Prezzo per persona bevande incluse: 35 €
Recensione
Solita serata con i nostri amici e le rispettive bimbe. Questa sera decidiamo di provare un nuovo locale, aperto da un paio di mesi nel cuore di Borgo Foce. La zona in questione è quella di Porto Maurizio e si tratta di un piccolo e caratteristico borgo che si affaccia sul mare. Il locale nasce grazie alla chiusura del vecchio e storico locale precedente: il NoName. Prenotiamo per sei, considerando lo spazio che occuperanno i due passeggini. Nonostante la calca del sabato sera ci rispondono che non ci sono problemi. Un consiglio per chi arriva in macchina. Dimenticatevi di parcheggiare nelle vicinanze, un parcheggio regolare è quasi impossibile. Vi consiglio di provare sull’Aurelia e nei dintorni della struttura dell’Igiene dove in un paio di parcheggi gratuiti avrete sicuramente qualche possibilità in più.
Il locale è stato realizzato molto bene. All’esterno sono state predisposte due zone: una dozzina di coperti sul marciapiede a ridosso dell’ingresso ed un’altra ventina su di un piccolo dehors direttamente sul passeggio fronte mare. Una volta entrati, apprezziamo l’arredo e la scelta dei materiali utilizzati. Tre grandi vetrate ad arco permettono un’ampia vista sul mar Ligure, notiamo una grande prevalenza di bianco per pavimenti, pareti e controsoffitti. Finto parquet con piastrelloni rettangolari color beige chiaro, grandi specchi alle pareti ed illuminazione gestita da numerosissimi faretti nel controsoffitto e da gradevoli e moderne applique alle pareti. Di fronte all’entrata un grande bancone bar rivestito in pietra ed illuminato da grosse lampade circolari, mentre la postazione col forno per le pizze si trova defilata sulla sinistra. Dietro il bancone si può notare una seconda sala rialzata con un’altra trentina di coperti attraversando la quale si possono seguire le “grandi manovre” nella loro cucina a vista. Tavoli e sedie in legno massiccio rappresentano l’unico elemento scuro presente nel locale.
Ho trovato la mise en place molto carina: tovagliette color canna di fucile, bellissimi piatti e bicchieri e cestino del pane in fine tessuto. Ci accomodiamo. Dietro il nostro tavolo, appesa alla parete, una gigantesca lavagna dove si può leggere, scritto col gessetto, l’intero menu della serata. Per comodità dei clienti più lontani, ma anche dei camerieri, vengono portate al tavolo anche delle lavagnette più ridotte con una sintesi del menu. L’impatto, quindi, sarebbe piacevole, con l’arredo e le luci si nota il tentativo di voler creare un’atmosfera easy e raccolta, ma un elemento stona decisamente in tutto quanto detto finora: il rumore. Assordante. E’ vero che è sabato, è vero che ci sono tante famiglie con tanti bambini, ma il livello dei decibel è al limite della sopportazione. Il problema viene anche confermato dal proprietario che ci spiega il suo imminente tentativo di insonorizzare la sala o per lo meno “riempirla” con altro arredo (scaffalature, verde) per eliminare il più possibile questo fastidiosissimo effetto da “cassa acustica”.
La nostra cena può cominciare. Partiamo dal vino. Ascoltiamo le proposte del cameriere che, però, tende a soffermarsi principalmente sui vini locali, ma noi vorremmo allontanarci un po’. Dopo un leggero tentennamento, siamo noi a notare su di una lavagnetta appesa al muro la presenza anche di vini campani, quali Greco, Fiano e Falanghina. Decidiamo per un Greco di Tufo del 2008 dell’azienda agricola San Paolo. Vino da 12.5°, gradevole, fresco, ma leggermente mosso, un mosso non fastidioso, ma avevo chiesto espressamente un vino fermo. Due bottiglie d’acqua San Bernardo ed un cestino del pane molto apprezzato. Pane sempre tiepido e rifornito costantemente.
Si parte con quattro antipasti.
Tre Zuppette di seppioline per me e le due signore. Un modesta porzione di seppioline “annegate” in una zuppetta di verdure (principalmente carciofi) ed accompagnata da tre crostini tiepidi. Piatto sufficiente, ma poco esaltante per quantità e sapore.
Per il mio socio, invece, dei Calamari ripieni. Una coppia di calamari, adagiati su di un letto di riso leggermente sporcato di sugo rosso, farciti con un trito di olio, sale, pepe, aglio, prezzemolo e con un impasto di calamari, uovo, pan grattato ed una spruzzata di vino bianco. Almeno credo. Altro piatto senza infamia e senza lode.
Dagli antipasti passiamo allo stesso primo per tutti. Il piatto si chiama Né riso né insalata. Si tratta di un risotto al nero di seppia condito con un battuto finissimo di verdurine ed un misto di frutti di mare, il tutto insaporito da un rigolo di profumatissimo pesto. Gran piatto, originale, ben cucinato e molto gustoso. Decisamente il migliore della serata.
Come chiusura della nostra cena per i due golosi del gruppetto, io e la moglie del mio socio, ci scappa anche un dolce.
Per lei una Panna cotta alla fragola e per me un Tiramisù. La tanto decantata panna cotta non ottiene un gran successo. Abbastanza stopposa e con uno sciroppo alla fragola molto probabilmente confezionato. Va molto meglio col tiramisù. Nonostante vengano usati i pavesini (io sono per il pan di Spagna) il sapore e la compattezza sono ottimi. Botta calorica incredibile anche perché sopra un velato strato di pavesini domina una quantità infinita di mascarpone. In ogni caso buono. Ci stanno ancora due caffè e quattro limoncini.
E’ il momento del conto. La spesa totale si attesta sui 141 euro, così dettagliata: ahimè quattro coperti 6 euro, il Greco di Tufo 15 euro, due bottiglie d’acqua 6 euro, tre seppioline 36 euro, un calamaro ripieno 10 euro, quattro risotti 56 euro, il tiramisù 5 euro, la panna cotta 5 euro, due caffè 2 euro ed i limoncini gentilmente offerti. Diciamo che non è poco, ma ad onor del vero la media per una cena a base di pesce si è purtroppo attestata mediamente intorno ai quaranta euro. Il servizio, per gentilezza, tempistica e rapidità è più che sufficiente, la cucina da rivedere, ma con un picco decisamente alto grazie al risotto, mentre il locale meriterebbe un voto molto più alto, ma va penalizzato per due fattori, a mio modesto parere, importanti: il rumore assordante prima e poi, una volta a casa, un forte odore di fritto sui vestiti. Un locale di recentissima ristrutturazione non può cadere ancora in problematiche di questo tipo. Rimandato.
Un saluto da Jerry a tutti i Mangioni!
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