E’ molto difficile scrivere una recensione o un ra...

Recensione di del 17/10/2010

Povero Diavolo

120 € Prezzo
9 Cucina
9 Ambiente
9 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 120 €

Recensione

E’ molto difficile scrivere una recensione o un racconto di un posto del cuore, il rischio è quello di scrivere uno spot che non serva a niente, ma in questo caso voglio correre il rischio perché al Povero Diavolo di Torriana noi andiamo con una certa frequenza da diversi anni, da molto prima che le guide si accorgessero di loro e che arrivassero i premi e le consacrazioni ufficiali.
E’ sempre un piacere arrivare sulla piazzetta di questo piccolo paese arroccato sulle alture di Rimini, salutare “gli osti” Fausto e Srefania ed accomodarsi nelle stanzette al piano di sopra per aspettare la cena, in questo ambiente fuori dal tempo senza televisione, ma con tanti libri di tutti i tipi per far trascorrere l’attesa.
Ma bando alle ciance siamo qui per parlare di cucina e così sarà.
Ci accomodiamo nella bella sala da pranzo chiara ed ariosa e subito ci vengono portati i menu e la carta dei vini, diamo un’occhiata distratta, ma abbiamo già le idee chiare.
Il menu presenta tre degustazioni: ritorno al futuro, mare e tipico terrestre più la possibilità di scelta alla carta.
Noi come avevamo già preventivato optiamo per il tipico terrestre, il più completo, 10 portate al costo di euro 85 più l’abbinamento al calice proposto a € 35.

Arriva intanto il pane ed i grissini autoprodotti ottimo per qualità e tipologie, soprattutto i grissini sono una vera tentazione anche perché il rabbocco è continuo.
Fausto viene a proporci il percorso vini che sarà di cinque tipologie: un Pignoletto, un Trebbiano, il Cerasuolo di Valentini imbottigliato in casa, una Barbera d’Alba ed un Albana passito, una degustazione non banale con una menzione speciale per il Cerasuolo 2008, quindi giovanissimo, che al primo impatto non si è concesso per niente con note di riduzione evidentissime, ma poi con l’ossigenazione del bicchiere si è mostrato in tutta la sua stoffa, anche se con i limiti dovuti all’età.

Dopo i benvenuti della cucina che ricordo ottimi, ma che non mi sono appuntato inizia la cena vera e propria con: Triglia cavolo nera e canditi. Un filetto di triglia cotto alla perfezione con una riduzione di cavolo nero di grande intensità e una dadolata di agrumi canditi a vivacizzare il tutto.

Baccalà mantencato, salsa alle caldarroste: baccalà di grande forza e persistenza con il colpo di classe della salsa di castagne ad addomesticare l’irruenza del pesce.

Uno dei piatti della serata: tortellini ai frutti di mare in brodo di cannocchie. Il mare in bocca, i tortellini sono solo i comprimari ad un brodo ottenuto dalla spremitura a crudo dei crostacei, un piatto di una lunghezza e di una potenza da primato.

Carota arrostita, curcuma, sesamo nero, salsa di giuggiole, scaglie di tonno: qui si vede l’amore di Giorgio per le verdure; una grossa e dolce carota semplicemente arrostita con le spezie, adagiata su una asprigna salsa di giuggiole con le scaglie di tonno a dare un tocco croccante.

Riso in bianco: versione autunnale del famoso piatto che ha fatto salivare tanti gourmet, in questa versione sulla base del piatto troviamo fondo di vitello, il riso viene cotto con un infuso di foglie di cipresso e mantecato con burro alle pigne, il risultato è quello di sentirsi in una foresta di conifere tanta è la forza di questo piatto che presenta una nota amara violenta rabbonita solo in parte dalla dolcezza del fondo.

Cappelletti Povero Diavolo: chiesti da noi espressamente, serviti con burro e formaggio di fossa sono un classico del locale ed un inno al territorio.

Rapa rossa, rafano, limone, capperi, acciughe, liquirizia: la rapa appena scottata viene presentata sottile come un carpaccio e viene consigliato di assaggiarla ad ogni boccone con una salsa diversa.

Animelle, succo di angelica, erbe aromatiche: le animelle più buone che abbia mai assaggiato morbide, fondenti con la salsa di angelica e le erbette a domare l’untuosità ed un fondo che forse solo da Ducasse è così ben tirato.

Agnello, cime di rapa, crema di sorbe: una bella costoletta cotta alla grande, l’amaro delle cime di rapa, la consistenza particolare e la dolcezza della purea di sorbe, da chiederne il bis.

Finita la parte salata e dopo aver fatto due chiacchiere con Stefania sui nostri reciproci tour enogastronomici arriva il pre-dessert: crema di limone al mieloto. Presentata in un bicchierino, una crema di limone di grande intensità con sopra un miele di una persistenza infinita.
Il dolce vero e proprio ci viene servito direttamente dallo chef e si chiama Autunno ed è la summa della sua cucina un dolce non dolce vegetale di cui non avendo preso appunti non ricordo tutti i componenti, ma ricordo distintamente la sua piacevolezza e il viaggio in un bosco che ti porta a fare anche stando comodamente seduti sulla sedia.
Ancora un caffè, qualche pezzetto di pasticceria, due parole e ci concediamo felici.

Il servizio coordinato da Stefania e Fausto non posso giudicarlo nella maniera classica, perché ogni volta mi sembra di essere a casa tanta è la piacevolezza del passare due ore in grande rilassatezza.
La cucina di Piergiorgio Parini è al momento una delle più interessanti in Italia, riesce con pochi elementi semplici e perfettamente riconoscibili a creare piatti di grande personalità e non ultima fra le qualità di grande digeribilità ed altra nota a suo favore l’incredibile capacità di creare sempre piatti nuovi, penso che di lui si parlerà ancora molto e scalerà in breve le varie classifiche di merito.

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