quadrato di ceramica nera trovano posto tre fettine di petto d’oca con il formaggio grattugiato sopra, oltre ad un paio di foglie di cicorino e qualche chicco di melagrana che completano un prepasto veramente gustoso e gradito.
Dopo un’attesa piuttosto contenuta ci vengono serviti gli antipasti. Io ho chiesto la “fantasia di mare”, che mi viene servita su di un grande vassoio quadrato nero sopra il quale sono collocate quattro ciotole di ceramica bianca contenenti le quattro varietà di cui è composta la ‘fantasia’. Comincio dai moscardini in guazzetto su passatina di ceci, l’unica preparazione calda presente. Il guazzetto di moscardini è veramente eccellente, grazie ai molluschi molto teneri ed al sugo molto saporito, bello denso e ristretto, che sposa egregiamente il gusto delicato dei ceci: semplicemente ottimo.
Il secondo approccio è quello con l’insalata di gamberi con noci e mele verdi, che è condita con un dressing in cui si percepisce nettamente il sapore della senape dolce. Per poter assaporare dei bocconi che comprendano tutti i componenti del piatto è necessario ridurli con il coltello in pezzetti più piccoli, operazione grazie alla quale è possibile godere simultaneamente del complesso gusto del piatto, gusto molto ben equilibrato, che lascia in bocca una piacevolissima sensazione. Anche il dressing alla senape è sufficientemente delicato e ben dosato, in modo da non sovrastare con il suo importante sapore il resto della preparazione. Molto buono.
E’ poi la volta del filetto di triglia su insalatina di verze. Il pesce è molto buono, ma l’insalata è forse un po’ troppo abbondante, per cui dopo aver gustato il sontuoso connubio tra triglia e verdura mi resta ancora parecchia verza da mangiare da sola. Nel complesso comunque anche questo è un piatto veramente ottimo.
Come ultimo assaggino mi resta la quenelle di baccalà mantecato con crostini di polenta, che si contende con i moscardini la palma del migliore tra i quattro. Il baccalà è infatti mantecato alla perfezione e l’abbinamento con i piccoli crostini dorati di polenta è proprio ‘la morte sua’: assolutamente eccellente. Va anche sottolineato che le quattro varietà di antipasto non erano, quantitativamente parlando, semplici assaggini, ma erano invece delle porzioni intere, così che al termine di questa piacevole fatica gastronomica l’appetito piuttosto forte con il quale mi ero seduto a tavola si è notevolmente calmato.
L’ antipasto di mia moglie, gamberi marinati con cipolle rosse di Tropea, è sicuramente meno elaborato del mio, ma non per questo meno gradevole. I gamberi sono infatti ottimi e l’abbinamento con le cipolle appena scottate fa parte di quei piatti, estremamente semplici ma altrettanto buoni, che non temono assolutamente il confronto con preparazioni molto più sofisticate.
Mia moglie decide di saltare il primo e così, mentre io mi gusto le mie tagliatelle con triglie e cime di rapa, esce per la sua prima pausa fumo. Posso quindi godermi in solitario uno squisito piatto in cui terra e mare si incontrano per formare un sapore veramente molto apprezzabile. Se vogliamo trovare un neo, devo dire che la qualità delle cime di rapa non è eccelsa e viene quindi a mancare un po’ di quel loro gusto tipico che a me piace molto e che avrebbe fatto da ottimo completamento di un primo piatto che risulta comunque molto buono. La pasta infatti è cotta alla perfezione, la triglia abbondante, con un giusto equilibrio tra sapore e delicatezza, ed il piatto è mirabilmente completato dall’aggiunta di un po’ di peperoncino, che gli conferisce un retrogusto piacevolmente piccante, e dalla presenza di qualche pezzettino di pomodorino secco che completa il tutto con un piacevole sottofondo vagamente dolce.
Dopo un po’ di attesa che ci permette di recuperare forze ed appetito per affrontare i secondi piatti, mi viene servito il mio trancio di branzino pescato, cotto al forno e guarnito con tre quenelle di purè di patate e prezzemolo. La carne del pesce è bella alta, spessa e soda, segno che si tratta dell'abbondante trancio di un branzino di dimensioni ragguardevoli e quindi, come promesso dal menu, sicuramente non di allevamento. Il sapore è veramente delizioso, delicato al punto giusto e appena appena salato: è la dimostrazione che quando il pesce è buono non ha bisogno che di pochissimo condimento. Il purè, pur essendo decisamente buono, non regala niente al branzino, il quale non ha per l'appunto bisogno di alcun regalo per arrivare a meritarsi il mio totale gradimento.
