Prezzo per persona bevande incluse: 92 €
Recensione
Tutto comincia con la caduta di una ricorrenza: l’anniversario di matrimonio. La ricorrenza è "caduta" perché è stata dimenticata. Propongo allora, nel disperato tentativo di togliermi dall’angolo in cui mi sono messo, di esorcizzare la defaillance, celebrandola: andiamo a cena fuori io e lei, la moglie. Per una occasione così, considerando appunto la situazione, sono pronto a fare una scelta importante (se devo sacrificarmi, mi sacrifico); si pensa comunque di andare sul sicuro, cioè in posti già sperimentati. Lei mi propone un nome (detto tra noi, mi sarei aspettato, e le avrei concesso, molto di più ); chiamiamo ma la segreteria telefonica ci dice di chiamare dopo le ore 17:30; passiamo ad un altro "noto": sono già pieni. A quel punto decidiamo di andare su un qualcosa di nuovo. Quasi per caso, mentre faccio passare una guida cartacea (eccomi scoperto: non guardo solo ilmangione.it), l’occhio mi cade sul pallino che, chissà quando, avevo messo vicino al nome de "La Corte".
Bisogna sapere che le guide, io, di solito le leggo dopo che sono stato nel ristorante, per vedere se la guida è sintonizzata sui miei gusti; cioè in pratica, guardo prima al ristorante per dare il voto alla guida che lo cita; sarà anche strano, comunque come devianza è innocua. Capita però la volta in cui, sforzandomi di essere normale, la recensione la leggo prima di andare al ristorante; allorché questa cattura la mia attenzione senza convincermi appieno, è qui che metto il pallino, che sta a significare: "lì, prima o poi, vacci". Quelle che mi convincono appieno al 100% invece, le scarto d’ufficio e niente pallino: se una recensione ti convince al 100% cosa ci vai a fare al ristorante per provare un piacere del quale sai già tutto?
"Detto pallino, fatto pallino"...“chiamo pallino”! Una voce informale e amichevole mi dice subito che non c’è problema per il posto (è sabato); e qui vado un po’ in ambasce: è sabato, quegli altri sono pieni e questo qui è un "no problem" così "no problem"? Non mi hanno chiesto di lasciare il recapito; ancora un po’ e nemmeno mi chiedeva il nome. E’ vero però che è il ponte della Immacolata, siamo a Milano, si sa che i milanesi appena possono scappano dalla città; sarà per quello che c’è posto (speriamo); comunque ormai è fatta.
La strada (vengo da un paesello della provincia) è favolosa: entro in superstrada a casa ed esco, dopo un percorso fatto solo di (auto o super) strade a scorrimento veloce, praticamente davanti al ristorante, quasi senza aver trovato un semaforo, un incrocio. Intendiamoci, siamo a Milano per modo di dire; è periferia estrema, ma la posizione resta veramente strategica per chi viene da fuori.
L’ingresso è proprio su una rotonda. Varchiamo il cancello (aperto) con l’auto; sembra una antica fattoria (c’è nebbia e poca illuminazione).
Parcheggio super comodo sulla destra e ingresso in una grande corte a sinistra; il ristorante è lì. Sì, sembra proprio la corte di una fattoria; un po’ in disordine: vediamo attrezzi da edilizia; il che ci fa supporre che siano in corso lavori. La porta dell’esercizio si presenta prospiciente sotto un portico; un’aia che a prima vista ben si presterebbe a cene all’aperto nella stagione giusta o comunque a disimpegni di fine cena con sigaro, super alcolico e altri stravizi, rectius: altre "debolezze" simili (magari tale è già la destinazione del portico; chiederemo eventualmente).
C’è il campanello ma non c’è scritto suonare; memore di una recente esperienza dove, suonato il campanello ci risposero dal citofono "entrate che è aperto", entro senza suonare.
Un breve corridoio artificiale, anzi naturale, fatto da due ricchi scaffali di vini in bella mostra in formato da magnum in su, ci accolgono e incoraggiano: la cambusa, se tanto mi da tanto, non dovrebbe essere male.
