Prezzo per persona bevande incluse: 25 €
Recensione
Siamo in 16 e prenotiamo alla “Mucca Pazza”, scoprendo che, dopo una chiusura di diversi mesi, è cambiata la gestione ed anche il nome: ora si chiama “La Taverna della Mulina”. Il locale si presenta esattamente come prima: era stato completamente ristrutturato pochi anni or sono e, in effetti, non necessitava di cambiamenti. L’ambiente è accogliente/rustico: all’ingresso sono presenti tre/quattro tavoli, capeggiati dalla cucina parzialmente a vista e dal bancone bar; il piano rialzato è quello principale per numero di tavoli (dieci circa), ma noi veniamo fatti accomodare nel seminterrato: una sorta di taverna, questa sera ad uso esclusivo nostro, con presente un grande camino (non funzionante).
La gestione è tipicamente familiare: madre in cucina con figlia, nonché figlio ai tavoli. Il servizio è semplice ma cordiale.
Il menu è improntato alla cucina tradizionale, con particolare cura per le carni (arrosti, lessi), con sezione dedicata alla griglia. Non vi sono proposte di pesce.
È presente un menu guidato a 30 euro, preso anche dal sottoscritto, che comprende le seguenti portate.
Antipasto della casa: selezione di salumi non pregiati (lardo, pancetta, salame) in porzione normale, oltre che un piattino con assaggi di frittata, olive all’ascolana, polpettine, mini pizzetta. Nel complesso non ci sono pecche da segnalare se non che, lo stesso piatto preso alla carta, costa ben 15 euro.
Un primo a scelta tra: casoncelli alla bergamasca (non provati), tagliolini al ragù di capriolo (che si rivelano immersi nella panna) e fusilli al sugo di noci (idem). Le porzioni sono sull’abbondante, i sapori forti ma si riveleranno molto poco digeribili; alla carta vi è poco di più, tutto al prezzo di 8 euro.
Un secondo tra: lesso (lingua, gallina e reale di manzo) che non entusiasma nessuno; è tiepido, la lingua “callosa” ed accompagnato da salsa verde e mostarda appena uscite da un vasetto industriale. Altri optano per lo stinco (mezzo stinco piccolo un po’ asciuttino); grigliata mista (costina, spiedino e braciola di maiale: non male!). Alla carta sono presenti svariate carni alla griglia: dalla costata al filetto, alla tagliata al roastbeef. Vengono provate un po’ tutte, con risultati molto contrastanti: il filetto è cotto alla perfezione ma è tiepido; la costata asciutta e duretta; il roastbeef ben fatto. I prezzi alla carta sono sui 11/15 €.
Come contorni si rimane sul classico: patata fritta/al forno, insalata o spinaci.
I dolci sono fatti tutti in casa e sono improntati principalmente sulle crostate (albicocca, mela, prugna o noci). Sono buoni e ben preparati (3 euro), ma siamo a fine serata e dobbiamo razionalizzare le ultime porzioni. Ci raccontano che era presente anche il tiramisù (terminato).
La lista dei vini ha dei prezzi interessanti (9/14 €), con proposte da svariate regioni e cantine mediamente poco conosciute. Proviamo due Sassella, un Pinot grigio e due Chianti: si riveleranno tutti vini onesti e saranno bevuti con piacere. L’acqua è microfiltrata.
Nel complesso, quindi, le esecuzioni non convincono del tutto: capiamo fin da subito che, parte del problema, è da imputare alla cucina che è andata completamente in tilt.
Pur in presenza di un servizio pronto e disponibile, infatti, il locale è pieno ed ancora molto da rodare: parte dei commensali hanno terminato il secondo ed altri sono in attesa del primo piatto! Tale disagio si ripete per tutta la serata, ed a poco valgono i solleciti inoltrati, alcune pietanze, addirittura, saranno “dimenticate” ed arriveranno a fine pasto.
Il proprietario è ben cosciente del fatto e mitiga gli animi ma non i tempi di attesa: si sdebita parzialmente offrendoci due bottiglie di spumante con il dolce.
Si ha avuto un vero senso di disorganizzazione nella gestione delle portate, in gran parte imputabile al fatto che il locale ha aperto pochi mesi prima; fatto che non giustifica, ad ogni modo, tale disservizio, almeno a mio parere.
Nota positiva è il conto: i prezzi sono calmierati e paghiamo 405 euro per un pasto completo; si tratta di circa 25 euro a testa, cifra ritenuta unanimemente onesta.
Per contro, ci si alza dal tavolo con un senso di insoddisfazione e con poca voglia di sperimentare più avanti se sarà stato fatto tesoro dei problemi riscontrati questa sera.
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