Prezzo per persona bevande incluse: 106 €
Recensione
Per la cena del mio compleanno scegliamo questo rinomato ristornate situato a Treiso, nella parte iniziale delle Langhe cuneesi, immerso tra dolci colline in un paesaggio di rara suggestione.
L'edificio si presenta all'esterno con una facciata piuttosto austera (è inserito in un palazzo dell'epoca del ventennio, quando era sede delle scuole elementari), ma all'interno si rivela subito raffinato, elegante ed al contempo anche molto caldo ed accogliente. Dopo l'anticamera c'è un piccolo spazio con ampie poltrone dove poter gustare eventualmente l'aperitivo, noi invece ci dirigiamo subito nell'unica, ampia, ariosa, elegantissima sala dove veniamo fatti accomodare dall'efficientissimo personale di servizio in un tavolo defilato ma opportunamente situato vicino alla vetrata che abbraccia tutto il locale, prospiciente il graziosissimo giardino e soprattutto le splendide colline di Langa.
Il tavolo rotondo è finemente apparecchiato, con tovaglia bianca, piatti di porcellana finissima, posateria di classe, fiori d'orchidea.
Ci viene servito il pane preparato da loro, pane alle olive, pane bianco, pane nero con pezzetti di albicocche, fichi e nocciole (sfiziosissimo), focaccia semplice e con le cipolle
Come appetizer ci viene proposto (e non offerto) di iniziare con un calice di vino bianco o bollicine, e tra le varie proposte optiamo per un buono, anche se non eccelso, spumante brut riserva Coppo.
Decisamente sfiziosi gli stuzzichini: un croccante e leggerissimo fiore di zucchina impanato con gradevolissimo ripieno di acciuga, e una curiosa ma ben riuscita "pizza liquida", servita in un bicchierino, con piccolissimi crostini immersi in una delicata burrata, alcune foglioline di basilico e sul fondo l'acqua di pomodoro.
Come vino, decidiamo di prendere un Gewürtztraminer Kolbenhof Hofstatter del 2007, già provato in altre occasioni, e sempre meravigliosamente profumato, fruttato, avvolgente, davvero unico.
Il menu presenta proposte variegate, da quelle tradizionali della cucina piemontese a quelle più originali, e non mancano ottime proposte di pesce (per cui peraltro il ristorante è famoso).
Avendo un importante e robusto pranzo di compleanno a casa il giorno dopo, scelgo di ordinare appunto portate di pesce, già a partire dall'antipasto.
Una ricca, eccellente ed inappuntabile composizione di pesce crudo con germogli di soia e salsa wasabi così composta: uno scampo, un'ostrica, ricciola, salmone, due acciughe, rombo, un gambero e al centro una tartare di pesce (branzino e ricciola) finemente battuto a coltello. A parte su una microscopica brace, due quadratini di tonno leggermente scottato.
Tutto meravigliosamente fresco ed ottimamente presentato, con due bottiglie di olio, uno toscano, più delicato, l'altro siciliano più deciso, da me peraltro nemmeno usati, per non coprire il sapore del pesce. Mi sono invece servito, seppur moderatamente, della salsa wasabi, che in effetti con la sua particolarissima essenza esaltava il pesce medesimo.
Per la mia ragazza uno dei piatti classici del locale, ossia dei gamberi di Sanremo impastati nella nocciola tonda gentile e grissini: originalissimo e armonioso l'incontro tra la granella di nocciole e il gambero, morbido e gustoso. Assieme ai gamberi, anche due acciughe in una dorata impanatura, il tutto servito su una tavola di ardesia e avvolto in una carta forno.
Primi.
Entrambi scegliamo dei fusi (una sorta di gnocchi dalla forma allungata) di patate con leggero pesto di lattuga e basilico e frutti di mare. Un piatto che ci colpito per i profumi e il perfetto equilibrio dei sapori, davvero invitante e prelibato.
Come secondo, continuo in perfetto stile marinaro, con un sontuoso astice al vapore con catalana di verdure e salsa agli agrumi. Davvero spettacolare per gusto, qualità, quantità e presentazione.
La mia ragazza sceglie invece una ricca e selezionata "ruota" di formaggi (da consumare, come sanno gli intenditori, a partire da quelli più freschi, per arrivare a quelli più stagionati) comprendente una ricotta stagionata, tre tipi di robiole, il ciuc (una particolarissima toma piemontese stagionata nelle vinacce), il Murianengo (raro formaggio stagionato della zona del Moncenisio) e gorgonzola al naturale.
Il tutto accompagnato da una deliziosa cugnà (ossia una mostarda d'uva) di Barbaresco, e di miele con le nocciole.
Ci viene poi offerto un rinfrescante pre dessert, un cannolo croccante farcito con crema di pistacchio e cubetti di cioccolato fondente.
Per i dolci (tutti al costo non indifferente di 15 euro), io scelgo un tradizionale parfait di nocciole con caramello croccante, guarnito da fragoline e frutti di bosco. Dal gusto pieno e armonioso, ottimamente presentato, forse una porzione un po' esigua.
Per lei uno dei dolci simbolo del locale simpaticamente chiamato "un pò di dolcezza, che la vita è abbastanza amara", un buono ma tutto sommato non esaltante gelato di panna cotta con crema di cioccolato, sale e pepe.
Ad accompagnare i dolci, un calice di ottimo Moscato Saracco del 2008.
Infine due caffè accompagnati da deliziose friandises, composte da soavi piccole meringhe, paste con crema pasticcera e fragoline, un piccolo e fantastico caramello croccante, paste alle nocciole, gelatine di ciliegia.
Tutto insomma di ottimo livello, dalla cucina con l'uso selezionato di materie prime, e l'offerta di piatti ancorati alla tradizione (non sono stati da noi scelti, ma erano presenti in menu i classici della tradizione piemontese), e altri più creativi ed originali, l'ambiente arioso ed elegante con una splendida vista sulle colline langarole, ed il servizio, con una schiera di camerieri tutti preparatissimi, cortesi, inappuntabili e simpatici.
Ma non si possono sottacere alcune perplessità.
Giunti soddisfatti alla fine dell'ottima cena, il finale, con la presentazione del conto, ci ha letteralmente lasciato con l'amaro in bocca. Non si discute l'entità del conto in sè (peraltro con l'indicazione di una generica e discutibile voce totale "cantina" a comprendere anche l'acqua e l'aperitivo, il cui costo preciso quindi non è dato sapere), seppur importante, ma il fatto che sia stato addebitato tutto ma proprio tutto, sino all'ultimo centesimo, non solo l'aperitivo di benvenuto (generalmente in altri ristoranti di livello cì è sempre stato offerto) ma anche l'acqua e il caffè (due caffè 8 euro!), con una logica pur legittima ma che non si può non definire esosa, non consona all'altezza di un grande ristorante.
A fronte di cene (e di conti) così importanti, sarebbe naturale segno di rispetto nei confronti del cliente (come ci era infatti capitato in precedenza in tutti i ristoranti piemontesi di un certo livello in cui eravamo stati), un semplice gesto di cortesia, come ad esempio non addebitare 4 euro per un caffè o l'acqua, il che va al di là, si ripete, del mero fatto monetario.
Una scelta di basso profilo, e alla fine controproducente, perché non invoglia molto un cliente a ritornare, considerato il raffronto con altri ristoranti della stessa tipologia presenti in Piemonte.
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