Comitiva di una trentina di persone, sempre gli stessi amici a cui piace sperimentare i ristoranti con una bella serata in compagnia. Attirati dalle numerose lodi indirizzate da conoscenti al ristorante in oggetto, prenotiamo con un paio di settimane di anticipo. Trenta persone, si sa, non sono così facili da infilare in un ristorante se arrivano tutte insieme.
All'arrivo, il ristorante si presenta come una costruzione molto semplice, ma curata. Nessun problema di parcheggio, per fortuna. Tre passi fuori dall'auto e siamo all'interno, il che ci evita di inzupparci con la pioggia che scende a catinelle.
All'interno, tutta la comitiva si siede intorno al tavolo. Inizia la processione di antipasti, partendo da una notevole insalata russa fino agli incredibilmente pochi salumi. Qui ho cominciato a capire che qualcosa non stava andando nel verso giusto.
Nel giro di una manciata di minuti l'allegra combriccola, complici i salumi, termina tutto il (pochissimo) pane presente sulla tavola. Alle nostre richieste di essere riforniti i camerieri prendono tempo: una volta, due volte, tre volte, poi messi alle strette ammettono l'amara verità. Il pane è finito. Finito, mi chiedo io? Uno sguardo all'orologio, marca le venti e trenta. Pane terminato alle venti e trenta, in un ristorante che lavora a prenotazione? Pazienza, sarà stata la serata celiaca. Certo, i salumi senza pane. "Ma sì, meglio così: c'è tanta roba da mangiare, con il pane rischiate di riempirvi troppo e non mangiare più!", esordisce una cameriera. Nella mia testa ringrazio la signora, che si preoccupa del fatto che ad una media di trent'anni a testa potremmo non essere in grado di gestire le immissioni di cibo nel nostro stomaco in maniera autonoma. Per inciso, comunque, la roba da mangiare non era nemmeno così tanta, come siamo stati (bene) abituati ad altri ristoranti delle immediate vicinanze. La qualità del cibo era nella media, ma davvero scarso: un cucchiaio di risotto a testa è proprio pochino. Quaglie, lumache e rane buone.
Ventisette euro a testa in totale, con una buona fornitura di vino discreto (Bonarda perlopiù). Rapporto onesto, se non fosse per tutto l'insieme che, per quanto mi riguarda, non è assolutamente stato all'altezza delle lodi sperticate che lo accompagnano nè delle prestazioni della concorrenza più vicina. Resto con il beneficio del dubbio di aver preso una serata problematica, ma non avrò l'occasione di ricredermi. Noi trenta, li, non ci metteremo più piede.
