Ci sono capitato quasi per caso a pranzo in un giorno feriale un paio di settimane fa e ne ho ricavato un’ottima impressione ed allora decido di ripetere l’esperienza con mia moglie e sua madre. Il sabato è il canonico giorno di visita alla suocera e stavolta pertanto decidiamo di sollevarla dall’incarico di cucinare invitandola fuori. “Miracolosamente” all’ultimo minuto si aggrega mia figlia, che in genere al sabato ha altro per la testa che pranzare con noi vecchietti.
Ho telefonato un paio di giorni prima per prenotare. Nei giorni festivi e prefestivi mi risulta che ci sia meno gente che non nei giorni feriali, ma inizia il Salone Nautico e allora preferiamo metterci al sicuro.
Giungiamo puntuali poco prima delle tredici e la gentile signora ci fa accomodare nella seconda sala, molto più gradevole di quella d’accesso al locale.
Assieme ad un cestino di ottimo pane di un forno limitrofo ci presentano la carta per le scelte di rito, ma all’ingresso una lavagnetta declinava le proposte del menù turistico e moglie e suocera decidono per questa opzione: spaghetti ai frutti di mare e acciughe fritte con contorno di patate al forno. A ciò aggiungeranno mezzo litro di rosso sfuso e due caffè. Il tutto per la modicissima somma di 24 € complessivi.
Federica ed io un po’ diffidenti su questi “famosi” menù turistici (la parola "turistici" ci allarma sempre un po’) preferiamo optare per la carta, scegliendo di iniziare entrambi con linguine all’astice, che annaffieremo con un fresco bianco della casa e di cui faremo il bis, perché come si dice “andava giù come acqua”.
Arrivano i primi: un trionfo per l’occhio e per il palato, cotti alla perfezione e ricchi di condimento. Intendiamoci, lo chef non è "stellato", ma per una trattoria (ed ora in avanti lo chiamerò ristorante, perché se lo merita ampiamente) si tratta di piatti eccellenti.
Arrivano poi le acciughe fritte: buonissime, le accompagnano delle patate al forno, dolci e farinose come non capita spesso.
Mia figlia ed io, grandi “pastasciuttari”, decidiamo di scegliere un altro primo piatto: lei, trofie col castelmagno, io, che in un primo momento ero orientato alle penne con gli scampi, dopo aver visto gli spaghetti ai frutti di mare che avevano servito delle altre due commensali dirotto su questi.
Nessuno dei due si pente della scelta. Adesso siamo tutti ben sazi e ammazziamo il caffè con due amari ed una grappa.
Al momento di pagare ci vengono richiesti 80 €. D’accordo che i due menù turistici hanno abbassato il conto, ma sfido chiunque a trovare a Genova (e non solo) un locale dove si mangi pesce, e segnatamente astice, per tale cifra. In una regione zeppa di trattorie con prezzi da grande ristorante, ci volevano i cinesi a dare una svolta di 180 gradi.
Ce ne andiamo a malincuore lasciando la dolcissima (come solo gli orientali sanno essere) Elena, moglie dello chef che governa la sala, ed i suoi deliziosi cucciolotti Michele e Ivan, mentre l’artefice di questo ottimo pranzo resta in cucina, anche qui con la classica ritrosia degli orientali all’esibizionismo.
Il consenso entusiastico è ovviamente figlio del rapporto qualità/prezzo, non parliamo di valore assoluto, ma anche in questa chiave di lettura c’è da dire che la materia prima è ottima (anche quella con gli asterischi...) e la cottura curata con la massima attenzione.
Sulla porta ci viene istintivo abbracciare e baciare Elena, come si fa al congedo con un parente, e non importa il “tu”, non è facile per un cinese impadronirsi delle sfumature della nostra lingua.
Peccato non esista la lode, ma il bacio accademico lo abbiamo comunque attribuito e distribuito.
