Prezzo per persona bevande incluse: 50 €
Recensione
Depresso per il cambio di guida del mio ristorante preferito di Monza, il Profondo Rosso, e per la dipartita verso nuovi lidi del suo chef Gabriele Godina (a proposito, ma dove è andato?), scrutavo ilmangione.it e il web per scoprire dove poter cenare con buona soddisfazione nella mia città, nota per la desolazione nell'offerta di ristoranti di buon livello.
Finalmente, grazie ad un coupon di Groupon, vengo a conoscenza di un nuovo ristorante, questo A di Alice, e nella serata di venerdì 11 novembre lo vado a sperimentare. Provo una grande soddisfazione quella sera, ma decido di sospendere il mio giudizio: probabilmente sono stato molto influenzato dalla esigua spesa sostenuta (50 euro per una cena completa per due) in relazione all'ottimo trattamento e a qualche piatto magari solo fortunosamente azzeccato.
Ma dopo una settimana, ci torno di nuovo insieme a mia moglie e ad una coppia di amici, senza coupon. E' la consacrazione.
Non voglio descrivervi il menu, lo trovate sul sito, gira ogni 40 giorni circa, come mi raccontava lo chef Luca Mauri, molto disponibile a parlare della sua esperienza (ex del Liar di Briosco, dei tempi d'oro, e del Tearose, tra gli altri) e della sua proposta. Troverete piatti innovativi per la realtà monzese("Rana pescatrice, zuppetta di ceci e olio al timo selvatico") ma in senso assoluto caratterizzati da una attenta scelta della materia prima, da una perfetta esecuzione, da una dimensione corretta della porzioni, con l'utilizzo di abbinamenti non banalissimi ma già collaudati in tante altre cucine.
Appena ci sediamo a tavola possiamo assaggiare, nell'attesa, ottimi grissini artigianali. Insieme alle pietanze ci verranno offerti alcuni tipi di pani (mais, noci, olive) artigianali.
Scelgo "la tartare di manzo, vellutata di casera e capperi di pantelleria" (14 euro), tra le migliori mai mangiate per gusto e quantità e il piatto della tradizione (da considerarsi piatto unico per l'abbondanza).
Poi "il risotto giallo ai pistilli di zafferano con ossobuco" (30 euro) delizioso grazie alla consistenza del chicco di riso (al dente), la delicata mantecatura, la tenerezza della carne (seppure magra!).
Sono sazio per il dolce, ma assaggio volentieri la piccola pasticceria portata insieme al caffè.
Accompagniamo con un buon Rosso di Montalcino del 2007 a 20 euro. Ci viene offerto dopo il caffè un giro di moscato di Pantelleria, Lago di Venere.
Mi convince un po' meno l'ambiente: si tratta di un ex capannone ristrutturato, con soffitti molto alti, che risulta ancora un po' freddo e vuoto seppure ordinato e pulito, ampio e sufficientemente curato. Nell'accoglienza e nel calore (anche letteralmente: nel riscaldamento) bisognerà investire un po' di più per soddisfare anche i più esigenti.
Il servizio è abbastanza puntuale ma, di sabato sera, stenta un po': ci vengono chieste le ordinazioni quasi 30 minuti dopo l'arrivo, con una leggera irritazione degli amici che sono con me. Poi però, superato il primo empasse, tutto fila liscio e le portate vengono servite con la giusta cadenza e attesa (ma questo è merito della cucina). La tavola è sobriamente apparecchiata, nello stile del "total white".
In conclusione: ci torno e ritorno, e volentieri. Anche i prezzi, almeno per il momento, sono corretti e competitivi rispetto ad un pari livello a Milano, quando ci si potrebbe aspettare il contrario: Milano, infatti, è una piazza mediamente più economica di Monza nella ristorazione di questo livello.
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