Prezzo per persona bevande incluse: 50 €
Recensione
L’intervento di recupero, i cui timidi segnali risalgono a trent’anni fa, ha finalmente reso giustizia al bel centro storico di Conegliano che, ai tempi della mia lontana fanciullezza, versava in uno stato di intollerabile abbandono.
Via XX Settembre ne è il fulcro, con i suoi splendidi palazzi dei quali il più antico risale al 1200. Percorsi circa trecento metri dalla Porta che segna l’inizio della via, passati il Duomo e la piazza del teatro Accademia, sotto i portici accanto a Palazzo Montalban c’è questo piccolo ristorante, il cui nome "Città di Venezia" tradisce una spiccata propensione per i piatti di pesce di fattura tradizionale.
I pochissimi coperti, l’arredamento informale ma molto curato e una disposizione dei tavoli che consente una discreta privacy, mettono a proprio agio senza difficoltà.
L’occasione del mio (felice) ritorno è un pranzo di lavoro. Siamo in sei e, mentre sgranocchiamo gli ottimi grissini “bibanesi” (industriali ma convincenti) e il pane senza una particolare personalità, lasciamo fare al patron, il quale ci propone un excursus collettivo nel menù in stile degustazione.
Esiste una carta dei vini soddisfacente, ma ci lasciamo piacevolmente sorprendere dal suggerimento del patron, il quale ci serve un vino che ci accompagnerà per tutto il pranzo: si tratta delle prime bottiglie, vendemmia 2004, nate dal sapiente recupero di un’uva a tutti ignota, denominata marzemina. L’uva è bianca e non si tratta di una vinificazione senza bucce del noto vitigno rosso: scomparsa circa settanta anni fa, è stata recuperata, vinificata e messa in commercio da Casa Roma, nota azienda del trevigiano. Il nome del vino è Vinegia, il suo profumo, intenso, di frutta bianca, si ritrova in bocca con una piacevole rotondità e un’ottima persistenza, da bianco di buona struttura.
Il pranzo inizia con un assaggio di polpa di granseola, coreograficamente servita nel suo carapace: molto delicata e freschissima, da bis.
Si prosegue con capesante al forno, anche queste di sicura freschezza e molto saporite, il cui sughetto è stato scarpettato a dovere da tutti i commensali.
Splendidi i ravioli con il sugo di canestrelli: era da tempo che non trovavo questi molluschi e ho apprezzato tantissimo il loro ottimo sapore.
Molto buone anche le linguine con le vongole, forse un po’ troppo sapida la pasta, ma nel complesso nulla da dire.
Si conclude con un branzino al forno di eccellente fattura, carne bianca e cotta perfettamente, gustosissimo con un filo d’olio delicato e una macinata di pepe bianco.
Con un’incombente ripresa della riunione mattutina, nessuno ha avuto il coraggio di affrontare un dessert ma, immancabile, ci è stato servito un buon caffè con una classica grappa Prime Uve di Maschio per il “resentin”, pratica tipicamente veneta che consiste nel passare la grappa nella tazzina fino a pulirne le pareti e aromatizzarla al caffè, un piccolo spettacolo..
Siamo stati seguiti per tutto il pranzo dal patron, persona competente e gentile, ma piuttosto taciturna e poco incline al sorriso, ecco perché al servizio va un sette risicato. Un po’ di attenzione alla forma non sarebbe sgradita, soprattutto perché la sostanza c’è tutta, così come c’è tutto il rapporto qualità prezzo: si spendono, bevande comprese, circa 50€ a testa.
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