Mia moglie invece ha scelto un guazzetto di pesce che comprende baccalà, frutti di mare e seppie, ed è completato da un piatto di couscous che viene servito a parte, in modo che sia il cliente a decidere quanto aggiungerne all'ottima zuppetta. La mia dolce metà, dopo un primo assaggio, decide di versarlo tutto, in quanto il couscous è molto buono e contribuisce con il suo ottimo gusto a completare quello già superlativo del guazzetto. Inutile dire che quando mi viene proposto di terminare la pietanza che la mia compagna è costretta ad avanzare parzialmente, causa oramai completa sazietà, ho un'ulteriore riprova di quanto il nostro rapporto a tavola sia, dal mio punto di vista, praticamente perfetto.
Alla cameriera che viene a chiederci come intendiamo proseguire la cena, oramai satolli, chiediamo semplicemente due caffè, ma costei molto cortesemente ci fa notare che la cucina offre a tutti come fine pasto un cucchiaino di gorgonzola. Mia moglie non cede, ma io, non essendo altrettanto fermo nei miei principi, capitolo di fronte alla proposta e accetto il formaggio. Dopo poco, quindi, mi viene portato, appoggiato su un piccolo piattino simile a quello utilizzato per l'appetizer, un cucchiaino su cui sta del gorgonzola, probabilmente leggermente lavorato in cucina, dal gusto molto marcato ma altrettanto buono.
Nel frattempo a mia moglie è venuta voglia di qualcosa che l'aiuti a "pulirsi la bocca" e pertanto ordina un sorbetto alla mela verde. Io mi associo e chiedo a mia volta un sorbetto al limone. Ci vengono portate due coppette con altrettante dosi decisamente abbondanti di sorbetto, entrambi molto buoni, non particolarmente dolci ed assolutamente indicati per rinfrescare il palato dopo una cena così importante ed abbondante.
È giunto finalmente il momento dei due caffè che ci vengono serviti accompagnati da una piccola pasticceria composta da alcuni biscotti da tè, un paio di pasticcini al cioccolato ed un ricco piattino di mandorle glassate.
Il conto che mi viene portato al termine della piacevolissima e gustosissima serata presenta un totale di € 144, che ritengo assolutamente onesto, soprattutto in relazione al numero delle portate, all'ottima qualità ed alla generosa abbondanza di quanto abbiamo potuto gustare.
Per concludere, quindi, direi che si tratta di un ristorante che merita degli ottimi voti per la cucina, alla quale, volendo fare proprio i pignoli si possono muovere solo due piccoli appunti. Il primo consiste nella scelta dell'appetizer: il petto d'oca era ottimo, ma visto che entrambi avevamo scelto di cenare a base di pesce, non c'entrava molto col resto della cena. A mio avviso predisporre due tipi diversi di prepasto da offrire ai clienti in base a quanto da loro ordinato potrebbe rappresentare una finezza molto apprezzabile. Il secondo appunto è simile al primo e riguarda il gorgonzola offerto al termine della cena. Buonissimo fuori da ogni dubbio, è risultato però avere un sapore troppo violento per il palato che ancora conservava i delicati sapori del secondo da poco terminato. Anche in questo caso un'alternativa per chi non ha consumato cibi dal sapore molto forte sarebbe un tocco di finezza perfettamente in linea con l'alto livello del ristorante.
Al di là di queste due piccole note, che rappresentano comunque il classico pelo nell'uovo, abbiamo consumato una cena che ci ha entrambi soddisfatto appieno per la qualità di quello che c'è stato servito e che ci ha abbondantemente saziato grazie alle generose quantità di tutte le porzioni, permettendoci nel contempo di godere di un ambiente elegante e raffinato e di un servizio che è stato preciso, puntuale e molto professionale dall'inizio alla fine della serata. A questo proposito tengo a far notare che i tempi di servizio sono stati leggermente più veloci all'inizio della serata, quando l'appetito lo richiedeva, mentre sono stati un po' più gradevolmente rallentati verso la fine quando era invece necessario prendere un po' di fiato tra una portata e l'altra, dimostrando una buona maestria nella gestione della sala. Credo proprio che questo ristorante potrà diventare uno dei miei punti di riferimento.
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