Prezzo per persona bevande incluse: 41 €
Recensione
La scelta è assolutamente casuale, è il 13 febbraio ed io e la mia compagna abbiamo deciso di anticipare San Valentino di un giorno poiché il 14 io devo, ahimè, lavorare.
Sono le 12 e siamo ancora a letto in attesa di come muoverci: la mia fidanzata ci tiene ad uscire ma non abbiamo una meta; solo delle preferenze. Un posto carino, non troppo lontano da Monza dato che sono già le 12, con la possibilità di poter fare due passi dopo pranzo approfittando della generosa giornata di sole. Così accendo il mio pc e digito sul motore di ricerca “Ristoranti Adda” curioso un po’, ma deluso dai risultati sto per spegnere quando mi compare il link dell’osteria da Mualdo che clicco quasi per rassegnata disperazione. Curiosando tra le pagine del sito scopro dunque questa magnifica cascina situata a Crespi d’Adda, villaggio operaio patrimonio dell’umanità che offre una cucina di classe ad opera dello chef Sergio Mei proveniente dal Four Seasons di Milano ma anche convenzioni per il pranzo di mezzogiorno.
In men che non si dica ci prepariamo ed alle 13:30 siamo di fronte all’entrata del locale.
Spendo volentieri due parole per cercare di descrivere la sensazione che si prova a lasciare il centro abitato di Capriate e seguire il vialone che porta a Crespi D’Adda. Arrivati a Crespi sembra respirare un aria antica, quasi fiabesca, il villaggio riposa ordinato tra le sue casette equidistanti e tutte uguali; la ciminiera dell’opificio svetta ancora tronante ma l’orologio della fabbrica dice che qui il tempo si è fermato, si vede coperto tra le fronde il castello dei Crespi, imponente.
In reverenziale e contemplativo silenzio osserviamo dai finestrini della macchina ciò che gratuitamente ci viene offerto come aperitivo e seguendo un insegna di legno svoltiamo a destra per raggiungere il nostro ristorante.
Parcheggiamo in un enorme spiazzo adiacente il locale ed ancora attoniti da ciò che ci circonda ci avviciniamo alla porta di ingresso del locale.
Qui veniamo accolti in maniera gentilissima da due camerieri i quali chiedono se desideriamo lasciare i cappotti nel guardaroba e ci accompagnano ad un tavolo vicino al camino, in una saletta dove stanno pranzando altri due ospiti.
Il locale è silenzioso, subito all’entrata svetta il bancone di salumi e formaggi dove fanno bella scena oltre le gourmanderie esposte anche un antica bilancia rossa ad ago ed un affettatrice a volano anch’essa rossa che spiando su internet sembrerebbero entrambe Berkel.
I soffitti sono con travi a vista e il pavimenti di cotto, un tavolo in legno scuro viene usato come scrivania per la cassa, alzando gli occhi scorgiamo un'altra sala soppalcata, rusticamente elegantissima.
Come anticipato veniamo fatti accomodare nella sala del camino, che acceso, contribuisce a dare ancora più charme all’ambiente, la mise en place non delude: tovaglia in lino bianco tovaglioli ricamati, posate Sanbonet, e calici per il vino.
Io e Roberta non siamo abituati a frequentare posti così; lo considero un vantaggio forse, perché così riusciamo a sorprenderci ed emozionarci per tutto, ce ne rendiamo conto perché non ci stiamo parlando ma ci sussurriamo sotto voce ogni cosa che ci colpisce!
Sulla parete alla mia sinistra è stata creata una simpatica perlinatura utilizzando il lato brandizzato delle casse di vino, inizio a leggerle e riconosco la scatola della tenuta dell’Ornellaia e lo Sfurzat 5 stelle Nino Negri.
La mia adorazione mistica del ristorante è interrotta quando ci sono portati i menu e il cestino del pane.
Dopo una scorsa alla carta decidiamo comunque di prendere le proposte inserite nella convenzione del mezzogiorno ovvero due piatti tra antipasti primi e secondi che comprensivi di coperto acqua e caffè vengono proposti a 25 euro.
Il sommelier ci chiede cosa desideriamo bere, ed optiamo entrambi per una proposta al calice, un fiano di Avellino del 2007 di cui però non ricordo la cantina.
Il vino ci viene stappato al tavolo e durante la mia degustazione d’assaggio mi viene lasciata in mostra dalle mani del sommelier la bottiglia.
Il vino è piacevole, alla giusta temperatura e di buon corpo, non sono un intenditore ma è un vino che assieme alla Lacryma Christi ed al Gewürztraminer tendo sempre a scegliere quando cucino pesce a casa.
Comunichiamo nel frattempo le nostre scelte al cameriere per il pranzo, per me crema di lenticchie con gamberoni e crostoni al timo ed a seguire trancio di salmone su lettino di invidia belga brasata, per la mia fidanzata degustazione di formaggi ed a seguire paccheri con pomodorini e rucola.
Nell’attesa assaggiamo il pane che pur essendo solo di due tipologie entrambe all’olio è veramente squisito tanto che il cestino ci sarà riempito due ulteriori volte nel corso del pranzo.
La mia zuppa di lenticchie arriva leggermente prima dei formaggi della mia compagna, è servita in un grosso piatto fondo ed al centro fanno bella mostra cinque code di gamberoni sgusciati e dei crostini.
I gamberi sono buonissimi e tutto l’insieme è più che stuzzicante, un ottimo inizio direi, vengono portati quindi i formaggi che comprendono cinque assaggi che ci vengono descritti dal capo sala e comprendono: formaggella della Val di Scalve, pecorino toscano misto vaccino/ovino, un altro che non ricordo, un Branzi e dello Zola, il tutto accompagnato con gherigli di noce e miele di rododendro. Ho assaggiato solo il Branzi che è un formaggio che pensavo di conoscere ma mi devo ricredere, quello assaggiato da Mualdo era superlativo, niente a che vedere!
A seguire arriva il mio salmone: un trancio generoso cotto alla perfezione con un invitante pelle croccante che ben stava con le verdure di accompagnamento. Mentre dei paccheri con pomodorini e rucola posso solo riportare il giudizio positivo di Roberta poiché non li ho assaggiati.
Finito il pranzo, un gentile cameriere ha tolto le briciole dal tavolo con una spatolina in argento e ci ha chiesto se desideravamo un dessert, alla risposta affermativa ci è stata portata la carta dei dolci e dei vini da dessert.
Per me un tortino di mele caldo con sorbetto alla cannella e crema al calvados, per Roberta un peccato di gola al cioccolato con salsa ai lamponi.
Da bere un Recioto della Valpolicella.
Il mio tortino era veramente buono e l’assemblamento dei gusti che componevano il piatto molto ben azzeccato, non ho assaggiato il dolce della mia morosa ma i suoi “mugolii”sembravano essere una chiara dichiarazione d’amore per quel dolce.
Il vino che già conoscevo, sempre fantastico.
Abbiamo chiesto il caffè e prima di pagare abbiamo approfittato della toilette che era in tono con tutto il locale per eleganza e pulizia.
Il conto di 82 euro era così suddiviso: 50 euro due menu, 16 euro 4 vini al calice, 16 euro due dolci.
Conclusioni.
Sicuramente una esperienza fantastica, tanto per la location quanto per la cucina che abbiamo però potuto assaggiare solo per la parte legata al menu convenzionato; è un posto raffinato ed elegante, che abbina ad un menu attento alla scelta delle materie prime ed un ricercato gusto, un servizio veramente professionale, ma mai invasivo.
Indubbiamente da ritornarci per un'altra favola da vivere insieme alla mia morosa.
Diego
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