Prezzo per persona bevande incluse: 30 €
Recensione
Inserito nel borgo di Fallavecchia, dove è possibile ammirare e visitare una piccola chiesa del cinquecento, nonchè un allevamento di splendide mucche da latte, questo rustico locale d'altri tempi colpisce per la sua estrema semplicità e per quell'aria gaia e popolare che rimanda a passate stagioni, ormai lontane ed irraggiungibili, di cui però conserva un po' di quello spirito conviviale, coinvolgente e giocoso. Ma se è impossibile riviverne appieno le sensazioni, non lo è poter gustare all'ombra di un ambiente familiare e decisamente informale, e a volte fin troppo vivace, i piatti della tradizione lombarda.
Tre piccole sale, con le pareti di un tenue colore verde rivestite in parte di legno chiaro e impreziosite da lampade a muro in ferro battuto, il soffitto con vecchie travi a vista, le finestre adornate di tendine bianche, i tavoli decorosamente apparecchiati, fitti e quindi abbastanza ravvicinati, sono la modesta, anche se linda, cornice in cui poter assaporare una cucina prevedibile senza alcuna divagazione, ma anche estremamente genuina e accurata.
Il servizio, svolto dagli stessi componenti della famiglia che gestisce questa trattoria con consumata e disincatata esperienza, è cordiale e puntuale e talvolta confidenziale senza mai però sfociare nell'invadenza.
Il menu, come ormai spesso accade, è raccontato a voce dal solerte familiare di turno che saprà guidarvi pazientemente tra le pietanze del giorno.
Si parte con un antipasto composto da cotechino caldo con lenticchie, salame, coppa e prosciutto, arricchito da fagioli, funghi e melanzane sottolio.
I primi vanno dal risotto con zola e noci, davvero squisito, alle pennette all'arrrabbiata o ai soliti ravioli con burro e salvia.
Si prosegue con i secondi che elevano il tono dell'offerta e sfiorano la perfezione con la mitica cassouela - più che correttamente eseguita, ma non ben dosata negli ingredienti - un delizioso coniglio con pancetta, un onesto arrosto di vitello e un'anatra e una faraona al forno dall'invitante aspetto che ci riserviamo di provare in un' altra occasione.
Si conclude con i dolci che - secondo quanto riferitoci - non sono fatti in casa, ma sono comunque prodotti artigianalmente; la scelta, per quanto non ampia, si condensa in un discreto tiramisù, una torta pere e cioccolato, una alle mele e una crostata con marmellata di fragole o di albicocche.
In abbinamento i vini dell'Oltrepò Pavese tra cui un Bonarda Doc dell'Azienda agricola Giorgi di Broni che accompagna egregiamente il pasto.
Non occorre aggiungere che chi sceglie questa trattoria lo fa per amore dei prodotti del territorio che qui trovano la sede più idonea per esprimersi al meglio, senza alcuna contaminazione che non sia quella della passione per la propria cultura enogastronomica. Unica nota stonata sono le porzioni che in alcuni casi sono piuttosto ridotte e i prezzi non adeguati al livello del locale e non controllabili preventivamente che incidono, e non poco, sul rapporto qualità/prezzo che rimane comunque discreto. Per un pasto completo si spendono mediamente poco più di 30 euro.
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