Prezzo per persona bevande incluse: 88 €
Recensione
Il posto si trova più o meno in centro a Cavernago, poco distante dalla chiesa che è posta sullo stesso lato. A fianco del locale c’è un bel parcheggio che dà un tono di tranquillità nonostante si trovi sulla statale, spesso trafficata, che taglia in due il paese. All’ingresso ci viene incontro un signore attempato ed una simpatica signora che poi si rivelerà essere la moglie dello chef; ci chiedono di consegnare i cappotti che però noi, come nostro uso, terremo al tavolo. In una saletta a lato, che parrebbe fatta per le coppiette, scorgiamo già alcuni avventori: San Valentino è alle porte e forse qualcuno lo ha anticipato alla domenica.
Noi veniamo fatti accomodare nella sala principale ad un bel tavolo rotondo di generose dimensioni. La mise en place e l'imbanditura sono in linea con il livello medio superiore del ristorante, ci sono anche le bustine con le saviette limonate. L’ambiente è elegante, classico minimalista dai colori sobri e illuminazione discreta. Il bagno è all’altezza del locale.
La signora ci consegna la grande carta dei menu nella quale troviamo una scelta non vastissima, mirata quasi esclusivamente al pesce di mare. L’amico, amante del crudo, ordina l’antipasto a base di crudité mentre io e l’altro amico passiamo direttamente al primo.
Entrée.
Nell’attesa ci portano una tazzina contenente delle listine lunghe e sottilissime di calamari, se ben ricordo, filamenti che definirei simili ad un batuffolo, con una cremina: il tutto molto stuzzicante.
Da bere arriva acqua per tutti, il bicchiere verrà rabboccato un’altra volta nel corso della cena.
Nella crudité dell’amico: tonno, spada, scampo, gambero rosso, ostrica “Fin de Claire superieur” (di dimensioni molto grandi). Successivo bis: quattro ostriche, due Belon e due Gillardeau.
L’amico "cruditario" ha trovato eccezionali lo scampo e la Fin de Claire e buonissimo tutto il resto.
Io e l’altro amico attendiamo il primo che tarda ben poco ad arrivare: paccheri di Gragnano ai frutti di mare, se ben ricordo tipo code di gamberi e calamari. Primo piatto molto buono, dal gusto di mare intenso ma piacevole.
Come prima bottiglia di vino: un Soave “Monte Carbonare” di Suavia cui seguirà, su consiglio loro, un vino della costiera amalfitana: il due uvaggi Falanghina/Biancolella “Ravello” di Marisa Cuomo. Il primo un soave classico molto piacevole, semplice e senza troppi fronzoli, il secondo anche molto piacevole, già più corposo. I bicchieri verranno riempiti più volte, diciamo fin’oltre l’inizio del secondo piatto, poi ci arrangeremo da noi.
Ci serve ora anche un gentile cameriere
Nel menù stasera, come secondo troviamo la zuppa di pesce, piatto non sempre disponibile così ne approfittiamo tutti e tre. Un’ottima scelta composta da gallinella, scorfano, gamberi, scampi e qualche anello di totano, insomma i classici pesci della ricetta e in quantità soddisfacente. La freschezza del pesce va di pari passo con la piacevolezza del gusto: assaggiandola risulta ancor meglio di quanto non indicasse il solo impatto visivo; con la zuppa arrivano anche delle coppette contenente pane abbrustolito.
Dolci: babà al rum, tortino crema e frutti di bosco per gli amici, più un dolce al pistacchio e cioccolato per me. Buoni anche i dolci anche se un livello sotto il resto della cena.
Tre buoni caffé lisci, saltiamo i liquori e ci facciamo portare il conto.
Tre coperti 9 euro, una bevanda 3 euro, due vini 25 euro più 22 euro, una crudità di mare 24 euro, due paccheri 36 euro, tre zuppe di pesce 90 euro, tre pasticceria 27 euro, tre caffé 9 euro, quattro ostriche 20 euro. Totale 265 euro, 88 euro a testa.
Conclusioni.
Un indirizzo che è garanzia di cibo freschissimo e curato, cucinato seguendo la tradizione; forse la sua massima espressione è il pesce crudo. Per i dolci mi è giunta notizia che lo staff sia in fase di perfezionamento della tecnica realizzativa. Per quanto riguarda la cena di stasera, le nostre quantità, se non abbondantissime erano sicuramente appropriate, devo solo riportare un commento di sufficienza giunto da altri clienti incappati in un venerdì sera dalle porzioni meno generose delle nostre: ma forse erano clienti dall'appetito particolarmente robusto.
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