Prezzo per persona bevande incluse: 81 €
Recensione
“L’Antonio” sorge in posizione privilegiata nel centro storico del piccolo paese di Pietrasanta. Il ristorante è indicato da una discreta insegna color bianco e cremisi, illuminata da luci soffuse e incorniciata dai gelsomini. La location è particolarmente suggestiva poiché i locali si estendono nel contesto delle austere mura medievali del borgo. Il parcheggio è a pagamento, agevole a poche centinaia di metri.
Varcando la soglia si è subito colpiti dal contrasto tra il contesto storico dell’ambientazione e la modernità elegante degli ambienti e del restauro architettonico - pur nel rispetto rigoroso degli elementi originali di pregio - quali le travi in legno a vista e le volte in mattoni che si alternano sapientemente a strutture estremamente moderne come il piccolo ponticello in ferro. Diverse sale si susseguono una all’altra, una più grande con circa una cinquantina di coperti, una più piccola interna e un privé più nascosto. A dominare è il colore bianco candido ed ecrù delle pareti e degli arredamenti, ulteriormente sottolineato dall’illuminazione soffusa e gentile. Tovaglie e tendaggi candidi, sedie moderne e funzionali, quadri moderni colorati alle pareti che si integrano e amalgamano perfettamente in un ambiente niente affatto ostile. Attraversando dapprima la rampa sospesa su ciottoli di fiume, quindi uno spazio dedicato alla conversazione/sala d’attesa con pavimenti in legno bianco, si giunge in uno degli spazi più suggestivi dell’intero locale: la cantina ricavata all’interno di un torrione medievale che ospita le bottiglie della riserva. Di qui si passa in un altro angolo assolutamente imprevisto e imprevedibile dall’esterno: un giardino rigoglioso con palme, gelsomini, piante di agrumi. Alcuni gazebo, separati da camminamenti in pietra e illuminati in modo discreto, riparano i diversi ambienti, in cui sono allestiti i tavoli. Qui veniamo fatti accomodare ad un tavolo per due. Sedute comode in ferro e tessuto tecnico. L’apparecchiatura è semplice: tovaglia bianca, stoviglie di buona fattura, bicchiere in vetro colorato per l’acqua, un lume di candela, una piccola boccetta di olio extra vergine toscano. Nessuna sbavatura, nessun eccesso. Un cestino di paglia colorata ospita due tipologie di pane: della focaccia e del pane nero tiepido con una crosticina di grani di sale grosso gustosissima.
Ci accoglie e accompagna ìl proprietario del locale, Antonio Vannetti, già gestore del noto Maitò di Forte dei Marmi e solo da poco più di un anno trasferitosi nella vicina Pietrasanta, meno rumorosa ma meta alternativa di artisti di ogni genere. Verremo di qui in avanti affidati a un cameriere schivo ma professionale. Ci viene immediatamente portata la carta e la lista dei vini, quest’ultima non vastissima ma conta diverse etichette di pregio con ricarichi onesti. Ad accompagnare la nostra cena, a base essenzialmente di pesce, specialità del locale, un Pinot grigio Elena Walch del 2005, fresco, profumato e azzeccato accompagnamento dei piatti scelti.
E veniamo alle nostre ordinazioni.
Nessun appetizer, si comincia subito dagli antipasti.
Per me acciughe fritte con salsa bernaise. La presentazione è classica ma non per questo meno allettante: in un piatto rettangolare di porcellana bianca un cartoccio di acciughe aperte a libro in una panatura leggerissima, accompagnata da una piccola scodellina di salsa leggermente spumosa. Una vera bontà, frittura impeccabile, salsa eccellente, voto 9.
Per il mio fidanzato crudo di mare, ovviamente diverso di volta in volta in base al pescato disponibile.La presentazione è molto scenografica, il piatto è articolato in più sezioni, scampi crudi, due gamberi grigi, un carpaccio di tonno rosso, una tartare di branzino e una di salmone ospitata all’interno di un coreografico barattolino da sottovuoto, dal quale attingere con il cucchiaino. Il tutto rigorosamente condito con un solo filo di extra vergine e una spolverata di pepe, a piacere del commensale. Freschissima materia prima, voto 8.
Particolarmente incuriositi, decidiamo di ordinare come primo piatto una mezza porzione a testa di mezze maniche Senatore Capelli, selezione Marella, con crema di mozzarella di bufala e fiori di zucca. In carta è riportata la necessità di una cottura di venti minuti. Piatto molto delicato, calibrato nei sapori, l’acidità della mozzarella è ben stemperata dalla dolcezza dei fiori di zucca. Anche se non eccezionale, merita un buon 7.
Come secondo piatto ordino degli scampi scottati in crema di fagioli cannellini e olio al timo, piccola variazione in verità presente in carta come antipasto. Ottimo e profumatissimo nella sua semplicità. Voto 8.
Per lui catalana di crostacei che comprende astice, gamberi e scampi. Merita ugualmente un 8.
Terminiamo la cena con della piccola pasticceria gentilmente offerta (piccoli pezzi di croccante e dolcetti alla pasta di mandorle) e un caffè.
Decisamente una serata piacevole, suggestiva tanto per l’ambientazione quanto per il cibo di qualità, con un servizio puntuale e mai invadente.
Spesa commisurata alla tipologia del locale, dunque non certo esigua (12 e 30 euro per gli antipasti, 22 per il primo piatto, 22 per gli scampi e 40 euro per la catalana, 25 euro per il vino, il resto per coperto acqua e caffè per un totale di 162 euro), ma con un rapporto qualità prezzo nella norma.
Sicuramente un indirizzo da tenere presente, anche per serate meno impegnative. In carta figura ad esempio una specialità del locale che non abbiamo avuto modo di assaggiare ma sicuramente interessante come la pizza focacciata guarnita in diversi invitanti modalità e altre opzioni interessanti di piatti della tradizione toscana, rivisitati in chiave più o meno innovativa, con ovvia predilezione per i piatti di mare.
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