Domenica 18 dicembre 2011 a Milano... una domenica...

Recensione di del 18/12/2011

Damm-atrà

42 € Prezzo
5 Cucina
8 Ambiente
7 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Normale
Prezzo per persona bevande incluse: 42 €

Recensione

Domenica 18 dicembre 2011 a Milano... una domenica (quasi) da dimenticare! Dopo aver superato il disappunto di vedere una Milano quasi completamente spoglia delle abituali luminarie natalizie, senza il tradizionale mercatino di Via Mercanti e, oltretutto, molto sporca, pensiamo di rifarci con una bella cenetta in zona Navigli, dove, seguendo anche le recensioni de "ilmangione.it", ho prenotato al ristorante Damm'atrà, noto per la cucina tipicamente milanese e padana.

Insolitamente trovo parcheggio nelle vicinanze, dopo appena cinque minuti di ricerca, e, con mia moglie, ci incamminiamo verso il ristorante, che già visto dall'esterno sembra molto carino; non lussuoso, ma tenuto con una certa eleganza. Il soffitto a volta è costellato di piccole lampadine, come se fossero tante stelle ed i tavoli sono apparecchiati discretamente, con tovaglie in stoffa e posate ben disposte. I tavoli sono abbastanza distanziati e ciò garantisce una certa privacy. Unico appunto, ma è una nostra opinione: poca luce sui tavoli.

Un gentile cameriere ci accompagna al nostro tavolo, che però è in una posizione alquanto infelice: in fondo alla stanza, vicino al forno della pizza, con una ventola che, di tanto in tanto, mi soffia aria calda sulla guancia sinistra. Per non dire di mia moglie, sul lato opposto del tavolo, incastrata tra il tavolo stesso ed una lunga fila di scatoloni di cartone appoggiati alla parete e contenenti bottiglie di vino; è la prima volta che vado in questo locale e non so se è abitudine immagazzinare così le scorte di vino o se è stata solo una situazione momentanea; certo è che sia l'estetica che la comodità ne risentivano.

Intanto, il sempre gentile cameriere ci porta due calici di aperitivo offerto dalla casa; è buono, leggermente alcolico, ed è accompagnato da bruschettine che veramente stimolano l'appetito.
Ordiniamo un primo piatto tipico del ristorante, cioè il risotto allo zafferano con, a parte, fagioli e salsiccia; mentre aspettiamo, ci facciamo portare una porzione di "bucce di patata" fritte, altra specialità locale. Pur avendo ordinato per uno, ci portano un cestino colmo di quelle che sembrano patatine fritte, ma che in realtà sono veramente le bucce della patata; sono gustose e dobbiamo far fatica a fermarci di piluccarle per non riempire adesso lo spazio destinato ai prossimi piatti più importanti.

Arriva quindi il risotto, servito in una casseruola con a lato un padellino contenente le salsicce coi fagioli; ci serviamo da soli e notiamo come le porzioni siano molto abbondanti. I larghi piatti consentono di contenere sia il risotto che la salsiccia coi fagioli, e così possiamo intercalare forchettate di solo risotto, o di sola salsiccia, o intingere il risotto nel sughetto della salsiccia e gustare i due sapori insieme. Il risotto era buono, ma non certo il massimo, leggermente scotto per i nostri gusti, ma l'insieme era gradevole e soprattutto insolito; in partcolare, abbiamo apprezzato il sapore e la qualità della salsiccia.

Intanto, il sempre gentile e premuroso cameriere ci chiede cosa desideriamo per secondo, e noi optiamo per la cotoletta alla milanese, ma non quella solita molto battuta, preferendo la "ricetta tradizionale del secolo scorso, alta" (così è scritto nel menù). Il cameriere ci fa notare che è molto grande e ci consiglia di prenderne una in due; noi, invece, "osiamo" e ne ordiniamo una per ciascuno, lasciando piuttosto un po' di risotto per riservare spazio.

Le cotolette arrivano, ma altra delusione della giornata: le "enormi" cotolette erano grandi sì e no come il palmo di una mano, ma il problema non erano le dimensioni (la costatina di vitello, se non battuta, ha quelle dimensioni); il problema era la cotoletta in sè, bruciacchiata, con la panatura che si staccava appena toccata e, soprattutto, completamente insapore. Si percepiva un vago sapore di burro nella panatura, ma solo dove non era bruciata, e la carne era dura e stopposa, forse troppo cotta; l'abbiamo fatto presente subito al cameriere, che ha correttamente proposto di rifarle, ma, dopo quella vista, non ce la siamo sentita di ritentare. Mia moglie ne ha mangiato qualche boccone, io sono arrivato a metà, ma il resto l'abbiamo lasciato. Come contorno, nello stesso piatto, alcune (proprio alcune, cinque o sei) patatine fritte scure e mollicce e, almeno questa sì che era buona, una cucchiaiata di insalatina a base di mais.

Ordiniamo un dessert in due, il dolce "Sciura Maria", che è una buona torta alle pere e cioccolato, servita con panna montata: buona e ben presentata. Ci viene offerto il digestivo, ma non è nostra abitudine e quindi decliniamo.
Da bere abbiamo ordinato mezzo litro di rosso fermo della casa, accettabile, e due bottiglie da mezzo litro di acqua minerale gassata (non avevano bottiglie più grandi).

Il conto di 84 euro rispecchia perfettamente quanto indicato nel menù ed era ciò che mi aspettavo. Quello che invece proprio non mi aspettavo erano simili cotolette; voglio sperare che si sia trattato di un "infortunio", anche perchè, al momento di pagare il conto, sono andato personalmente alla cassa per segnalare la disavventura alla responsabile e questa mi ha risposto seccatamente che "le avete mangiate tutte, sono stata in cucina a controllare" (non so cos'abbia controllato, visto che ne erano ritornate almeno metà); forse pensava che chiedessi un sacrosanto sconto?

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