Prezzo per persona bevande incluse: 36 €
Recensione
Avete mai gurdato le persone al ristorante? Perchè sembrano sempre così allegre? Il cibo? Sì certo, anche, ma a volte non mangiano benissimo eppure sorridono sempre. La compagnia? Quella è fondamentale, ma deve esserci qualcosa di altro di molto importante. Ci ho pensato e sono giunto ad una conclusione. Al ristorante si sta bene perchè non c'è la televisione. Sono i clienti ad essere i protagonisti. Parlano, scherzano, esprimono le loro idee, possono fare a meno di quella strana scatola che trasmette immagini di politici perennemente contrariati o disgustosi esempi di sciacallaggio giornalistico. Sì, sì, certo, non è sempre così, trasmissioni buone esistono, ma per fortuna al ristorante non si vedono neppure quelle.
E' con questa curiosa idea in testa che scegliamo il locale per la nostra cena del venerdì: l'Osteria Amarotto a Casale Monferrato. Il locale è stato aperto da poco da una famiglia che da settanta anni lavora nella ristorazione. Presenta una solida cucina regionale garbatamente rivisitata, che fa delle ottime materie prime il suo punto di forza.
Facile da trovare e con numerosi posti dove parcheggiare è il posto ideale per una cena tra amici.
Il locale è di un eleganza semplice, ma curata, i tavoli sono ben distanziati ed apparecchiati con una certa fantasia. La prima cosa che colpisce sono i sottopiatti, tutti diversi tra loro; sono stati dipinti dai bambini delle scuole dell'infanzia di Rosignano, Cellamonte e dell'Istituto San Paolo di Casale Monferrato. I vivaci colori e l'artistica ingenuità dei disegni portano allegria e mettono di buon umore tutta la tavolata.
Un commento a parte meritano i menu. Sono scritti in italiano, inglese e nel dialetto di Casale secondo l'interpretazione del poeta Paolo Testa. Ogni pagina presenta vecchie foto e disegni a matita della pittrice Elena Doria, che con tratti garbati illustra i paesaggi delle colline del Monferrato e temi dedicati al cibo.
In tavola troviamo degli ottimi grissini artigianali tirati all'acqua e del pane, di una sola qualità e purtroppo non pari al resto.
Scegliamo il bere. Per dissetarci e come aperitivo facciamo aprire una bottiglia di birra artigianale, la Duan prodotta in Puglia. Bevanda a basso tenore alcolico non filtrata e non pastorizzata. In bocca è fresca e vivace, il gusto ricorda il lychees e le spezie ed è l'ideale come aperitivo.
Per gli antipasti scegliamo un Müller Thurgau prodotto da Elena Walch in Alto Adige. Il vino si presenta alla vista di un giallo sfumato di verde brillante. Al naso rivela aromi eleganti che ricordano la salvia e il rosmarino. In bocca mantiene il piacevole gusto di piante aromatiche arricchito nel finale, molto persistente, da sentori di frutta. Un ottimo vino.
Per i secondi, avendo intenzione di ordinare il bollito, nulla può essere più adatto del Barbera. Su consiglio del signor Amarotto proviamo un vino che non conosciamo: il "Territorio", Barbera dei Colli Tortonesi. Prodotto da Mariotto Claudio e vinificato con i sistemi più tradizionali, si rivelerà un'ottima scelta. Il colore è di un bel rosso rubino intenso e brillante. Il profumo è piacevole, vinoso e di notevole struttura, ricorda la frutta matura e ha un sentore di mandorle amare. Il sapore è intenso, morbido al palato e regala piacere in perfetta armonia.
Per antipasto scelgliamo del merluzzo cotto a vapore servito con "bagna cauda" o con pesto di prezzemolo. L'abbinamento è riuscito in entrambi i casi e ne viene fuori un piatto saporito e delicato al tempo stesso che sa di tradizione e fantasia.
Chi prende il primo sceglie straccetti di pasta di farro con ragù di coniglio, non li assaggio ma i pareri sono concordi: buoni.
Il secondo che tutti scegliamo è uno dei piatti più rappresentativi della cucina piemontese, un piatto da re, e viste le tradizioni sabaude della regione, non è solo un modo di dire, è sua Maestà il bollito misto.
E' un piatto sontuoso, delle grandi occasioni, ricco nei gusti e che richiede un accurata preparazione.
Presenta sette tagli di polpa (tenerone, scaramella, muscolo, stinco, spalla, fiocco e cappello del prete). Sette ammenicoli (testina, cotechino, lingua, coda, cappone, rollata, zampino). Sette bagnetti o salse (verde rustica, verde ricca, rossa, cren, mostarda, cugnà e salsa al miele).
Praticamente impossibile trovare tutti gli ingredienti e non ho mai visto un ristorante che potesse avvicinare tale complessità. Possiamo considerare un ottimo bollito misto se abbiamo sette o otto tagli di carne e tre o quattro salse. Noi in questa serata abbiamo avuto: tenerone, scaramella, muscolo, testina, cotechino, lingua e coda. Niente male. Meno bene le salse dove ci hanno servito un "bagnet verd", la cugnà e una senape che non meritava di essere invitata a tavola. Nel complesso un ottimo piatto con carne di eccellente qualità, bollita con criterio e che ha saputo restituire i sapori migliori.
Non resterebbe che parlare dei dolci, tutti artigianali, ma che io come di consueto non ho assaggiato, ma mi dicono buoni e ben preparati.
In compenso ho gradito una delle tante eccellenti grappe che si producono nel Monferrato: la grappa di Grignolino di Casa Luparia prodotta dall'amico "Toto".
Il servizio è stato in ogni momento cortese ed affabile e il proprietario, saputo che siamo pescatori di pesci di lago, ci ha offerto le cucine e il ristorante per una cena tra amici nel giorno di chiusura. Ci penseremo.
Serata piacevole e udite, udite, neppure una notizia dal telegiornale, magnifico!
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