Prezzo per persona bevande incluse: 58 €
Recensione
Freddo. È la prima sensazione che mi viene in mente. Tanto freddo.
Non mi piace come ha giocato l’architetto, che non mi sembra abbia fatto voli pindarici di fantasia, le salette sono divise dai consueti archetti, c’è una modaiola porzione di muro con mattoni a vista.
Tavoli con sedute divise fra stonatissime e scomode sedie impagliate da osteria e divanetti rivestiti di tessuto rigato multicolore. Il tutto rischiarato da luci gelidamente artiche e colorato da quadri di gusto personalissimo. Non il mio, però. Anche il pavimento mi sembra freddo e comunque non intonato al resto, rombi bicolori giallini e neri, come si usavano negli anni ’30, mentre il soffitto è a travi e la lampade modernissime a semisfera. Un guazzabuglio mal riuscito, in odore di minimalismo spinto. È la mia opinione.
Il bagno invece è elegante, con salviette arrotolate sotto al lavandino. Sbircio in quello femminile, che è aperto e vuoto, e noto un bellissimo lavabo di ceramica smaltata a righe multicolore. Finalmente qualcosa che mi piace.
A dire il vero mi piace anche la sommelier giapponese, dolcissima e competente, la signora Oja Kana ci guiderà specialmente nella scelta finale dei distillati. Ma il servizio in genere, devo dire, sarà per tutta la serata discretissimo e sempre presente al momento giusto.
Infine mi piacciono anche i grandi sottopiatti, di fattura artigianale e numerati, ognuno unico nella decorazione.
Non convinti dai due menu degustazione proposti, uno "breve" a 40 € ed uno più completo e articolato a 65 €, scegliamo piatti sciolti.
Mentre seleziono dalla carta (esclusivamente regionale italiana, a parte gli champagne) il vino a tutto pasto, un Sant’Agostino Bianco – Firriato, dal bellissimo retrogusto salino, ci viene gentilmente offerto un appetizer: pasta cresciuta con mozzarella e alici in crema di fagioli. Se la crema è davvero buona, purtroppo la pastella mi sembra un po’ molliccia, ed il ripieno ha ovviamente una faccia nota.
Il mio antipasto è molto ben presentato, la spuma di baccalà, alla base, è sormontata dalla crostatina di ceci e il tutto decorato da strisce di tonno a crudo e peperone arrostito. Piatto tanto colorato quanto invece delicato di sapore, e in certi bocconi addirittura insipido nel baccalà e nei ceci (sic!).
Assaggiando l’altro antipasto, mi sembra invece di avvertire nello sgombro un sapore troppo deciso, coprente nei confronti della panzanella e della buonissima emulsione di ricotta, olio e basilico. Peccato!
Da adesso in poi, però, si va in crescendo.
I miei tagliolini al nero sono perfetti ed i sapori di mare perfettamente equilibrati fra di loro. Ottimo l’abbinamento con una guarnizione in crema di legumi verdi (fave?). Il miglior primo di pesce mai assaggiato in vita mia.
Il trancio di pescespada, per sua natura lievemente stoppaccioso, si fonde a meraviglia con la caponatina ed i ritagli di limone, mentre il gusto del cono speziato è l’unica concessione alle trascorse esperienze orientali dello chef. Il friggitello, invece, mi sembra francamente un di più non necessario, ma gradevole senz’altro anche se slegato dal contesto.
I dolci invitano ad iniziare ad urlare di gioia al primo assaggio, smettendo solo intorno a ferragosto prossimo venturo.
La mia crostata di cioccolata fondente, accostata al semifreddo di limone e menta, me la sbafo in undici secondi netti, e mi ciuccio con lussuria la foglietta finale di menta fresca glassata.
I fichi arrostiti con le mandorle, avvolti in una foglia disidratata di fico, abbinati al gelato di pistacchio sono un colpo di genio, che pochi altri al mondo avrebbero mai avuto.
Terminiamo con un rhum 15 yo, un fuoco liquido, ed una aromaticissima grappa di gewurztraminer, accompagnati da una pasticceria mignon al cioccolato, noci (stupenda!), ribes e pasta di mandorle, anch’essa gentilmente offerta.
Un conto finale di 116,5 € in due dà quel giusto tocco di amarognolo alla bocca che, in fondo, a fine cena ci sta bene.
Siamo a Roma, ahimè, e la qualità è merce rarissima e salata.
Troppo salata per permettersela spesso.
Da domani si torna alle bettole, magari. Ma a testa alta e un gran ricordo in gola.
Altre recensioni per "Il Pagliaccio"

Eccoci a Roma e approfittando del fatto di avere l'albergo in piazza Navona, pre...

Avevo adocchiato il Pagliaccio già nel lontano 2005, frenato all’epoca da un men...

Eccoci arrivati alla nostra ultima fatica romana, la cena al bistellato Pagliacc...
Condividi la tua esperienza
Raccontarci le tue personali esperienze è fondamentale per permetterci di conoscerti sempre di più ed offrirti consigli su misura per te. ilmangione non è più un'esperienza statica, ma una potente Intelligenza Artificiale che impara a conoscerti partendo da quello che ti piace.