Prendiamo le misure della sala e rimaniamo un po’ perplessi: nella guida c’era scritto 30 coperti; saranno almeno un centinaio; vatti a fidare delle guide (esclusi i presenti, naturalmente)! Rimaniamo lì in piedi qualche secondo; la parte destra della sala è quasi tutta occupata, quella a sinistra è vuota; vediamo un solo operatore, lui vede noi e ci viene incontro; diciamo il nome; ci indica il tavolo con un movimento veloce; prendiamo posto: tavoli ben dimensionati, quasi tutti - anche il nostro – circolari (forma a me preferita), e ben distanziati; peccato però che l’ambiente, probabilmente a causa della conformazione di muri e soffitti, è cacofonico; se c’è così rumore di commensali a metà regime, chissà a sala piena. Per me è un problema perché sono un po’ duro di udito già quando c’è silenzio, figuratevi quando c’è rumore.
Prendo elegantemente il cappotto della partner e lo appoggio sulla sua sedia; io non sono coperto e risolvo così il problema.
Accoglienza, “digiamolo”, fredda: battuta alla compagna: “esco fuori un attimo a scaldarmi”. Comunque, calma: la partita è tutta da giocare ancora.
Passa del tempo e capiamo che da solo quel cameriere sta già facendo molto; ci viene a trovare dopo un po’, ci chiede per l’acqua: dopo un po’ ce la porta e finalmente ci porta il menu; dopo un po’ ci viene a prendere l’ordine. Ordiniamo.
Per antipasto, lei insalata di carciofi con pinoli e grana e gamberi saltati (più o meno era così); io vitello tonnato alla nostra maniera; saltiamo, dopo rapida consultazione, i primi a malincuore: c’era un invitante risotto di cui non ricordo il nome con cosce di non so cosa e altri ingredienti intriganti; era minimo per due e non ce la siamo sentita; sbagliato.
Secondo: la signora un guancino di vitello con funghi porcini e crostino di polenta, io altro vitello lavorato diversamente con purea e mandorle (€ 23 più € 24).
Chiediamo la lista dei vini, ma dobbiamo aspettare ancora un po’: vedo che la stanno consultando ad un altro tavolo: possibile ce ne sia una sola? Sembrerebbe che sia così. Arriva la lista e finalmente comincio a farla passare; la lista è interessante (contiene anche una sezione dedicata alle birre), e quando la lista è interessante a me piace consultarla tutta con calma; ed è ciò che faccio, anche se la circostanza mi fa sentire come quei pesantoni che in coda allo sportello o alla cassa non si danno la mossa e si attirano gli strali della coda in rapido allungamento. Ma vado avanti: qualcosa mi dice di non mollare e crederci.
Mi oriento su un Rosso Carato 99 di Cantarutti (in lista a € 54, se ben ricordo), e qui succede una cosa che fa guadagnare punti al ristorante: il cameriere supersonico (stava faticando non poco a tenere testa a tutto quel popò di gente) si sofferma da me oltre i 7/13 secondi canonici e mi intrattiene a lungo su quel vino; parliamo di quello, che presenterebbe, lui mi avverte, una barrique decisa, ed anche di un Merlot Ronco San Michele 2000; ne discutiamo; alla fine, persuaso, scelgo il Merlot del 2000 (€ 44).
Mentre lo apre si rompe il tappo: ahia! Lo assaggia e me lo sottopone, rassicurandomi che è tutto ok; confermo: il vino è perfetto; bene; bene. Il ragazzo ha ripreso molti punti e sono contento: mi accorgo che sto facendo tifo per lui.
Il problema adesso è non scolarselo via tutto, il rosso, nella attesa, prima che arrivino i piatti. Penso questo perché sono un po’ preoccupato dal fatto che ci porta un pre–antipasto (testualmente) “per l’attesa”; capiamo quindi che l’attesa ce l’abbiamo davanti; quella dietro allora era un istante (bello: siamo di buon umore).
Comunque il pre-antipasto, una tartare con caprino e tartufo, è molto equilibrato e piacevole, il Merlot va giù che è un piacere e, se finisce, ce ne avranno pure un altro. Le cose, insomma, vanno bene.
Arrivano gli antipasti: buono il suo, eccellente il mio. Vitello tonnato alla loro maniera; il vitello sta sopra, il tonnato sotto; ma, a parte la curiosa presentazione agli occhi, si distingue anche in bocca, molto delicato nel sapore.
Il cameriere sommelier trova il tempo per passare a chiederci qualcosa: dal labiale capisco che mi ha chiesto come va il vino; la coniuge mi avverte che mi aveva anche chiesto se volevamo altra acqua. Me lo dice dopo che io gli avevo risposto: “alla grande”; infatti ne arrivano due bottiglie.
Prima del "main dish" arriva un altro "pre" a base di crema di patate ed altro: ormai il mio span di memoria è saturo, non riesco a ricordare altro se non che era anche questo molto buono.
