Prezzo per persona bevande incluse: 42 €
Recensione
Tramite Internet individuo questo ristorante in Moncalieri che “ilmangione.it” non riporta e decido di provarlo; conoscenti me ne parlano bene e soprattutto riportano di buone scelte di funghi e tartufi in autunno. Siamo nella Moncalieri vecchia, parte molto bella della città che non conoscevo, lasciamo la macchina nel parcheggio costruito sotto la collina e ci facciamo una veloce passeggiata all’interno di scorci molto suggestivi.
Il ristorante presenta una vetrina in legno con il campanello da suonare per poter entrare, si accede a un piccolo antilocale con un tavolino con i biglietti da visita e poi un’altra porta dà accesso al ristorante vero e proprio.
L’ambiente è molto elegante, una prima sala con tre tavoli il bancone del bar e della cassa, una seconda sala con quattr/cinque tavoli più avanti su un piano leggermente rialzato. Dominano i colori pastello, vinaccia all’ingresso e giallo la seconda sala, numerosi quadri alle pareti, un meraviglioso soffitto di legno originale domina su primo ambiente
Una coppia sta già pranzando nel primo ambiente, veniamo fatti accomodare nel secondo.Tavoli quadrati, tovaglie gialle, due forchette e due coltelli di buona fattura, un bicchiere per l’acqua, il calice per il vino, orchidee fresche su ogni tavolo.
La signora arriva subito e ci propone a voce le scelte che sono tutte della zona (plin, agnolotti, finanziere) e con dominanza di prodotti di stagione (asparagi), facciamo la nostra scelta e ci faccamo portre la carta dei vini.
Carta veramente interessante, completamente incentrata sul Piemonte ad eccezione di un pugno di stranieri (leggasi toscani e siciliani) riportati in fondo. I vini sono divisi per tipologia, i ricarichi sono buoni, ci sono tutti i miei produttori preferiti. Ho voglia di un Nebbiolo e la mia scelta cade su Vietti, il Tre Vigne. La signora scende in cantina, risale perplessa dicendo di avere trovato solo la Barbera e non il Nebbiolo e accetto volentieri lo scambio. Ci portano il vino con la sua bella cavalletta sulla etichetta e ce lo gustamo per tutto il pasto, non una sola goccia rimarrà nella bottiglia. Solo molto più tardi ho realizzato che il Tre Vigne è effettivamente il Barbera di Vietti mentre, a memoria, il Nebbiolo dovrebbe essere il Perbacco, un probabile errore della carta a questo punto.
Ci portano il cestino con il pane fresco ed i grissini artigianali ed arrivano le nostre ordinazioni.
Gnocchi al Castelmagno.
Ci vengono serviti in una ciotola di porcellana bianca su un ampio sottopiatto color zafferano, un ottimo contrasto cromatico con il bianco degli gnocchi. Piatto decisamente buono, la crema di Castelmagno è vellutata ed uniforme, piacevole al palato, ha un sapore con il giusto livello di intensità che ben si sposa agli gnocchi. Devono aver usato un Castelmagno di media stagionatura dati che a tratti si avverte il tono dell’erborinatura nel sapore ma questo è lieve e non se ne avverte la presenza nel colore della salsa. Lo gnocco è buono, però non del tipo che piace a me. Sul gnocco sono abbastanza talebano, a mio parere deve essere tirato a mano in forma tubolare e non più grosso di 7 millimetri, la percentuale di farina deve essere circa il 30% in modo da dare una certa consstenza in bocca pur senza risultare duro. Questi sono di quelli classici ovali, grossi, con la pasta molto morbida, che non lasciano mai completamente appagati, stanno al vero gnocco come il Crodino sta al Campari. Comunque questo resta un parere filosofico personale che non cambia il giudizio positivo sul piatto.
Stracotto all’Arneis.
Mi piace l’idea di uno stracotto fatto con il vino bianco ed il tempo uggioso al di fuori aiuta nella scelta di piatti pesanti a scapito per esempio degli asparagi. Ci viene portata una porzione abbondante su un largo piatto decorato a colori brillanti. La carne è tagliata a fette di medio spessore ed abbondantemente condita con il proprio sughetto. Promozione a pieni voti per il sapore, rimandata a settembre la carne. Devo dire che sono rimasto sorpreso, la carne era di un bel colore scuro circondata da molto grasso ma la carne non era abbastanza morbida mentre il grasso era duro al punto da costringere a masticarlo. Per fare uno stracotto di qualità tre sono gli elementi, la lenta e lunga cottura, la qualità della carne ed il vino con gli aromi. Come già detto la parte aromi era perfettamente equilibrata ed il risultato dell’uso del vino bianco una piacevole sorpresa che rendeva il sapore meno forte e più fresco dello stracotto classico. Tenderei ad escludere la scelta di un taglio di carne non adatto, sia per l’attenzione alla qualità che il locale sembra riportare che per la zona geografica dove è difficile trovare tagli di carne non in linea. Propendo perciò per una cottura troppo corta del tutto che ha impedito alla carne di arrivare alla tenerezza richiesta ed al grasso di diventare una morbida crema ce ricopre la carne. Peccato.
Torta Monferrina.
Si tratta di un dolce a base di pere, cioccolato ed amaretti. Arriva ben impiattato in una fetta triangolare con una spolverata di zucchero a velo ed un reticolo di salsa di cioccolato, si presenta comunque cremoso con la granella dell’amaretto in evidenza; non c’è molto stacco cromatico fra le pere ed il cioccolato e domina il colore scuro. Il sapore è sublime, la morbidezza al palato seducente, rinunceresti volentieri a quello che hai preso prima per pranzare solo con questa torta.
Passiamo poi al caffè e ci rechiamo a pagare, 81,50 euro in due, non economico per la zona ma meritevole di un’altra puntata per il dolce e la cantina.
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