Prezzo per persona bevande incluse: 35 €
Recensione
Cominciamo dalle conclusioni. Non siamo contenti di esserci andati, non era sul nostro itinerario e usando il lessico delle guide gastronomiche “non valeva la deviazione”. E’ ovvio che nel giudicare un ristorante la priorità sia rappresentata da come ci si mangia, però succede che in qualche caso si sia più di manica larga anche in virtù delle coccole con cui il personale ti circonda. Ebbene qui le coccole scordatevele! Il giovane cameriere (o titolare) che ci ha servito è stato "glaciale". Non maleducato, intendiamoci: non ha proferito verbo; non un consiglio né sul cibo, né sul vino (in un'enoteca), non la prammatica domanda "va tutto bene?”, niente di tutto ciò. La favella non mancava invece alle sue due collaboratrici che hanno circondato di attenzioni i due tavoli adiacenti al nostro. Dal grado di confidenza riteniamo che si trattasse di gente del posto e forse hanno fatto bene ad ignorare i due forestieri a vantaggio dei locali. A margine di questa premessa dobbiamo aggiungere che quando ci siamo congedati il locale, pur in una serata feriale, era discretamente affollato, per cui forse questi ragazzi hanno fatto la scelta giusta.
Parliamo di un’enoteca ristorante che si affaccia sulla strada principale di questo comune (enclave pavese nella provincia di Milano): facilità nell’individuarlo e nel posteggiare, per lo meno di sera.
A prima vista consta di una sala e una saletta, ma probabilmente ha altri locali potenzialmente utilizzabili, a giudicare dalla gimcana che abbiamo effettuato, anche attraversando un cortile interno, per raggiungere la toilette. Ci fanno accomodare nella saletta più piccola dove c’è posto per una dozzina di coperti, tavoli e sedie di legno povero circondati da scaffali con bottiglie di vino per tutte le tasche. Il tavolo è arredato in modo modesto con un tovagliato non all'altezza delle nostre aspettative che ne copre solo la parte centrale e a fatica contiene piatto, posate e pane affiancati. Oltretutto è poco confortevole perché si sposta in continuazione. Forse è un sistema adatto ad un’enoteca dove puoi mangiare un boccone al volo, più per accompagnare un assaggio di vino che non per saziarti, ma se ci si nomina ristorante bisogna essere del tutto all’altezza. Al centro trionfa (si fa per dire) un "malinconico" cestino contenente qualche fetta di pane normale e grissini industriali ancora nella loro confezione.
Il menù presenta una scelta, dagli antipasti ai secondi, di 15 o 20 portate complessive ed un elenco di vini molto striminzito per un’enoteca. Stiamo per criticare questo limite quando in calce leggiamo che oltre ai vini elencati è possibile consumare qualunque altro vino presente negli scaffali con un ricarico di 5 €. Noi utilizzeremo questa opzione scegliendo un buon pinot Nero del 2007. Questo è uno dei pochi punti positivi della nostra serata, oltretutto con un ricarico assolutamente onesto.
Dalla carta ordiniamo entrambi la classica costoletta alla milanese con riso al salto, ma io la faccio precedere da un piatto di tagliatelle con gamberi e funghi. Avevo letto di cucina innovativa e di fantasia, ma mi pare che qui la fantasia sia rimasta agli anni 80 con i famigerati “mare e monti”, ridateci anche il cocktail di gamberi e le pennette con la vodka e ci avrete fatto ringiovanire di almeno 30 anni.
Il mio primo, pur se ben condito, è piuttosto insapore, i gamberi si distinguono dai funghi solo per la consistenza nel masticarli; la pasta (non casalinga) è oltretutto estremamente al dente; a me piace anche quando sembra i bastoncini dello Shanghai, ma non credo che un utente medio l’avrebbe apprezzata, per cui giudico negativamente questa preparazione.
Le milanesi sono buone e cotte a puntino, ma sono prive di sale. Ci portano una scatola (si proprio la scatola originale per attestarne la sofisticata provenienza) di un sale inglese per dosarlo ciascuno a suo piacimento. Personalmente non ci riempie di gioia, dal punto di vista igienico, attingere ad un contenitore dove possibilmente altri hanno introdotto le dita (noi abbiamo utilizzato la punta di un coltello), c’è anche l’aggravante che questo sale grosso non “sala” e dobbiamo metterne in quantità industriale, per cui riusciamo a rovinare l’unico cibo teoricamente apprezzabile, infatti finiamo per ingurgitare i bocconi di carne misti ai "sassi di sale".
Come se non bastasse, a guarnire il piatto è presente un minuscolo ciuffo di insalatina con un pomodorino tagliato a metà. L’insalata non è fresca come pure il pomodorino, questo addirittura non commestibile. E’ il fatto che ci indispone di più ed è intollerabile.
Ne abbiamo abbastanza. Ci alziamo e ci presentiamo al bancone per il conto. Siamo circondati da superalcolici, declineremmo un’eventuale offerta di digestivo (ci aspettano ancora 130 km per arrivare a casa), ma nulla ci viene proposto.
Il conto? Teoricamente equo, praticamente esoso (salvo il vino) in relazione a quanto detto in precedenza. Un Pinot nero 16 €, una porzione di tagliatelle 9 €, due milanesi 40 €: totale 65 €. Non c’è il balzello del coperto e come d’abitudine non abbiamo preso acqua.
Un’enoteca ristorante che sembra avere successo e magari riuscirà ad ampliarlo (e glielo auguriamo sinceramente perché i giovani che si danno da fare li apprezziamo molto di più dei bamboccioni), ma che per ora, ovviamente e nostro giudizio, è complessivamente sotto la soglia della sufficienza. Ci sembra che si diano più importanza di quanto la loro "sostanza" consentirebbe. E quanto alla fantasia non ci siamo proprio.
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