Il locale é molto piccolo (ci sono sei tavolini piú otto posti al bancone), arredato in modo minimale ma con cura (molto belli alcuni specchi sulle pareti e le descrizioni di alcune preparazioni della cucina giapponese). Nonostante le apparenze e la zona (Arco della Pace), non é il tipico sushi bar trendy.
Tutto é improntato alla calma e alla discrezione. I piatti saranno preparati appositamente dopo l'ordinazione, quindi bisogna mettere in conto un po' di tempo (ne vale la pena).
Il menu non é particolarmente ampio, vale la pena di uscire dagli standard del sushi-sashimi e puntare sulle proposte del (notevole) cuoco. Anzi, i piatti migliori spesso non sono in lista (meglio provare a chiedere, discretamente, affidandosi ai consigli della co-proprietaria). Dopo una insalata di salmone e avocado e un piatto di alici fritte (molto buone ma un poo' scarse di numero), abbiamo preso un gunkan (un hosomaki standard ma con il pesce all'esterno, era con tonno e ricciola)e un senza nome (si chiama proprio cosí), una sorta di uramaki presentato allineato, con all'interno anche un pesce cotto. La cosa che si apprezza di piú, oltre alla qualitá della materia prima, é l'accuratezza della preparazione, che permette di elaborare piatti dove i diversi gusti sono adeguatamente distinti. Presentazione dei piatti e servizio attento e discreto completano la buona impressione. Abbiamo bevuto una bottiglia di Pinot grigio friulano, prezzata con ricarico onesto (ma si trova anche birra giapponese o italiana). A mio avviso, uno dei migliori locali di Milano nel rapporto qualitá/prezzo.
