Giugno: i giornali, come da qualche anno a questa ...

Recensione di del 29/06/2005

Locanda del Castello

51 € Prezzo
7 Cucina
7 Ambiente
7 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 51 €

Recensione

Giugno: i giornali, come da qualche anno a questa parte, ci raccontano di come le temperature si ritrovino ben oltre la media stagionale e si sprecano in disamine più o meno scientifiche delle ragioni per cui questo accade; sta di fatto che l’aria bollente della città mette addosso una sensazione sgradevole, inizia ad imbrunire, ci si aspetta il refrigerio della sera e non cambia niente, si suda soltanto a respirare.
Meno male che la mia ex collega ha organizzato una cena fuori Bologna verso i colli.

Conosco il posto, ci passo spesso in bicicletta durante i miei tentativi di mantenere una parvenza di forma fisica. Sulla strada che da Casalecchio di Reno porta a Sasso Marconi, superata la villa-museo del grande scienziato, si scende verso il fiume Reno, lungo la cui riva sinistra si trova il Palazzo de Rossi, costruito alla fine del XV secolo, interessante costruzione dall’aspetto imponente che ricorda un castello. Sulla corte interna, molto bella, si affaccia qualche vecchia bottega e, appena passato l’arco sulla destra, il ristorante.

Arriviamo ben oltre le 21, piacevolmente storditi da un aperitivo consumato in attesa dell’ultima commensale. Sul selciato, appoggiata a una base di legno piuttosto ballerina, è allestita una gradevole veranda: i tavoli, ben apparecchiati, sono molto ravvicinati, mentre le sedie, sia pur comode, sono in plastica da giardino, bruttarelle. L’interno del locale, fruibile con un clima diverso da quello attuale tipico della savana, è rustico-di-gusto e diviso in sale che potranno contenere ad occhio una sessantina di coperti. Lo stato del bagno, di solito non mi ci soffermo ma in questo caso la nota di demerito è evidente, potrebbe essere senza dubbio curato con più attenzione.

Il servizio ha mantenuto per tutta la serata un buon livello, soprattutto in considerazione del notevole affollamento del locale; unica nota stonata e antipatica la consegna del conto, verso la mezzanotte, prima della nostra richiesta “perché chiudiamo la contabilità”: va comunque detto che ci è stato comunicato con estrema gentilezza.

Per venire al dunque, il menu è ben organizzato: ci sono 2 proposte di degustazione, una di mare e l’altra di terra e la carta presenta un discreto numero di piatti per portata.
Dopo una breve discussione tra cultori dell’esagerazione e fautori della moderazione, con la vittoria dei primi, scegliamo una degustazione di pesce con 5 portate incluso il dessert a 34€.
La carta dei vini è una bella sorpresa: proposte da quasi tutta Italia, qualche escursione in Francia, piccole cantine interessanti e prezzi positivamente fuori norma per l’area bolognese. Iniziamo con un classico rassicurante come il Podium, un Verdicchio di Garofoli, annata 2003.

Il primo antipasto della degustazione è l’insalata tiepida di polipo e verdure... qui si iniziano ad avere le prime sensazioni, successivamente confermate: le porzioni sono più che abbondanti, la materia prima è di ottima qualità e le preparazioni di discreto livello.
Si prosegue con tonno e merlano affumicati con mozzarella di bufala e panzanella: molto saporiti i due pesci e azzeccato quanto per me inconsueto l’abbinamento con il latticino.
Gli spaghetti alla chitarra con gamberoni e zucchine non esaltano ma sono di buona fattura: una maggiore cura nella cottura dei crostacei non avrebbe guastato, la sapidità del piatto garantisce comunque una certa soddisfazione.

E’ il momento di cambiare bottiglia: ho una grande passione per i vini targati Marina Cvetic, il cui opulento Trebbiano viene paragonato al brandy (!) dalla nostra compagna di libagioni. L’annata 2002 è forse ancora un po’ giovane e il legno è ancora bello presente e non ancora perfettamente integrato, anche se si tratta sempre di un gran bel vino.

Ci viene servito a questo punto il branzino al forno, probabilmente il piatto più riuscito della serata: cottura e sapidità perfette hanno consentito a tutti di finire la propria abbondantissima e succulenta porzione.
La bavarese di albicocche con dadini di pesche è stata una sorpresa molto gradevole: in generale trovo questo tipo di dessert banale, ma la qualità della frutta utilizzata questa volta ha probabilmente fatto la differenza, rendendo la preparazione tanto semplice quanto gustosa.

A questo punto, ben pasciuti, abbiamo chiesto (ma solo i due uomini duri..) un whisky: ci sono stati serviti i classici Oban e Lagavulin, la cui forte nota torbata accompagna piacevolmente il dopo cena.

A conti fatti, comprese le due bottiglie di vino, tre di acqua minerale i distillati e il caffè, abbiamo speso una cifra assolutamente ragionevole, 51€ a testa, che fa propendere tutti per un ritorno garantito.

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