Prezzo per persona bevande incluse: 60 €
Recensione
Il pranzo al Tino ce lo siamo sudato. Non ci siamo fatti scoraggiare dal traffico della Cristoforo Colombo in una delle prime domeniche di sole, anche se, completamente fermi in coda ancora alle porte di Roma, già in notevole ritardo, stavamo vacillando. Abbiamo tenuto duro, e siamo stati ripagati da una gran bella esperienza, a partire dall’accoglienza calorosa nonostante l’ora abbondante di ritardo sulla prenotazione.
Scelto un tavolo nella saletta interna, senza nessuna fretta ci è stata prima offerta un’ostrica Fine Binic Selvaggia, accompagnata da un Franciacorta Ca’ del Bosco Riserva, per poi portarci i menu.
Questi mantengono esattamente le promesse del sito internet, curatissimo, forse addirittura troppo, dato che, tra descrizione di come sono realizzati i piatti e foto degli stessi, si arriva a tavola con una strana impressione di dejà vu… ma forse ho semplicemente esagerato io con le visite al sito, nel tentativo di scegliere preventivamente tra la degustazione di carne e quella di pesce.
Entrambe di sei portate, sono proposte a 60 euro comprensivi di vini in abbinamento. Alla carta il prezzo di un pasto completo non si discosta molto da questa cifra, la carta dei vini è ampia, ben bilanciata tra etichette più o meno note, i ricarichi sono bassi.
Optiamo per il menu guidato di pesce, iniziando con un’ombrina affumicata in casa ai baccelli di vaniglia, con insalata di fiori e gelatina di rose, servita con un Traminer Aromatico 2007, Borgo delle Oche, vino friulano che manterremo anche per il piatto successivo. Una preparazione delicata, rispettosa della qualità della materia prima.
Entusiasmante la tempura di gamberi rossi di Sicilia con gelato al wasabi, un unico grande gambero dalla frittura perfetta, accompagnato da un gelato cremoso e ben amalgamato. Due parole scambiate con Daniele, uno dei due chef, prestato al servizio in sala, ci fanno capire quanta passione ci sia dietro quest’avventura. I risultati si vedono anche nei dettagli, come l’ottimo e vario cestino del pane, di cui ricordiamo in particolare i grissini al pepe e la focaccia con le cipolle.
I primi previsti dal menu, abbinati ad un erbaluce in purezza, Primavigna 2005 Crosio, sono dei ravioli ai calamari con crema di piselli e porro croccante, rilettura veramente riuscita di un accostamento classico, e dei tonnarelli allo zafferano, con cozze scardovare, colatura di alici di cetara e fiori di zucca. Questo piatto è forse l’unico a non averci convinto del tutto, per via dello zafferano troppo predominante (ma qui entrano in gioco gusti personali) e di una punta eccessiva di salato, dovuta alla colatura di alici: un po’ disarmonico, sapori un po’ slegati.
Arriva ora il piatto più originale del menu, un filetto di pescespada cotto a bassa temperatura con purea di manioca e marinata al coriandolo e zenzero. La lunga cottura, con contemporanea marinatura, permette di ottenere una consistenza particolare, la carne è tenerissima e delicatamente aromatizzata, mentre i frammenti di zenzero fresco generano tante piccole esplosioni di sapore bilanciate dalla purea. Notevole il vino che lo accompagna, un Sauvignon l’Altro 2006 Forchir di grande complessità nonostante la giovane età. In generale tutti gli abbinamenti enologici sono risultati indovinati e soprattutto non scontati.
Prima del dessert ci viene offerto un insolito sorbetto di zenzero, che rinfresca e pulisce il palato preparando al millefoglie al “dulce de leche” con cialda alle fave di cacao e salsa allo yogurt, servito con un Passito di Pantelleria Ben Ryè Donnafugata. Vista l’esecuzione perfetta, avrei provato volentieri anche i “gelati al cioccolato Ivoire e Guanaya Valrhona con sorbetti a base di Ben Ryè e Recioto”, sarà per la prossima volta.
Ci alziamo da tavola alle cinque passate, ultimi clienti in sala, dopo due caffè accompagnati da una curata piccola pasticceria, estremamente soddisfatti e contenti di non esserci arresi al traffico domenicale. Cucina tecnicamente impeccabile, capace di produrre piatti armonici, leggeri ma dai sapori intensi: l’unico rischio, date le porzioni abbondanti nell’ambito di una degustazione piuttosto lunga, è quello di uniformarsi ai soggetti dei quadri di Botero appesi alle pareti. Un rischio che ci sentiamo in dovere di correre ancora: vogliamo provare il menu di carne, e dobbiamo sbrigarci visto che i piatti cambiano ogni due mesi.
Ci verranno addebitati solo i 60 euro a persona dei menu: offerte una bottiglia d’acqua gassata, le ostriche d’apertura, i Franciacorta, i sorbetti, i caffè e la piccola pasticceria. Quello che non ha prezzo, comunque, è la simpatia, professionalità e disponibilità dei titolari, che ringraziamo per non averci messo fretta in alcun modo. Hanno senza dubbio conquistato due nuovi clienti, che torneranno spesso.
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