Prezzo per persona bevande incluse: 75 €
Recensione
Prenotiamo all’ultimo minuto in questo sabato sera in cui un acquazzone ci ha un po’ rovinato i piani. Come sempre (ci era capitato di transitare anche in settimana) il ristorante, suddiviso in quattro diverse sale tutte caratterizzate da un’atmosfera che grazie alle luci soffuse appare intima e accogliente, va via via riempiendosi fino al tutto esaurito, con in parallelo un aumento del volume del rumore di fondo che rischia di diventare quasi fastidioso anche per la vicinanza tra loro dei tavoli.
La cucina è quella che ci si aspetta da un ristorante argentino: qualche antipasto di salumi e insalate, vari contorni tra cui scegliere e in mezzo la carne a farla da padrona, con la griglia a vista su cui già sfrigolano diversi pezzi per i tavoli che ci hanno preceduto. In attesa della cena il moroso ordina un margarita, che pur ben eseguito sarà causa di una piccola sbavatura del servizio: il cameriere, a quanto pare istruito dal proprietario sulla necessità di non farci dilungare eccessivamente a tavola per favorire eventuali arrivi per un “secondo turno”, è tanto solerte che nell’ordine ci serve un calice di benvenuto, gli antipasti e solo dopo questi arriva finalmente con il margarita in una mano e la bottiglia di vino nell’altra.
A parte la sovrabbondanza di bevande che ci occupano il tavolo, iniziamo l’assaggio dei piatti: ricco e di ottima qualità il tagliere di pata negra e serrano (più un assaggio non indicato nel menu ma che credo fosse cecina) e gustosa la provoleta, una fetta di provolone servita in un piatto di ghisa nel quale è stata precedentemente sciolta sulla griglia. Ottimo abbinamento il Gran Reserva 2008 Rutini, un vino argentino 50% Cabernet e 50% Malbec che, corposo e intenso, ben supporta i gusti vigorosi di questa cucina.
Come piatto principale, scegliamo ciascuno un taglio tipico sudamericano: per il moroso della picaña e per me dell’asado. Entrambi i tagli, seppur forse non tenerissimi, sono tuttavia di ottima qualità, succulenti e saporiti. Un punto in più per la picaña, che è semplicemente perfetta così com’è, mentre il mio asado richiede un tocco di salsa di accompagnamento (credo fosse chimichurri).
La carne arriva senza contorno, così ordiniamo anche una patata alla griglia, che è poi una patata al cartoccio irrorata da una quantità di salsa al formaggio, un po’ troppo saporita per i nostri gusti.
Io sarei piena, anzi a dirla tutta ero quasi a posto dopo l’antipasto, ma il moroso va dritto e ordina due dolci, che condividiamo: un flan casero e una crêpe con dulce de leche. Me l’aspettavo e quindi non sono particolarmente delusa, i dolci non sono niente di eccezionale. E, soprattutto, come tutti gli altri “orpelli” in un ristorante così, fanno lievitare il conto in maniera a mio parere sproporzionato.
La spesa totale infatti viene praticamente divisa in tre: un terzo (o quasi) per il vino (e la cosa mi sta bene, considerando che si tratta di un vino importato e di ottima qualità ), un terzo (o poco più) per i salumi e la carne (ed entrambi si meritavano il prezzo che richiedevano) e quasi un terzo per varie ed eventuali, con costi individuali non giustificati
In definitiva, un posto dove vale la pena di andare ma stando attenti alle ordinazioni, parola d’ordine carne e basta!
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