Prezzo per persona bevande incluse: 30 €
Recensione
Piazza Gae Aulenti, cuore del nuovo ed avveniristico quartiere di Porta Nuova; intorno, i giganti di vetro e di acciaio che ridisegnano il profilo del cielo di Milano. Pochi giorni fa, mi trovavo qui ad ammirare queste modernissime opere di architettura che ancora non avevo visto completate e devo dire che mi hanno veramente impressionato. La Piazza è molto bella, non è una semplice piazza ma è anche arte, musica, poesia e luce, tanta luce. Ed è qui vicino, che ho scoperto un piccolo locale, il Ratanà, in una Palazzina Liberty di inizio '900 (un tempo magazzino ferroviario), incastonato tra la Torre Unicredit (l'edificio più alto d'Italia) ed il Bosco verticale (il più bello ed innovativo del mondo - I.H. Award 2014). Questo ristorante, come scoprirò successivamente, è nato dall'iniziativa di tre amici: lo Chef Cesare Battisti (uno degli otto Chef Ambassador per Expo 2015), il Sommelier Danilo Ingannamorte e il noto attore comico Antonio Albanese.
Non è molto facile individuare il locale, perché si trova oltre un cancello di ferro, all'interno di un prato-orto/giardino-parco per bambini. Giunta l'ora del pranzo, insieme alla mia compagna, abbiamo percorso il vialetto che ci porta davanti alla palazzina dove scorgiamo alcuni tavoli collocati in maniera molto gradevole, sotto dei grandi ombrelloni, con sedute ampie e comode di disegno moderno. Quando entriamo per chiedere informazioni circa il nostro tavolo prenotato poco prima, ho modo di guardare anche l'interno del ristorante, poco luminoso ma molto piacevole e con l'aria di un accogliente bistrot.
I tavoli sono in lastre di ferro, il pavimento in massello di rovere oliato che ricorda le traversine di legno dei binari, le pareti color ghiaccio, gli arredi in metallo fiammato color grigio antracite.
La sala è interrotta da una grande scaffalatura, realizzata assemblando sottili lastre in ferro, che rappresenta l'oggetto totemico, all'interno del ristorante, contenitore di Sua Maestà il Vino. Alle pareti lunghe lampade girevoli che possono essere spostate manualmente, permettendo in modo semplice e veloce, la modulazione della luce nella sala. Infine la zona Bar, con un lungo bancone in marmo dove è possibile degustare aperitivi ed assaggini vari nell'orario stabilito (i rubitt: piccole cose preziose; una interpretazione milanese delle Tapas spagnole).
Un gentile cameriere ci accompagna all'esterno dove il nostro tavolo era preparato con una apparecchiatura semplice ed informale. Per l'acqua, bicchieri importanti di vetro colorato e di grande spessore. A seguire ci portano dell'acqua microfiltrata in una bella bottiglia di vetro ed un sacchetto di stoffa ripieno di fieno su cui sono appoggiati alcuni pezzi di pane, di diverse qualità, umidi al punto giusto e veramente molto buoni ( ho poi scoperto che il suo fornitore è il Mastro panificatore Eugenio Pol in Valsesia, il fornaio che impasta il pane più buono d'italia; così hanno sentenziato molti Chef stellati come Alajmo/Le Calandre, Aimo e Nadia/ Il Luogo di Aimo e Nadia, ecc).
Mentre aspettiamo il menù, non possiamo che ammirare la vista del nuovo Skyline milanese, con gli scintillanti grattacieli di Porta Nuova da un lato e dall'altro il Bosco Verticale, più in là il nuovo Palazzo Lombardia ed il vecchio Pirellone che dopo tanti anni guarda da lontano la nascita di tanti nuovi emuli.
Arriva anche il menù, montato su un supporto di legno, sopra, una strisciolina dove viene giornalmente scritta la “schiscèta”: due menù, nei giorni feriali, per il ”business lunch” (pausa pranzo) per un pasto veloce al costo contenuto di € 19,00. Invece il menù vero si compone di 4 Antipasti, 4 Primi, 4 Secondi e 4 “Ever Green” 5 Dessert, oltre a Gelati, Sorbetti e Formaggi.
A prima vista, sembra trattarsi di cucina milanese/lombarda certamente rivisitata, ingredienti semplici, stagionalità, qualità. I prezzi sembrano sostenuti: Insalata di Fassiona € 28,00, Risotto alla milanese con Ossobuco € 30,00. Siccome non siamo capitati in veste “gourmet”, anche perché non conoscevamo le potenzialità del ristorante, limitiamo (purtroppo) le nostre scelte, con il solo scopo di sfamarci. Io scelgo un menù schichèta: “Crudaiola di pomodori gialli, croccante al basilico e foglie di cappero; insalata di tacchinella con maionese alla senape e misticanza; frutta fresca, crema chantilly e frolla al mais” 19 €, la mia compagna “Carpaccio di Fassona piemontese” 15 € e come dessert “Biscotto al polline, fichi al miele, crema di ricotta e gelatina liquida alla camomilla” 10 €.
Carta dei vini al bicchiere, molto ampia ma con prezzi non proprio economici, Con la mia compagna, tenuto conto del territorio e vista la duttilità in tema di abbinamenti, scegliamo due bicchieri di un'ottima Bonarda (credo, ma non sono certo, fosse lo Staffolo, Bonarda di Rovescala, Oltrepò Pavese, Anteo). Un vino che in bocca si rivela elegante, di buon corpo, equilibrato, chiusura morbida e piacevole.
Tutti i piatti che abbiamo scelto, nessuno escluso, avevano caratteristiche precise: materie prime di grande pregio selezionate rigorosamente per qualità e per stagionalità. Preparazioni semplici e leggere, caratterizzate da un perfetto equilibrio gustativo e da una grande cura nell'esecuzione.
Purtroppo ci siamo resi conto della qualità della cucina durante il pranzo, quando gli ordinativi erano stati fatti, e quindi, ormai sazi, non abbiamo potuto assaggiare piatti particolari come i Risotti (quello alla Milanese con osso buco, ritenuto migliore di Milano), l'Insalata di Fassona profumata con la scorza di Limone Interdonato (IGP Messina Jonica) e foglie di cappero, il Vitello Tonnato con capperi di Salina ( presidio Slow Food) e neppure i Mondeghili (polpettine di carne tipiche milanesi fritte nel burro) che mi dicono speciali. E quindi il nostro giudizio sulla cucina può essere solo parziale anche se le impressioni, insieme alla cosi detta piacevolezza del locale, sono state ben percepite.
Per concludere direi che la cucina del Ratanà è una cucina tipica Milanese/Lombarda reinterpretata in chiave contemporanea aggiungendo una buona dose di fantasia ai piatti della tradizione.
Carta dei vini interessante di circa 40 pagine ben organizzata con proposte non usuali ma molto curate e dove traspare il gusto personale per le produzioni di nicchia. In prevalenza etichette provenienti da Lombardia, Piemonte, Friuli e Veneto ma anche proposte dalle altre regioni italiane, dalla Francia, dalla Regione della Mosella. Importante la presenza di bollicine Italiane e Francesi. Interessante la diversificazione fra prezzo al tavolo e quello da asporto. Pane, servizio e coperto non si pagano.
Per concludere: pregi: Cucina milanese moderna e ben eseguita, atmosfera accattivante.
Difetti: Il servizio, volenteroso ma mal organizzato e poco attento. Prezzo abbastanza elevato
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