Ne vale la pena.
Vale la pena di percorrere q...

Recensione di del 21/07/2005

Povero Diavolo

55 € Prezzo
9 Cucina
9 Ambiente
8 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 55 €

Recensione

Ne vale la pena.
Vale la pena di percorrere questi venticinque chilometri scarsi che, da Rimini attraverso la valle del Marecchia, portano al piccolo borgo di Torriana. La strada non è difficile, basta arrivare a Santarcangelo di Romagna e seguire le indicazioni: Torriana si vede subito da lontano, in alto, sovrastata a sua volta da un enorme sperone di roccia sul quale si erge un’ antica torre, in via di restauro.

L’ambiente del Povero Diavolo è molto curato, di elegante sobrietà: la sala principale, pavimentata in cotto, è arredata con grande gusto: belli e ben apparecchiati, anche se non amplissimi, i tavoli quadrati con le tovaglie bianche e le semplici sedie di legno scuro. Particolare il soffitto, con le travi bianche ad arco ed un lucernario che di giorno probabilmente dona una maggiore luminosità. C’è anche una saletta con il camino, piacevolmente raccolta, che invita al ritorno nella stagione consona; particolare curioso la porta in legno scolpito che ricorda quella di una baita in montagna e dà sul pulitissimo bagno.

La serata è calda e decidiamo di cenare all’esterno, nel cortile, sotto la grande roccia a picco: dallo spiazzo di fronte al ristorante, appena attraversata la strada, lo spettacolo di una serata tersa è di rara suggestione, si perde a vista d’occhio sulle luci della costa, sul promontorio di Gabicce e sul monte Titano.
Anche lo spazio esterno, ancora più minimale nei dettagli, è comunque molto bello: i tavoli quadrati di legno, piccoli, e come tovaglia una striscia di tessuto bianco rettangolare, a coprirne soltanto la parte centrale.

Ci dà il benvenuto il patron, che ci invita a scegliere il tavolo: la nostra decisione è per l’intimità, quindi saliamo le scale che conducono alla parte sopraelevata del cortile, proprio sotto lo sperone di roccia. L’accoglienza è piuttosto cordiale anche se, nel corso della serata, le visite del titolare si sono fatte più rade, sia a causa della presenza di un ospite illustre (il vice direttore di una celebre guida) che di una coppia di clienti abituali: tutto questo, ma lo scrivo solo per dovere di cronaca e senza polemica perché il servizio è sempre stato sorridente e assolutamente puntuale, probabilmente ha anche impedito la visita al tavolo dello chef Riccardo Agostini, trattenuto al tavolo blasonato per i più ovvi dei motivi..

Bene, parliamo del nocciolo duro, la nostra cena: l’inizio è subito confortante con il soave trastullo dell’ appetizer, un cous cous con cipollotto, arancia e sarda marinata di grande equilibrio, senza che nessuno degli evidenti sapori andasse a coprire gli altri, buonissimo.
L’attesa tra una portata e l’altra è allietata da un gran numero di ottimi pani, su tutti quelli, splendidi, al sesamo e ai tre formaggi (pecorino, fontina ed Emmental). I grissini, pur buoni, non ci sono sembrati così fragranti.

Ormai da nota consuetudine, la compagnia della mia consorte non si sposa purtroppo con i menu degustazione: andateli a vedere sul sito del ristorante perché (finalmente, di solito non accade), sono aggiornati in modo preciso oltre ad essere molto attraenti: se la memoria non mi inganna, e se lo fa è per pochi euro, il più vasto viene offerto a 67 e quello (si fa per dire) minore a 46€.

Ci faremo quindi tentare da due antipasti, un primo e un secondo alla carta. Una bottiglia di Pico de La Biancara di Angiolino Maule, annata 2003 quindi freschissima, scelta da una carta molto interessante e con proposte originali, sarà la degna compagna della serata. Anche Maule fa parte di quella schiera di vignaioli che vogliono trasmettere ai loro prodotti le peculiarità del terreno di origine: questa garganega è strana, il colore è molto carico e in bocca sembra ruvida, ma quanto ci rimane..

Per quanto mi riguarda, inizio con mazzancolle appena scottate con fagiolini e nocciole, tartufi neri e crema di alici: piatto eccellente, crostacei di perfetta consistenza e squisitamente accompagnati dal tubero di rango, con la crema di alici a insaporire senza coprire.
Mia moglie sceglie, soddisfatta, una tagliata di salmone al pepe di Sechuan con puré di asparagi di bosco e lime. Il mio assaggio conferma la sua soddisfazione, soprattutto per la cottura del pesce.

Alle prese con le nocette di pesce spada avvolte di lattuga e timo con salsa d'arancio e olive nere mi (ri)scopro un povero dilettante dei fornelli: non si tratta soltanto la qualità della materia, è la perfezione della scelta dei tempi a trasformare la stopposità del banale bisteccone in bocconi di tenera succulenza! Ci arriverò, almeno un po’distante, un giorno?
Gli spaghetti alle zucchine e rana pescatrice, profumati allo zenzero, ordinati dalla mia metà (curioso che lo sia anche fisicamente..), si rivelano all’altezza del resto, delicati e molto ben fatti.

Tra un bocconcino di pane, di cui da golosi siamo stati regolarmente riforniti più volte, e una scarpetta, è il momento del dessert: carta invitante e ferma posizione da parte del mangione capo (io, va da sé..) a non condividere una peregrina portata singola..
Nel corso della ponderazione ci arriva una granita di mandorle con fico caramellato, degno e ghiotto ponte verso i dolci.

Prima di una piccola pasticceria da bis, che avremmo richiesto se la mia stazza non tendesse pericolosamente e costantemente a quella di un lamantino, viene servito a mia moglie un croccante di cioccolato fondente con mantecato di ricotta, pistacchi e zuppa al limone che non ci manda in visibilio. La mia scelta, invece decisamente azzeccata, è andata verso dei cannoli croccanti con moussellina di cioccolato al latte, lenticchie e rum da applauso: curioso abbinamento sulla carta, la crema che si forma nella fusione di cacao e legumi, a sua volta combinata alla perfezione con la fragranza della pasta, riporta il tutto ad un magnifico equilibrio di sapori.

Un buon caffè annuncia il momento di accomiatarsi da questa nuova, interessante, scoperta: ci riproponiamo di tornare presto e di segnalare il Povero Diavolo agli amici. Il conto, 110€ di cui 23 per il vino e 2 per l’acqua, pur non sorprendendo per la convenienza, suggerisce comunque la bontà del rapporto qualità prezzo.

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