Prezzo per persona bevande incluse: 66 €
Recensione
Un po’ per curiosità, un po’ per caso, prenotiamo la sera stessa in questo Ristorante & Caffè UNCOnventional, sottotitolato –giustamente- “palato felice”. Il preavviso è minimo ma siamo fortunati: una coppia ha rinunciato all’ultimo momento alla sua prenotazione. Chi risponde al telefono è disponibilissimo: ci spiega che si tratta di una serata speciale, con un menu fisso appositamente studiato per il locale da Vicente Fortea, chef del ristorante “Son Termens” di Palma di Maiorca. Ammetto nella mia ignoranza di non averne sentito parlare, ma sono ben disposta all’esperimento e ancora di più quando viene accolta la mia non facile richiesta di poter cenare a un orario spagnolo, dopo il teatro.
Appuntamento dunque per le dieci e mezzo.
Il locale è facilmente raggiungibile in zona Navigli. Nelle serate estive il parcheggio diventa proibitivo ma vi è la possibilità di lasciare l’auto per tutta la sera in un posteggio convenzionato (la concessionaria Fiat poco distante in Corso San Gottardo) per 6 euro.
Il ristorante si trova all’angolo della Via Pavia, in una palazzina moderna illuminata. Possiede un dehors estivo a prova di resistenza zanzare, per cui decidiamo per l’interno.
La sala è unica con pochi tavoli ben distanziati, per una trentina di coperti al massimo, chiusa in fondo dal lungo bancone del bar retroilluminato in tinta azzurro fosforescente.
Tinte pastello alle pareti, pavimento in legno, luci soffuse che provengono da nicchie arredate. Quadri stilizzati alle pareti, pochi orpelli per un arredamento minimalista ma nel complesso piacevole. Un'ampia vetrata su due pareti che apre la visuale all’esterno. Peccato per la musica un po’ troppo alta che impedisce la conversazione.
Ci accoglie il patron, la stessa persona gentile che ci ha risposto al telefono, e veniamo accompagnati al nostro tavolo per due.
L’apparecchiatura è sobria: i tavoli sono in resina coperti da runner a righe. Poco comprensibile a dire il vero la sovrapposizione di tovagliette all’americana in gomma. Gli spazi al tavolo sono un poco ridotti, specialmente quando arrivano successivamente le portate a ripetizione. Completa il tutto un cestino del pane un poco sguarnito con poche fette di pane nero senza infamia e senza lode.
Ci viene fornita la lunghissima e stuzzicante lista della serata e ci viene spiegato che esiste la possibilità di un abbinamento fisso a tre vini: un bianco, un rosso e uno zibibbo finale per ulteriori 20 euro a testa. In alternativa è a disposizione la lista dei vini. Discreta varietà di etichette, tra le quali il mio accompagnatore sceglie un Grechetto delle Marche del 2004. A mio parere scelta forse non azzeccatissima in ragione della tipologia di portate che ci verranno proposte successivamente, ma nel suo genere un vino corposo e fruttato, servito fresco e sistemato poi nell’apposita glacette. Una bottiglia di acqua minerale naturale stappata al tavolo.
Ha cosi inizio il nostro percorso gustativo articolato in un aperitivo servito con alcuni snacks. A seguire diverse tipologie di tapas calde e fredde. Due piatti principali, di cui uno di carne e uno di pesce. Infine un pre-dessert e un dessert.
L’aperitivo è costituito da “Il nostro dry martini”, servito in un piccolo chupito di vetro, ha una consistenza spumosa e un interessante retrogusto speziato.
Peccato per la temperatura di servizio decisamente troppo tiepida.
In accompagnamento ci vengono serviti tre snacks su un vassoietto rettangolare diviso in tre scompartimenti:
- in un bicchiere: “semi caramellati”: diverse tipologie di semi delicatamente ricoperti da una dolce crosticina. Una manciata tira l’altra.
- su un cucchiaino stilizzato: un “involtino di uovo di quaglia con patata”. Involtino di pasta fillo molto delicato, con un ripieno morbido di purea di patate e tuorlo d’uovo da mangiare in un sol boccone. Appetitoso.
Infine ”foie gras con mela acida”. Un piccolo tramezzino di pane nero speziato con un cuore di foie gras. Divino il contrasto con la nota acida della mela.
