Prezzo per persona bevande incluse: 60 €
Recensione
Roma non ha certamente bisogno di presentazioni.
Siamo molto vicini al centro, viuzze strette e ricche di storia, parcheggi praticamente impossibili che invitano a lasciare l'auto in garage e fare quattro passi.
Il Pagliaccio è un ristorante che le guide segnalano tra i più interessanti emergenti della capitale quindi per me è impossibile non approfittare dell'occasione.
L'ingresso è - come si conviene - sobrio e senza insegne, dedicato a chi sa già che tipo di accoglienza e di cucina troverà.
Grande gentilezza da parte del personale di sala fin da appena entrati, ci fanno accomodare a un tavolo nei pressi della finestra che guarda sulla strada: se c'è un neo, quasi irrilevante, è dato da vicinanza e ampiezza dei tavoli, troppo poco distanziati e un po' piccoli.
Ma l'ambiente è accogliente e caldo e chi si occupa di noi sorridente e disponibile.
La simpatica sommeliere giapponese inizia offrendoci un buon calice di spumante della Franciacorta come aperitivo; allo stesso tempo ci vengono serviti dell'ottimo pane da scegliere tra alcune varietà e succedanei proposti (all'olio, carta da musica, grissini, integrale) e un appetizer composto di semplici alici su pane fritto (buono).
Ci sono 2 interessanti menu degustazione ma propendiamo per una scelta alla carta. Iniziamo con degli squisiti spaghetti di farro con guanciale e pomodoro e degli ottimi gnocchetti di patate con fegatini. Proseguiamo con bocconcini di coda di rospo e spiedino di anguilla all'olio nero (eccellente la coda di rospo, gommosa e dimenticabile l'anguilla) e un ottimo filetto di maiale (non ricordo il resto perché non l'ho mangiato io).
Ci viene portato in visione un carrello dei formaggi dal quale non possiamo non farci servire degli eccellenti pecorini e un erborinato stagionatissimo e potente tanto da allappare. I formaggi sono stati prosposti con miele di castagno e un paio di ottime confetture.
Satolli, abbiamo rinunciato al dolce ma con l'ottimo caffè ci è stata servita una piacevolissima piccola pasticceria.
Dalla carta dei vini, non ampia ma con proposte interessanti e con ricarichi accettabili, abbiamo scelto uno shiraz di Casale del Giglio del 2003, forse ancora un po' giovane ma molto gradevole.
Il rapporto qualità prezzo alla fine è risultato molto positivo, quindi va provato.
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