Desiderando visitare l'abbazia di Chiaravalle, dec...

Recensione di del 18/02/2007

Al Laghett

30 € Prezzo
8 Cucina
7 Ambiente
5 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 30 €

Recensione

Desiderando visitare l'abbazia di Chiaravalle, decidiamo di pranzare in questo ristorante che si trova proprio a poche centinaia di metri. Ho prenotato tardi (la sera prima) ma non ho avuto problemi a trovare un tavolo per tre persone. Arrivarci è abbastanza semplice: da Piazzale Corvetto bisogna prendere Viale Enrico Martini e arrivati in Piazzale G. Rosa seguire le indicazioni per Chiaravalle.
Poche centinaia di metri prima dell'abbazia sulla sinistra l'insegna "Al Laghet" c’indicherà che siamo giunti a destinazione.

Noi arriviamo verso le 12.45 e riusciamo ad occupare uno degli ultimi posti del piccolo parcheggio del locale. Antistante l'entrata, c'è un bellissimo pergolato e dei tavoli in pietra, spazio che penso sarà probabilmente sfruttato a dovere nella bella stagione. All'ingresso spicca il bancone del bar, un vecchio registratore di cassa anni ‘40, e s’intravedono, oltre la cucina, anche le altre due sale che compongono il locale.
L’ambiente è quello tipico delle vecchie trattorie di una volta, dove il legno la fa da padrone e dove tutto è improntato alla semplicità e al decoro. L’atmosfera è quindi informale, ma calda e accogliente, l’ideale per gustare i piatti della cucina milanese, notoriamente più improntati sulla sostanza che sull’apparenza.

Una simpatica signora, una volta controllata la nostra prenotazione, ci accompagna in una bella sala rettangolare collocata alla destra del bancone bar. L'arredamento è semplice ma gradevole, il pavimento di parquet, le pareti di color zabaione, abbellite con quadri e stampe. I tavoli come le sedie sono di legno e sono coperti da bianche tovaglie e apparecchiati con semplicità.
Anche se sicuramente lo spazio non è sfruttato al massimo come in altri locali simili, i tavoli, specialmente quelli da due, sono a mio parere forse un po’ troppo vicini.
Ad aspettarci al nostro tavolo, sebbene fossimo in tre, ci sono solamente due confezioni di grissini industriali, un piccolo cestino con dei crostini aromatizzati all'aglio e due panini appoggiati sulla tovaglia. Capisco che siamo in una trattoria e che l’informalità è di casa, ma forse un cestino per il pane sarebbe stato più appropriato. Facciamo notare la cosa ad un cameriere che subito ci porta un cestino contenente il panino “mancante” e alcune confezioni di grissini sempre industriali ma di un'altra marca. Dopo pochi minuti ci vengono portati il menu del giorno e la carta dei vini.

I piatti proposti sono quasi tutti tipici della cucina milanese ed anche se la scelta non è molto vasta, sono più che sufficienti a soddisfare i gusti più variegati; si va, infatti, dal classico risotto al salto o alla milanese, ai ravioli di magro, alle lasagne, alle zuppe di fagioli e di cipolle, alla cassoela, alla rustisciada, ai filetti e al brasato.
La lista dei vini è abbastanza ricca con etichette nazionali e regionali con una prevalenza, visto anche il loro tipo di cucina, dei rossi sui bianchi.
Dopo aver atteso almeno 10 minuti per fare le nostre ordinazioni - per la cronaca sono state prese per prime le ordinazioni di un gruppo arrivato dopo di noi – ordiniamo.

Due bottiglie d’acqua minerale e un quartino di vino rosso della casa, discreto.
Tre risotti al salto: riso cucinato e mantecato alla perfezione, croccante grazie alla “saltatura”, ma piacevolmente morbido e gustoso sotto la sua crosticina. Da buona romana non ho termini di paragone, ma a mio parere è un piatto che vale da solo la visita al locale.
Un antipasto della casa a base di salumi, lardo e verdure: discreti i salumi, costituiti da coppa, salame prosciutto crudo, ottimo il lardo. Piuttosto anonime le verdure grigliate, costituite da zucchine, melanzane e carote, ottima e particolare invece la zucca.
Una rustisciada: anche se di livello un tantino inferiore al risotto anche questo è un piatto che mi ha piacevolmente sorpreso. Buonissima la carne in umido che si abbinava perfettamente al dolce delle cipolle e all’ottima polenta leggermente affumicata che accompagnava degnamente il piatto.

Un brasato all’Amarone: Carne tenerissima e cotta alla perfezione, ma della “marinatura” nel vino io non ne ho avuto sentore, l’ottima polenta che l’accompagnava e la qualità della carne hanno però in parte sopperito alla carenza di gusto.
Due fette di castagnaccio: Anche qui non ho termini di paragone, dolce sicuramente buono che però non mi ha particolarmente entusiasmato.

Due caffè: buoni se rapportati a quelli che servono normalmente nei ristoranti.
Dopo essersi accertato che non volevamo più niente, il cameriere si assenta un minuto e ritornando con noncuranza ci lascia sul tavolo il nostro conto. Anche in questo caso, capisco l’informalità e le persone che attendevano fuori del locale, ma non aspettare che sia il cliente a chiedere il conto mi sembra una mancanza abbastanza grave. Molto probabilmente sarà stata solo una giornata storta, ma il servizio nel suo complesso, anche se cortese, si è rilevato a tratti poco professionale ed ha avuto alcune “cadute” difficilmente perdonabili, anche per un locale di questa tipologia.
Esperienza in ogni caso positiva. Ritornerò sicuramente in questo ristorante dove in un ambiente caldo e accogliente si può gustare senza tanti fronzoli alcuni piatti tradizionali milanesi cucinati molto bene, con qualche punta di vera eccellenza.

La spesa totale è stata di 89,00 euro, per un buon rapporto qualità prezzo.

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