È stupenda la vista di queste colline striate di v...

Recensione di del 11/08/2007

Le Robinie

60 € Prezzo
9 Cucina
9 Ambiente
9 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Normale
Prezzo per persona bevande incluse: 60 €

Recensione

È stupenda la vista di queste colline striate di vigne: sparute case, minuti paesini, e alle spalle la grande pianura Padana. A Le Robinie di Cà d'Agosto, nascosto fra questi rotondi vigneti, si respira aria di campagna, si delizia la vista e, soprattutto si onora il gusto.
Ci accomodiamo in sei sul tavolo preparatoci nella splendida veranda, ambiente luminosissimo: sarebbe in teoria lo spazio riservato ai fumatori, ma non essendo questi presenti ce lo godiamo tutto noi.

Non mi dilungo in superflue descrizioni dell'ambiente: ne rilevo esclusivamente il buon gusto, il senso di calore che emana, l'eleganza non ostentata ma comunque evidente. Candida l'apparecchiatura, con i grandi tovaglioli arrotolati, i bicchieri finissimi, le belle posate di design. Ci accoglie una gentile e preparatissima cameriera, benché molto distaccata, contestualmente allo chef Enrico Bartolini che si presenta sorridente in sala per raccogliere le ordinazioni, nonché per distribuire dal cestino i suoi ottimi grissini al sesamo e ai semi di papavero.

Alcuni commensali sceglieranno fra i menu degustazione, io invece, come di consueto, ordino alla carta: un primo, un secondo e successivamente un dessert.
A stuzzicare l'appetito arrivano subito dei cracker al cumino, alla paprika e alle noci fatti in casa, infilati nei tagli di un originale espositore in legno, ed accompagnati da golosissimo burro di maiale (immagino sia strutto ridotto a spuma), e da ottimi panini di vario tipo.

Delizioso l'appetizer: un bicchierino di gorgonzola dolce, gelato di peperoni e spuma di cipolle, coronato da una cialda sottile di parmigiano.
Primo: paccheri artigianali con burrata, gamberi rossi crudi, cavolfiori e capperi. I paccheri sono chiusi alle estremità a mo’ di raviolo, e racchiudono un cuore cremoso di burrata. Sono ammucchiati al centro del piatto, ma nascondono i gamberi crudi adagiati sul fondo del piatto. I piccoli cavolfiori, praticamente crudi, completano il piatto insieme ai capperi, tenuti insieme da un gustoso e leggero sughetto di fondo. Eccellente nei sapori, negli equilibri, negli accostamenti. Non posso dire abbondante, perché nessuno dei piatti che ho assaggiato o visto a tavola lo era: diciamo però sufficiente, almeno per le mie capacità, a degustarne il sapore. È andata forse meno bene, in fatto di quantità ma non certo di qualità, a chi ha preso i menu degustazione, dove le porzioni sono veramente mignon.

Secondo: bistecca d'asino con mostarda di limone, radici e mousse di patate. È la prima volta che assaggio questo tipo di carne: somiglia vagamente al cavallo ma ha decisamente più personalità. La "bistecca", che mi permetto di mettere fra virgolette perché senza osso, si presenta parzialmente tagliata a fettine parallele, accompagnata da un purè di patate, senape, aceto balsamico a spuma, tre piccoli cubetti di limone in mostarda e queste radici a bastoncino (non ho purtroppo chiesto di che pianta fossero radice). Un gran bel piatto, curato e ben congegnato, davvero ineccepibile, non incredibilmente elaborato ma gustoso.
Per una gentile burla del mio vicino commensale, ho avuto modo di assaggiare anche una delle sue rane fritte, rigorosamente autoctone, accompagnata da una salsa agrodolce di pomodoro: frittura perfetta, salsa buonissima. Nota d'elogio per il servizio: accompagna la frittura, piatto che si mangia con le mani, una ciotola di acqua tiepida con le spezie, per sciacquar le dita dopo la degustazione.

Pre-dessert: tè freddo alle spezie con mousse di mascarpone, polvere di liquirizia e gelatina di aceto balsamico, spiedino di ananas caramellato. Il tè è presentato in un bicchiere di vetro, mentre il resto è sistemato in un piedistallo di legno con gli incavi per il bicchierino di mousse, per il cucchiaino e per lo spiedino. Bellissimo, e squisito. Azzeccata l'idea del tè per preparare il palato al dolce.
Dolce: Operà ai tre cioccolati, gelato alla banana e crumble di mela. È un parallelepipedo di consistenti mousse al gianduia, al cioccolato al latte e copertura lucida fondente, circondato dal crumble di mela. A parte, una pallina di gelato alla banana ed una cialda di nocciole dallo spessore quasi inesistente. Molto buono, anche se la mela si sentiva forse poco per i miei gusti.

A chiudere degli originali stuzzichini: mikado di mais con cioccolato fondente, scenograficamente infilati in piedistalli di legno fatti su misura.
Con acqua e caffè (niente vino per me) ho speso 60 euro, i commensali che hanno preso i menu degustazione dai 60 ai 90 euro, con vino, birra e distillati, ognuno dei quali elencato in carte studiate e ben fornite.

Le mie impressioni: il servizio è perfetto, gentile, molto professionale. L'ambiente è stupendo: aggiungo solo che si stava talmente bene che ci siamo alzati da tavola alle 17.00 e solo per nostra scelta, non certo per lungaggini di servizio. La cucina merita attenzione ed incoraggiamento: dai miei piatti e da quelli visti a tavola ho percepito una cura eccezionale, una ricerca continua, una passione rara per la cucina ed una minuziosa propensione al perfezionismo che non può che condurre, quando accompagnata da altrettanto talento, al meritato successo.

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