Cena per due al Camino, più che per mangiare per fare quattro chiacchiere con una amica, ma c'era anche la volontà di riprovare questo ristorante dove non andavo più da anni.
Arriviamo alle 19:30, locale vuoto e veniamo fatte accomodare nella "sala principale". Uno zelantissimo cameriere ci porta subito il menu e prende l'ordinazione delle bevande. Il menu è molto ampio (forse troppo) e presenta molti piatti di pesce (vicino all'ingresso era piazzato un carrello aperto con del pesce fresco conservato nel ghiaccio, vicino al carrello aperto dei dolci di Bindi, e sopra a tutto troneggiava un prosciutto da tagliare al coltello).
Scegliamo due antipasti di porcini freschi con gamberetti, discreti, quantità non abbondante; 12 €.
Due secondi: una coda di rospo alla viareggina (pezzetti minuscoli di coda di rospo, la parte terminale, con molto scarto, serviti in umido con qualche pomodorino e olive), discreto il sapore ma niente più; uno spiedino di pesce con riso al curry, un piatto ovale con abbondante "risotto" (consistenza tipica da risotto ben cotto) con spiccato sapore di curry, con sopra un tristissino spiedino con due pezzetti di pomodoro, un testa di gambero (il corpo era misteriosamante sparito), tre pezzetti di seppia completamente disfatta (nel senso che si squagliava, non riesco a capire come sia potuta arrivare a tale stadio) e due gamberetti. Veramente al limite del commestibile; 15 € ciascuno.
Conto totale con una bottiglia d'acqua e due caffè: 63 €.
Nel frattempo il locale si è riempito e la frenesia del cameriere ha raggiunto il culmine quando ci ha portato via il piatto dell'antipasto con ancora il boccone in bocca e ci ha servito i secondi. In pratica dopo mezz'ora avevamo già finito di mangiare.
Commento finale: di scarsa qualità le materie prime (i nostri vicini di tavolo che avevano ordinato delle teste di porcini alla genovese le hanno respinte dicendo che erano immangiabili), da mensa aziendale il servizio, assolutamnete non proporzionati i prezzi.
