E' un po' di tempo che un mio conoscente mi propon...

Recensione di del 02/04/2009

Molo 13

90 € Prezzo
4 Cucina
5 Ambiente
4 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Negativo
Prezzo per persona bevande incluse: 90 €

Recensione

E' un po' di tempo che un mio conoscente mi propone di andare a cena al "Molo 13", ristorante sardo dove a suo dire si può gustare dell'ottimo pesce. Capitando quindi l'occasione di uscire insieme, scegliamo questo ristorante come meta della nostra serata gastronomica. Solo prima di uscire e dopo aver prenotato, faccio una cosa che normalmente precede le mie decisioni: consulto i pareri degli altri Mangioni. La cosa che mi lascia perplesso è che i pareri sono molto contrastanti, malgrado dalla lettura si evinca che il locale negli anni è rimato sostanzialmente invariato, ma la cosa che mi allarma di più è il cappellino rosso affibbiato da un mangione Vip con i cui pareri mi trovo spesso in perfetto accordo.

Decido comunque di allontanare i pregiudizi e mi dirigo verso questo locale che si trova nella prima periferia ovest di Milano. Dall'esterno il locale è tutt'altro che appariscente: due vetrine dai vetri colorati fanno passare poco dell'illuminazione interna, così come la fioca insegna rotonda non agevola molto l'individuazione del ristorante da parte di chi arriva in auto.
Superato il grosso scoglio del parcheggio, attraversiamo la coloratissima porta a vetri e ci troviamo in un piccolo ingresso dal quale una seconda porta ci immette nella prima sala da pranzo.

Si tratta di una sala non molto grande con le pareti tutte dipinte di scene a colori forti e vivi che cercano di dare un chè di marinaro all'ambiente nel suo insieme. Una delle cose più kitch che abbia mai visto. Unica nota positiva è la notevole luminosità di tutto l'ambiente.
La sala è piena di tavoli vicinissimi e piuttosto piccoli rispetto al numero di coperti, ed al nostro arrivo è ancora quasi vuota. Un numero veramente notevole di camerieri in completa divisa nera sono quindi schierati ad accoglierci in attesa di cominciare il frenetico servizio una volta che la sala sarà piena.
In fondo alla sala un piccolo corridoio separa la cucina dalla toilette e dà accesso ad un'altra sala da pranzo, più piccola della prima, dove a giudicare dalla preparazione si aspetta una tavolata.

Senza poter disporre di un menu, un cameriere ci chiede cosa vogliamo mangiare suggerendoci un misto di antipasti crudi e caldi: accettiamo. Come vino ci viene proposto unicamente del Vermentino (siamo in Sardegna!) non meglio identificato, ma avendo visto nella vetrinetta alcune bottiglie di Capichera, ottimo vino sardo che ben conosco, decido di accompagnare la mia cena con questo vino. Mal me ne incoglierà al momento di pagare il conto, in quanto le due bottiglie mi sono state addebitate a 45 € cadauna, oltre il triplo del loro costo in enoteca.

L'antipasto di crudi è composto da due ostriche a testa, niente di eccezionale; due ricci (su otto totali uno buono, uno discreto, gli altri privi di polpa e pieni solo di una sostanza liquida, scura e disgustosa); due vongole veraci; due fasolari (che non sanno di niente); un gambero rosso eccellente; uno scampo mediocre e tre fette di carpaccio, una di tonno, molto buona, una di salmone, viscida e piena di scarto e una, credo, di spada che non sa di niente. Nel complesso un sacco di scena per una pietanza che non vale niente. Unica sottolineatura meritano le alicette marinate, carnose e delicate, che sono le uniche cose veramente notevole di tutto l'antipasto. Purtroppo però 25 € a testa per mangiare quattro buone alicette sono veramente un po' troppi!

Gli antipasti caldi sono composti da moscardini in umido con polenta, che si trovano oramai anche nei ristoranti di quart'ordine; quattro conchiglie di capasanta contenenti una il proprio mollusco gratinato, ordinario; una dei gamberetti con una salsina che sembra panna acida, da evitare; una che accoglie una polpettina di bianchetti, insapore e gommosa; l'ultima ripiena di un'altra preparazione misteriosa a base di gamberetti assolutamente insignificante. Anche qui l'unica cosa piacevole è un tortino a base di uovo formaggio e crostacei che però da sola non giustifica i 64 € complessivi per gli antipasti caldi, che in totale portano a 41 € il costo per ciascuno di un giro di antipasti, giro al termine del quale ci sentivamo tutti piuttosto pieni ma altrettanto delusi.

Decidiamo di proseguire con due secondi da dividere a coppie. Il mio conoscente e mia moglie optano per un aragosta con catalana di frutta, mentre io e mio figlio, dopo aver chiesto insistentemente se c'era qualche bel pesce per due da mettere alla griglia, dato il mutismo del cameriere oramai troppo indaffarato a sbrigare il più in fretta possibile il servizio per i tavoli ormai tutti pieni per poterci dare retta, optiamo per una grigliata mista.

La piccola aragosta alla catalana arriva sommersa da una quantità industriale di mele condite con olio sale e pepe. Dire che si tratta di una preparazione discutibile è un eufemismo. Sottolineare che l'aragosta mignon costa 35 €, prezzo di una porzione che sarebbe per una persona, non è altro che mettere un ulteriore accento sul pessimo rapporto qualità/prezzo.
Il massimo del minimo credo che però lo raggiunga la nostra grigliata mista, composta da uno scampetto carbonizzato, un gambero discreto, una seppiolina ed un calamaretto che sembrano di plastica, ed un boccone di sampietro, tutto scarto, che nessuno dei due riesce ad assaggiare: immangiabile, scarsissima, poverissima, costo 20 €!

Per finire, senza che nessuno l'abbia chiesta, viene portata in tavola una formella di pecorino sardo scavata all'interno e ripiena dei suoi stessi pezzetti, un po' giovane ma saporita. Con il formaggio il cameriere ci porta secondo lui un vino che si sposa in maniera divina con quel pecorino. Si tratta in realtà di una bottiglia aperta e consumata per quasi metà di un moscato d' Asti spumante, che non dice niente di suo, ma soprattutto fa a pugni con il formaggio. Pecorino e la bottiglia mezza consumata di spumante non sono però come presumevamo un omaggio del locale, ma pesano per complessivi 27 € sul salatissimo conto di 360 € finali, completato dai 6 € per i tre caffè con i quali chiudiamo la nostra deludente cena.

Per finire, il mio giudizio non può essere che negativo: prezzi altissimi, un servizio pessimo, una cucina che non merita né per qualità della materia prima né per qualità della preparazione, un ambiente brutto, rumoroso e piccolo non possono che invitare a scegliere qualche altro indirizzo per le proprie serate all'insegna della buona tavola.

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