Mi sembrava un’ingiustizia che il ristorante Nabab, viste anche alcune reazioni entusiaste di miei amici, non avesse neanche una recensione su Il Mangione, perciò ho pensato di rimediare.
Innanzitutto l’ambiente: sobrio ma non sciatto, poche decorazioni indiane, pochi colori, ma tutto molto ben scelto, all’insegna del buon gusto. Persino le musiche indiane di sottofondo sono molto attenuate e non invasive. Il cameriere mi presenta il mio posto e mi porta la lista. L’impressione è che i prezzi siano leggermente, solo leggermente, inferiori alla media dei ristoranti indiani. La scelta dei piatti è limitata, tuttavia mi pare che esistano alcune interessanti novità rispetto alle solite proposte, soprattutto nei piatti vegetariani.
Scelgo un antipasto misto, un fish tikka ( salmone in umido), polpette di patate e formaggio, cheese naan. Non mi pento di nessuna pietanza scelta: tutti i sapori mi sembrano smorzati, addolciti rispetto a certi invadenti curry provati molte volte in altri posti, forse per renderli più accettabili a un palato occidentale. Il tutto senza che il gusto abbia a risentirne, anzi. L’antipasto è una piccola scelta di tipiche entrée indiane, accompagnate dalle classiche tre salse: dolce, piccante e alla menta. Il salmone è immerso in una salsa al pomodoro che non sovrasta ma “accompagna” il gusto del pesce. Le polpette di patate sono un capolavoro di delicatezza e di armonia di sapori. Il cheese naan è buono, ben condito ma non unto. La cucina non ha dunque nulla da invidiare a quella dei blasonati e rinomati ristoranti milanesi. Per giunta il cameriere è gentilissimo e non invadente, lo stesso vale per il proprietario, sempre pronto a un sorriso e a spiegazioni sulla cucina. Mi sento proprio bene.
Per dolce un’altra sorpresa: hanno lo halwa di carote, il mio preferito, che sta diventando sempre più raro nei ristoranti indiani, ed è anche molto ben fatto.
Bevo una birra indiana. Chiedo il conto che mi viene portato insieme ad una scatola di spezie digestive. Faccio per pagare e il padrone si offre per un’ennesima gentilezza: mi offre un liquore, a mia scelta, che sarà per un distillato allo zenzero. Mi sento coccolato e veramente soddisfatto; pago 37,00 €, niente di regalato, beninteso, ma il posto li merita. Il cameriere mi apre la porta con un sorriso: si, credo proprio che una buona recensione sia meritata.