Il guancino che ha preso la ragazza è da campione del mondo; molto buono, ma più normale, il mio vitello.
Apprenderemo poi sempre dal cameriere "single" (nel frattempo la pressione dei tavoli si era un po’ allentata) che il guancino ha avuto una lavorazione in forno di circa 19 (diciannove!) ore.
Prima dei dolci io ho ancora posto per un giretto di formaggi; nel menu è previsto un giro di tre formaggi ma lui, l’ubiquo onnipresente, mi persuade a provare un singolo parmigiano di cui mi dice la speciale provenienza che non intendo bene. Mi chiedo: non è che ha capito che non ci sento bene e fa come Teo Mammuccari in televisione? La mia metà mi rassicura, premurosa, e mi dice che non è così. Abbinato a una confettura al petalo di rosa (€ 8). Ragazzi, che vi devo dire, anche qui ha fatto un altro "strike" grandioso (peccato che la confettura fosse proprio un dito).
Archiviamo, forse troppo sbrigativamente, un pre-dessert al cardamomo e passiamo ai dolci (20 €): una crema da inzuppare con cubetti di panettone per me; gradimento allineato col formaggio, e anche un pelo sopra; tortino al cioccolato con cuore morbido, che la donna gradisce più del mio (il dolce, dico, non il cuore) ed allinea al guancino; ognuno si tiene con piacere il proprio dessert e le proprie idee. Va che bello: l’amico ci ha anche messi d’accordo.
Siamo ai caffè ed alla grappa: altra performance dell’uomo: io scelgo una grappa bianca tradizionale friulana; me la porta ma lo vedo perplesso; gli chiedo se non va bene e lui, franco, mi dice: “no”.
La franchezza nella vita è - direi - come il tannino nel vino: quello buono, non disturba. Incassa il mio apprezzamento per la franchezza e mi propone un "blend": lo sapevate che fanno anche le grappe "blended"? Ssessanta gradi: secondo voi, potevo dire di no?
Gli dico però che ne voglio utilizzare mezzo cucchiaino per allungare il mio caffè doppio e lui mi dice: “cazzarola”! (sic!) Si può dire in internet? Devo provarla "ex abrupto", senza preparare il palato; il caffè doppio me lo taglia quindi con l’altro distillato, mentre a parte mi versa la blended 60°. La questione è spessa, ma tutto va giù alla grande, anche il secondo giro di caffè (6 € l’operazione grappe, 10 € i caffè, quattro singoli in tutto, calcolando anche il deca dell’amica ).
Totale € 184; calo la Mastercard contento (certe cose non hanno prezzo) e mi ritiro.
Che dire alla fine quindi? Vi dico solo questo: in bagno (non segnalato), prima dell’ultimo caffè ed il saldo, durante l’abluzione alle mani, ho pensato tra me: "chi ti conosce direbbe questo non è il tuo ristorante". Ho scosso la testa e mi sono risposto, questa volta a voce, con inflessione che tradiva i 60° della blended: “nessuno ti conosce abbastanza”. Grande verità!
Il consiglio è quindi: andateci. Poi mi direte.
Ah, dimenticavo l’ultima: il ragazzo che serviva è un titolare, ed è sommelier qualificato, ma è astemio: a tavola beve solo tè. Tutto regolare? Per uno come me, che va al ristorante per selezionare le guide, direi di sì. Per i "normali" non lo so ma, ribadisco il consiglio, andateci, poi mi direte.
In ogni caso, se non vi troverete bene non venite a prenderla con me: ve l’ho ben detto che le guide le dovete leggere dopo essere andati al ristorante, non prima.
D’altronde, se mi avete letto sino a qui avrete ben capito che non sono proprio del tutto a posto.
Ma, a posto a posto, chi lo sarà mai?
Alla prossima.
Altre recensioni per "La Corte"

Dopo aver letto le recensioni, mia moglie ed io decidiamo di provare questo rist...

Il ristorante La Corte è una cascina, sperduta alle porte di Milano, degli inizi...

Scegliamo dalla nostra lista dei ristoranti ancora da provare, questo locale di ...

Ogni volta che sono in zona per lavoro e ho tempo cerco di approfittare della pr...

Decidiamo di mangiare fuori in questa giornata di festa e provo a chiamare un pa...

Stimolata dalle tante positive recensioni decidiamo di provare questo ristorante...
Condividi la tua esperienza
Raccontarci le tue personali esperienze è fondamentale per permetterci di conoscerti sempre di più ed offrirti consigli su misura per te. ilmangione non è più un'esperienza statica, ma una potente Intelligenza Artificiale che impara a conoscerti partendo da quello che ti piace.