Prezzo per persona bevande incluse: 42 €
Recensione
Dopo un po' d'indugi ma consapevole del fatto che vorrei far provare un po' di cucina milanese/lombarda ai miei amici giunti da ogni dove, oltremodo forte dei consigli Mangioneschi, mi armo di cellulare e prenoto una bella tavolatona Al Laghett: per pranzo, ore 13, no problem, chi mi risponde si premura di chiedermi se so che tipo di cucina troverò e proprio dalla sua voce ricevo conferma di ciò che sto effettivamente cercando, ossia cucina tipica milanese-lumbarda. Il giorno dopo, incredibilmente in orario per l'eterogeneità del nostro gruppo, giungiamo al ristorante che è dotato di parcheggio privato, all'ombra di alberi, costituito da una striscia di terreno dove poter comodamente lasciare la macchina. La casa dove è sito il ristorante è una vecchia costruzione ben tenuta e, se l'insegna recita il giusto come dovrebbe, dal 1890 rifocilla i viandanti e i fedeli in visita alla vicinissima, e molto bella, Abbazia di Chiaravalle.
Il laghetto da cui prende il nome non è visibile, però, vicino al giardino esterno dove trovano collocazione numerosi tavoli, vi è una conca colma e ricolma di verde e piante che dà proprio l'idea che in passato possa esserci stata dell'acqua a formare il laghetto di cui sopra. Entrando dal cancelletto si è immediatamente a contatto con l'area esterna coperta da viti e da una opportuna tenda che tappa le falle di sole lasciate dalle aperture tra le viti e che può, a seconda dei casi, essere utilizzata oppure riallotolata: i tavoli sono diversi e opportunamente distanziati tra loro.
Alcuni scalini portano a un avvallamento del terreno anch'esso utilizzabile per tavoli all'aperto e anch'esso ombreggiato da viti e dalla folta vegetazione che circonda il giardino. Tre scalini portano all'ingresso del ristorante vero e proprio: un bancone bar in fronte ed una vecchia cassa alla destra, dove si paga la cuenta finale, fanno da preludio alla sala interna che si apre alla sinistra formata da alcuni tavoli in legno ben apparecchiati.
Legno a mezzo muro, tovagliato bianco bello, bicchieri grandi per il vino e piatti serigrafati con il nome del locale danno una gradevole sensazione. Il nostro tavolone la fa da padroni nella sala, spicca in maniera netta:
ci accomodiamo.
Il cameriere, che vengo a sapere essere la persona che ha accolto la mia prenotazione, ci porta i menu e si premura gentilmente di spiegare, a chi gli chiede, la composizione di alcuni piatti. Abbastanza velocemente optiamo per un antipasto misto per tutti composto da salumi quali salame, lardo, crudo e coppa.
Ci vengono serviti in grandi vassoi dai quali ci serviamo alacremente: la fame monta!
Frittatine e verdure in agrodolce, produzione propria, completano questo antipasto tipico nordista senza vezzi ma gustoso.
Leggera nota di merito per il crudo: il pane, classico, scompare a vagonate, le bocche non vacillano e sono pronte ad accogliere i primi ordinati.
Nell'intanto ci abbeveriamo alla fonte di un Barbera d'Alba Antè Cà Bianca di cui non ricordo l'annata ma perfettamente la gradazione di 13,5°, bel vino denso e corposo, di quelli che ti fanno apprezzare la compagnia e la bella giornata.
Scelgo un Risotto alle ortiche al salto: croccante all'esterno e ben morbido all'interno.
Era una vita che non lo mangiavo e riassaggiarlo è stato un bel tuffo nel passato: buono, ben fatto, ha il sapore del Nord, delle cose povere ma vere, essenziale nella sua purezza. Si è solo un riso al salto ma oggi ha le fattezze di una pennellata impressionista.
Sento il Barbera che se lo coccola mentre insieme scendono entusiasti nel mio stomaco!
Per secondo scelgo un classico bestiale: il vitello tonnato.
Altra botta negli anfratti del mio cervello: la bontà delle cose casalinghe e di colpo tutte quelle ricette di oggi con mille ingredienti esotici, quasi esoterici, scompaiono d'incanto davanti ad un piatto semplice e davvero ben fatto. Bravi.
Il dolce è una pastafrolla casareccia con crema pasticcera e fragole: sono un goloso allucinante e questo dolce devo ammetterlo eccellente.
I miei compagni di tavolo, anche con altre scelte, si reputano soddisfatti.
Gentilmente e con bella idea, ci fanno accomodare in giardino a bere il caffè ed il rimorchio che si manifesta nei nostri bicchieri sotto forma di grappa.
Splendidamente concludiamo con un buon sigaro ma questo al lettore potrebbe non fregare o addirittura potrebbe averne a male per il nostro viziaccio brutto.
Come ultimi clienti, capiamo ad un certo punto che dobbiamo levar le tende ed i ristoratori ne hanno ben d'onde: sono quasi le 16:00.
Spendiamo circa 42 euro testa: nel conto compaiono tre bottiglie di Barbera ed il pasto che ognuno ha effettuato con antipasto, primo, secondo, dolce e caffè.
Che dire? Ambiente molto carino grazie anche al giardino che, in estate, permette di respirare e di far muovere anche un po' i bimbi.
Servizio informale e senza pecche, ben eseguito e all'altezza delle aspettative di un locale simile.
Cucina davvero tipica e quindi dimenticatevi di andarci per assaggiare cose innovative: semplicità fatta bene ad un prezzo non economicissimo proprio per la semplicità delle composizioni.
Indirizzo valido e da provare, magari sfruttando una visita alla bella Abbazia proprio a fianco.
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