Osteria familiare, non per i prezzi

Recensione di del 08/06/2013

Al Castelletto

50 € Prezzo
8 Cucina
9 Ambiente
9 Servizio
Rapporto qualità/prezzo: Buono
Prezzo per persona bevande incluse: 50 €

Recensione

Con mia moglie siamo stati invitati a pranzare un sabato da due amici che risiedono in zona in questa Osteria.
Ci hanno detto andiamo a mangiare dalla “Clemi”. E’ così che è conosciuta la titolare ed è così che gli habituè si riferiscono quando parlano di questo locale.
La trattoria è disposta perpendicolarmente alla strada che porta da Valdobbiadene a Follina offrendo alla strada il suo lato stretto senza nessuna indicazione e sulla laterale, che porta al castelletto originario del ‘400 , la facciata principale.
Si tratta di una casa colonica che nei tempi era punto di ristoro per i viaggiatori.
Ora sapientemente ristrutturate in modo elegante, ma senza tradire la sua origine rustica si possono assaporare sapori della tradizione veneta e locale in particolare.
All’interno, tra volte in pietra e arredamento che abbina tocco di eleganza e di sapore antico, un grande camino centrale utilizzato per le grigliate.
Gli arredi, pareti a tinte rosa e bianche, colori ripresi in tante sfumature, dai sottopiatti ai cuscini che coprono le panche addossate alle pareti.

La specialità è la carne alla brace, ma noi in ossequio alle abitudini decantate dai nostri ospiti, ordiniamo la serie di antipasti.
Arrivano una sequenza di portate in vari vassoio dai quali servirsi secondo appetito che avrebbero potuto essere sufficienti anche per un numero doppio rispetto alle solo quattro persone. Non so se è d’abitudine, pare di sì, o se le portate fossero particolarmente generose per la familiarità.
In ogni caso, provo a ricordarmeli: sottili fettine di carne impanate e fritte (delle milanesi molto sottili), prosciutto crudo squisito, misto fritto all’italiana (unico piatto per la verità che mi ha un po’ deluso in quanto a mia avviso va mangiato incandescente), asparagi e uova sode accompagnati da una salsa deliziosa con base una maionese ottima e dal sapore “casalingo” e della quale la “Clemi” non vuole svelare tutti gli ingredienti e vitello tonnato.

Finita questa sequenza interminabile pur sazi ci siamo fatti tentare da un risotto “bisi”, asparagi e schioppetti, delizioso e esageratamente abbondante, se ne potevano ricavare almeno due piatti dall’enorme terrina di portata.
Anche se delizioso, non siamo riusciti a finirlo.

La golosità dei miei compagni di pranzo però ha fatto sì che ci cimentassimo per finire anche con un gelato alla vaniglia accompagnato da uno straordinario zabaione del quale, se non trascinato, avrei fatto a meno, pendendomene, anche perché fino a quel momento ero senz’altro quello che aveva fatto più onore alla cucina.
Il tutto accompagnato da due bottiglie del migliore prodotto dell’azienda “Nino Franco Spumanti” il “Grave di Stecca” un brut da uve Glera (vulgo Prosecco) fermentato con metodo Charmat.
Sull’ammontare conto il prezzo medio è stato intorno ai 50 euro.
Sul locale in sintesi un ambiente molto simpatico inserito in un contesto paesaggistico dei dintorni che meritano una gita, dove si rispira un’aria di familiarità e di suggestioni legate alla cucina dei nonni e si ritrovano sapori che non è semplice se non con accurate ricerche trovare ancora adesso. Un’alternativa ai miei percorsi gastronomici rivolti spesso alla ricerca dell’innovazione e dell’originalità.

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