Da circa due anni ho in programma una visita alla ...

Recensione di del 11/11/2009

Trattoria del Nuovo Macello

40 € Prezzo
7 Cucina
7 Ambiente
5 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Normale
Prezzo per persona bevande incluse: 40 €

Recensione

Da circa due anni ho in programma una visita alla Trattoria del Nuovo Macello; tuttavia, complici l’orario d’apertura insolito (da lunedì a venerdì) e la lontananza dal mio usuale “raggio d’azione”, solo stasera riesco a convincere la mia pigra fidanzata e la sua collega a farsi offrire una cena in quel di via Lombroso.
Noto che la maggior parte delle recensioni dei Mangioni che mi hanno preceduto è relativa a pranzi di lavoro; i loro giudizi entusiasti nutrono le mie aspettative sulla performance serale. Poiché esistono già recensioni esaurienti ed un sito internet che rappresentano fedelmente il locale, non mi spenderò in parole superflue per l’ambiente. Nel complesso l’atmosfera risulta gradevole e di mio gusto: trovo che l’effetto vagamente freddo dell’arredo simbolizzi il contrasto tra lo stile “arte povera” del mobilio e l’eleganza dell’insieme; tra l’umile presentazione formale (“trattoria”) e la ricercatezza dei contenuti.
All’appunto, da tutti condiviso, sui tavoli troppo ravvicinati, mi si permetta di aggiungere quello sulla toilette che è ben curata ma posizionata a mezzo metro dall’ingresso della cucina che, a colpo d’occhio, non pare di quelle progettate per essere lasciate a vista. Per motivi di spazio, la ritirata è in comune per uomini e donne.

Dopo aver suonato il campanello, all’ingresso veniamo accolti da un cortese signore che ci fa accomodare ad un tavolo da quattro, ben apparecchiato. I soprabiti possono essere “comodamente” appesi ai ganci sopra le nostre teste. La clientela, che ha un look piuttosto elegante e formale, è equamente distribuita tra compassate coppiette di “non più giovani” ed avventori “business” da cena di lavoro. Il locale è completamente sold out.
La carta, che è facilmente consultabile da internet, è composta da cinque antipasti (tra i 9 e gli 11 €); cinque primi (tra gli 11 ed i 13 €); tre proposte di carne e due proposte di pesce (tra i 18 ed i 2 4€); cinque dessert, proposti a 7 €. Presenti anche due menu degustazione, uno fisso a 44 €; l’altro disponibile solo il lunedì sera a 25 €.
La carta dei vini, interessante anche se non particolarmente vasta né profonda, privilegia produttori meno noti ma di grande qualità con etichette dal prezzo medio tra i 30 ed i 50 €, con due o tre uniche proposte intorno ai 20 €. Noi optiamo per un Pinot Nero, un Blauburgunder Hausmannhof 2006, cantina Haderburg, proposto a 35 € (quindi discretamente ricaricato; in carta era disponibile anche la stessa annata in versione riserva). Si rivelerà un’ottima scelta, con un unico grave neo: proposta in carta nella versione 2006, ci viene servita una bottiglia del 2007. Accortomi della svista solo qualche minuto dopo aver accettato la bottiglia, decido di non evidenziare il problema, sia per evitare quelle polemiche che tanto terrorizzano la mia signora, sia perché stavo comunque gustando un ottimo vino.

In attesa della comanda, ci vengono serviti degli amuse bouche composti da un boccone di salsiccia (buona), dei tranci di focaccia calda all’olio d’oliva (ordinari) e delle schiacciatine di ceci al sale grosso (fantastiche). Nessun aperitivo ci viene servito o proposto nell’attesa della comanda. Il mio menu arriva in inglese, ma viene prontamente sostituito su mia richiesta (ma non hanno visto che faccia da terrone verace che ho?!).

Come antipasti, Terrina di faraona “di cortile” riduzione di mirto, insalata di finocchi, arance, noci e mela. Ottima la materia prima e la presentazione; purtroppo il piatto viene servito a temperatura di frigo, impedendomi di godere a pieno il piatto.
Salmone selvaggio marinato, leggermente scottato, scarola e salsa di senape. Il salmone, servito in cubi di dimensione tipo sushi, era adagiato su una salsa a base di senape piacevolmente delicata; il pesce era più che “appena scottato” e con la senape non si creava un connubio perfetto. Partenza in sordina.

