Prezzo per persona bevande incluse: 32 €
Recensione
Situato nel caratteristico Borgo Ticino di Pavia, appena al di là del rinomato Ponte Coperto, questo ristorante/osteria nasce recentemente come piacevole sorpresa in sostituzione di un precedente locale di cui ha conservato in parte gli arredamenti.
Il parcheggio è agevole nella via dei Mille.
Ad accoglierci, nell'antilocale dove si trova il bancone del bar, gentili e sorridenti il patron e una cameriera.
Veniamo fatti accomodare nella prima sala: circa sette tavoli, la maggior parte per due persone, ben distanziati e discreti. Una vetrata lascia scorgere gli avventori dall'esterno, appena velati da una tenda in voile trasparente. Dalla nostra postazione si scorge una seconda sala, decisamente più ampia e rumorosa.
L'arredamento è sobrio e un poco opprimente, forse per la prevalenza del legno massiccio scuro, sia dei tavoli sia delle sedute e ulteriormente appesantito dalla boisierie che incornicia tutti i muri.
Illuminazione adeguata e non stridente. L'apparecchiatura è semplice: tovagliette di carta, bicchieri a calice per il vino, un portacandele di metallo con un cero acceso. Spazi un poco sacrificati per l'esigua dimensione dei tavoli.
Eravamo stati informati al nostro arrivo (senza prenotazione) che il venerdì sera si cena con menu fisso di pesce. Nelle altre serate è invece possibile scegliere alla carta.
Nell'attesa giunge in tavola un cartoccio di carta che contiene grissini all'olio e carta da musica, verrà poi sostituito durante la cena con un secondo cestino di panini caldi.
Il menu comprende anche l'acqua in bottiglia e il vino: un Pinot nero, vinificato in bianco dell'Azienda "I Doria di Montalto", 2004 che giunge puntuale in tavola a temperatura. Piacevole e fresco.
Il piatto di antipasti comprende "piovra sauté" e "conchiglia gratinata". La piovra è ottima, ha una consistenza gradevole al palato e una buona cottura, appena grigliata senza sovrastrutture. Più articolata la conchiglia, che contiene un trito di granchio aromatizzato al burro e zafferano. Appetitoso. Voto 7,5.
Il primo piatto è costituito da una "lasagnetta fritta con carciofi e gamberi allo zenzero" e "spaghetti alla chitarra con vongole veraci".
La lasagnetta è in realtà un piccolo panzerotto fritto, croccante e azzimo, che ricorda la pasta delle "seadas" sarde, senza ripieno ma condita in superficie con una salsa a base di panna, un po’ troppo grassa ma saporita. La nota pungente dello zenzero si stempera con il retrogusto del lime della marinata dei gamberi di fiume.
Gli spaghetti sono un po’ anonimi, il sugo manca di carattere e di una nota di piccante che avrebbe esaltato maggiormente il piatto. Nel complesso voto 6,5.
Il secondo piatto è un "filetto di cernia al cartoccio con patate e carciofi". Il cartoccio giunge in tavola ancora chiuso e fumante. I sapori sono forse poco amalgamati, ma il pesce è fresco e saporito. Voto 6,5
Infine il dessert: "Torta di pane alla lombarda". Un dolce stucchevole e non tra i miei preferiti, ma preparato come da ricetta tradizionale, accompagnato da una salsa ai frutti di bosco. Voto 6.
Il servizio è stato celere e cortese. I padroni di casa sono molto socievoli e attenti alle richieste dei clienti.
L'intero menu comprensivo di acqua e vino viene offerto a 32 euro a persona. Tutto sommato un buon rapporto qualità prezzo.
Scorgendo il menu ho notato la possibilità di pranzare a 12 euro con un antipasto e una scelta tra quattro primi piatti e altrettanti secondi più un dessert.
Nel complesso una piccola novità in una città dove i nuovi locali stentano a sorgere e dove mi ripropongo di tornare per provare anche il menu alla carta per un giudizio più consapevole.
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