A seguire, giungono al tavolo le tapas.
“Sandwich di asparagi con maionese calda”. Due piccoli sandwich tiepidi con asparagi verdi e formaggio, da abbinare a una maionese decisamente cremosa ma tutt’altro che calda. Un po’ deludente.
“Patatas bravas”. Coreografica presentazione di alcuni piccoli tocchi di patata arrosto, tagliate in forma rettangolare di diverse dimensioni, scavate in superficie e servite con una piccola salsa al pomodoro e aglio, appena piccante. Buone.
A spezzare giunge del ”salmone al naturale con cous-cous mediterraneo e insalata croccante”. Il salmone è appena marinato in olio sale e pepe, non troppo grasso. L’insalatina piacevole, ben accostata al cous-cous in grani piccoli, servito con uova di lompo rosse e un sorbetto di limone. Accattivante.
In successione assaggiamo:
-“spiedino di capasanta con dadi di pomodoro”. Lo spiedino è rappresentato da uno sbiadito asparago su cui sono semplicemente adagiate due piccole capesante: ridotte le dimensioni ma buona la cottura e la consistenza, affatto stopposa. Gusto non marcato e sapidità conferita esclusivamente dalla dadolata di pomodori conditi in abbinamento. Neutra.
-“Uovo cotto a bassa temperatura con tartufo nero e patate schiacciate, olio di Sobrassada e sale di Trenc” Un uovo poché, con ottima cottura e delicato sapore. Un po’ insulso il tartufo, del resto fuori stagione, servito con una spuma non ben identificabile. Gustoso.
Dopo una breve pausa che ci consente di riprenderci dalla maratona del gusto appena compiuta (a dire il vero forse un po’ troppo rapida e poco goduta in questo senso), ci vengono serviti i platos principali.
Dapprima un “baccalà in confit con riso alla menta, gambero avvolto in pistacchi e acqua di clorofilla”. Devo ammettere: la preparazione migliore della serata, finalmente anche olfattivamente appagante. Ottimo il riso alla menta, stemperato dall’acqua di clorofilla che ben profumavano il pesce, cotto a perfezione. Godurioso il gambero avvolto nella sua crosta di granella di pistacchio. Superlativo.
A seguire: “coscia di maiale cotta a bassa temperatura con riduzione di agrumi e fiori di stagione”. Classico abbinamento del maiale con l’agrodolce, nota innovativa dell’abbinamento ai fiori che non ho saputo riconoscere. Perfetta la cottura della carne. Ottimo.
Il pre-dessert consta di “Tuorlo di mango e albume di cocco” Ancora una volta un gioco sapiente di consistenze, ma che risente nei sapori di una certa stanchezza e monotonia. Poco incisivo.
Il dessert è invece rappresentato da “cioccolato, agrumi e mandorle” Una mattonella di cioccolato amaro con noci e canditi, servito col medesimo sorbetto assaggiato nelle portate iniziali. Non classificato.
A sorpresa, i “Bombones di Vicente”. Cioccolata speziata al peperoncino (“Chocos Pica Pica” serviti in scomode cannucce di plastica, letteralmente da ciucciare, che a mala pena siamo riusciti ad assaggiare. Divertente.
Il menu completo è servito a 60 euro a testa. Con il vino a 13 euro, il conto ammonta complessivamente a 133 euro in due. Tutto sommato, un rapporto qualità prezzo normale. Servizio celere (abbiamo detto persino troppo!) e cortese.
Per quanto ho appreso dalle recensioni degli altri mangioni e da una fugace sbirciata al menu UNCOnvenzionale esposto all’ingresso, la filosofia della cucina di questo locale è proprio quella di accompagnare l’ospite in un viaggio di sapori, attraverso piatti “bonsai” che consentono multipli assaggi.
Per quanto riguarda il menu particolare assaggiato, il tentativo di questa sera non sono sicura sia riuscito completamente: sicuramente ho apprezzato presentazione e tecniche di cottura dei piatti. Sono rimasta un pochino meno impressionata dai sapori, dai profumi (praticamente inesistenti se non in una fortunata preparazione) e della scelta delle materie prime, a mio parere un po’ fuori stagione.
Interessante il gioco dei contrasti tra consistenze diverse al palato.
Nel complesso una serata piacevole e un locale stuzzicante, da tenere presente.
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