Come primi piatti: Ravioli di cipolla di Tropea, lattuga arrostita, salsa di aceto balsamico e profumo di liquirizia. Su piatto bianco è composto un cono di sottili e delicati ravioli rotondi, decorati con la lattuga arrostita e conditi con una ristretta a base d’aceto balsamico e liquirizia. Piatto delicato, molto equilibrato con una tendenza fusion che ricorda molto la cucina orientale. Ottimo.
Gnocchetti di patate tostati in padella, sugo di fagioli al vino rosso e intingolo al rosmarino. Innanzitutto al momento del servizio, e non in fase di comanda, il cameriere ci informa che gli gnocchi sono a base di pane. Poco male; anzi, il gusto ci guadagna. Un piatto ottimo nella sua finta rusticità, con un intingolo da scarpetta.

Poiché per me non è cena senza dessert, decidiamo di saltare i secondi piatti.
Gelato di puro pistacchio con salsa di cioccolato fondente e pistacchi salati. Qui l’amica pugliese si esalta per la qualità ed il sapore del gelato. Una portata interessante per gli abbinamenti concordanti nell’esaltare sapidità, dolcezza e grassosità. Avrei preferito che la salsa di cioccolato non fosse a temperatura frigo, in modo da goderne a pieno.
Gratin di mandorle e mele con soffice di latte, ginepro e cannella: semplice, ben presentato ed ottimo.
Mille crêpe, chantilly di castagne, marroni canditi e salsa al vino rosso. Un’ottima idea, un’ottima presentazione, ma un’esecuzione discutibile: degli strati di crêpe e chantilly di castagne si alternavano in un trancio a forma di parallelepipedo, decorato da due marroni ed appoggiato su una salsa al vino rosso. Gli strati di crêpe si erano rammolliti a causa del prolungato contatto con la chantilly e la salsa al vino rosso era fredda, talché non se ne apprezzava l’apporto. Impossibile ricevere dritte sull’abbinamento con vini da dessert (per altro erano dessert molto ardui da accompagnare). Il cameriere va in crisi alla richiesta della lista dei distillati e, dopo 10 minuti, mi informa che non è disponibile alcuna lista.
Ripieghiamo su tre amari Averna, di cui ci viene voglia solo dopo aver chiesto il conto. Il cameriere ci fa capire che non c’è problema e che verranno offerti. Preferisco comunque lasciare 10 € in più per non avere debiti di riconoscenza. A proposito, la cartelletta del conto, debitamente riempita, rimane sul nostro tavolo fino a quando, stanchi dell’attesa, ci accomodiamo alla cassa.

Il conto: due antipasti 22 €, tre primi 33 €, tre dessert 21 €, una bottiglia di vino 35 €, due bottiglie d’acqua 6 €, coperto per tre 2 €. Eravamo in tre, anche se abbiamo mangiato per due; comunque, procedendo per divisione matematica, vengono 40 € a persona.
Mai avuto prima d’oggi tante difficoltà nel tirare le somme della cena e nel dare dei voti.
Cominciamo col dire che si è trattato di un’esperienza piacevole e che, occasione permettendo, tornerò volentieri. Che l’ambiente è gradevole. Che il servizio è accogliente, non ingessato ed educato. Che la cucina è di livello, con piatti ben studiati, ottime materie prime e belle presentazioni. Ciò non toglie che servizio e cucina (maggiormente il servizio) abbiano avuto parecchi inciampi. Inciampi che in un ristorante di livello sarebbero da stroncatura, mentre in una trattoria parrebbero solo simpatiche imperfezioni. Aggiungiamo il fastidioso capriccio del non accettare bancomat e carta di credito e l’odioso balzello di 2 € di servizio.
Giacché questo locale si autodefinisce trattoria, ma propone un livello da “signor” ristorante, troverei insultante per la cucina soprassedere. Spero di trovare la giusta misura.

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