Prezzo per persona bevande incluse: 25 €
Recensione
Lungo la strada che da Godiasco conduce a Rocca Susella, in un contesto in cui le colline oltrepavesi, con i colori pastello del loro abito primaverile, “pace dicono al cuor“, l'Osteria del Giarone, già magistralmente descritta nell'aprile 2007 da altro recensore, mantiene il proprio genuino aspetto rurale, sfidando il tempo e le mode alle quali poco concede.
Così è infatti per la sala in cui veniamo fatti accomodare: accogliente, con il soffitto basso e il pavimento in cotto un po' sconnesso, le sedie impagliate, i tavoli di legno a vista, gli arredi e i complementi degni di un museo contadino. L'illuminazione fioca induce il conversare pacato dei commensali in un rarefatto continuum spazio temporale in cui gli effluvi della cucina raccontano di un passato che qui è ancora presente e che si ripropone attraverso preparazioni della tradizione locale con apporti innovativi rispettosi ed azzeccati.
I tavoli sono apparecchiati con semplicità e buon gusto, tovagliame color crema, piatti bianchi, due bicchieri e doppio ordine di posate.
Un uomo giovane, dall'accento vagamente teutonico, si occuperà del servizio ai tavoli, destreggiandosi con modi cortesi ed un po' timidi.
Da bere ordiniamo acqua minerale e Barbera. Il vino, dell'Azienda vinicola Ruinello, 12,5 gradi, è leggermente mosso e, ad un primo assaggio rivela una nota un po' dolce che non ci entusiasma. In ogni caso nel corso della cena, impariamo ad apprezzarlo tanto da non avanzarne.
Come appetizer viene servita una ciotola di aglio condito, dagli spicchi gustosi e delicati, che si dimostreranno digeribilissimi e privi degli effetti collaterali invisi non solo ai vampiri transilvani.
Si susseguono quindi gli antipasti.
Formaggio tipo quartirolo con composta di pere e cannella: niente male, ma toglierei i pezzettini di spezia che infastidiscono un po', limitandone la funzione alla sola aromatizzzazione.
Tagliere con lardo e salame: discreto quest'ultimo, meglio il lardo
triangolo di sfoglia con ripieno di belga, il sapore del ripieno è insignificante, la sfoglia è leggermente sfilacciata e già un po' fredda, niente di che.
Insalata russa: si sente che è fattta in casa, molto delicata, un filino insipida, ma buona.
Focaccina tiepida ripiena di formaggio fuso tipo crescenza. Il ripieno è decisamente amaro e la focaccina, un po' gommosa è da rivedere. Non ci siamo.
Come primi piatti.
Risotto con fichi caramellati.
Strepitoso, perfette sia la cottura, che la mantecatura. La presenza dei fichi è rivelata da pochi semini che conferiscono un tono brioso al morbido amalgama del riso, ravvivandolo con una nota insolita e garbata. Ottimo. Non si scorda.
Ravioli di brasato.
La pasta, piuttosto spessa, è un po' troppo viscida, il ripieno, non molto abbondante, ha il gusto indefinito di un assortimento di carni in proporzioni sbilanciate ed un sapore troppo deciso.
L'eccellenza del risotto compensa ampiamente le lacune dei ravioli, facendo conseguire ai primi piatti una valutazione largamente positiva.
Come secondo.
Pollo arrosto.
Preparazione banale, l'unica nota a favore è data dalla consistenza della carne, soda e abbastanza saporita, dal vago gusto di limone. Una cottura più prolungata avrebbe giovato. La porzione, servita così, nuda e un po' cruda, senza contorno alcuno, mette malinconia. Niente di che.
Capretto stufato con polenta.
Il capretto, cucinato in siffatta maniera, mi lascia alquanto perplessa, inoltre è piuttosto crudo e non convince, né il mio consorte, né me. Da dimenticare. La polenta invece è morbida e benchè impossibilitata ad assorbire qualsivoglia intingolo per mancanza del medesimo, ci strappa un tiepido consenso.
I secondi quindi, nel loro complesso non raggiungono la sufficienza.
Dessert.
Tris di dolci, ovvero.
Bavarese di banane con salsa di lamponi.
Preparazione deliziosa, sia per quanto riguarda la bavarese, morbida e omogenea, sia per quanto riguarda la salsa di lamponi, di misurata densità e per niente stucchevole
Tiramisù all'ananas.
Al posto dei savoiardi o di altri biscotti, è stata utilizzata la colomba pasquale. La crema è soffice e spumosa e la presenza dell'anans le conferisce ulteriore leggerezza.
Salame dolce.
Il meno azzeccato fra i dessert proposti, gli va comunque riconosciuta una certa originalità per l'impiego degli amaretti e del caffè al posto del più consueto cioccolato.
Il bilancio finale è, tutto sommato, positivo sebbene ci sia una certa disomogeneità qualitativa fra le varie preparazioni. Infatti gli antipasti si attestano un po' sotto la sufficienza ad eccezione dei salumi, i primi sono sufficienti, ma da migliorare, i secondi sono da rivedere, il dessert è invece di buon livello.
Il servizio è stato veloce e garbato, tuttavia un piccolo rilievo va mosso alla scarsità di delucidazioni circa il cibo servito, delucidazioni che abbiamo dovuto sollecitare di volta in volta e a fronte delle quali abbiamo ricevuto spiegazioni laconiche e un po' affrettate.
Dopo i caffè, fatti con la moka, ed una grappa per il consorte, arriva il conto. In due abbiamo speso € 50, non ci si può certo lamentare.
Nonostante le varie puntualizzazioni abbiamo mangiato tutto e siamo decisamente satolli, le porzioni sono più che adeguate.
Un locale in cui è gradevole sostare.
Santippe28
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