Classico ibrido: né ristorante, né trattoria. Più ...

Classico ibrido: né ristorante, né trattoria. Più che la fama per la cucina, ci ha spinti in questo eremo la curiosità di provare le rane fritte.

Comitiva di sette persone, che dopo prenotazione avvenuta cinque giorni prima, finalmente riesce a far visita al ristorante Romè.
Il cameriere ci ha accolti cortesemente e fatti accomodare ad un tavolo già apparecchiato e con due coppe (da gelato) di sott'aceti da barattolo e due bottiglie di vino, già stappato.
La nostra richiesta di sostituzione di questi "frizzantini della Casa" con due rossi fermi più noti, è avvenuta con cortesia.

Dopo pochi minuti di attesa, da vassoi enormi, i camerieri senza nessun abbigliamento consono (pare sia una famiglia intera), ci hanno servito un antipasto di salumi quali cotto, crudo, bresaola e altri tipo "supermecato", assieme ad olive ascolane. Solo allora abbiamo capito che non era possibile scegliere il menu, ma bisognava sottostare al giogo della cena fissa.

Poi è seguito un bis di primi: risotto ai funghi e ravioli al brasato. Questi (i ravioli) ritengo siano stati il piatto più degno di nota.

Tris di secondi: quaglia arrosto, faraona arrosto e arrosto di vitello. Sufficienti.

Contemporaneamente due piattini di lumache in umido (buone) e due piattini di rane fritte che sono diventati quattro dopo nostra richiesta.

Sorbetto, dolce e caffè per tutti.

Nel frattempo le bottiglie di vino sono diventate cinque, alla modica cifra di 25 euro.

Serve più a sfamarsi che a deliziare il palato. Dozzinale.